Web 2.0 oltre il buon senso economico

web20oltre.jpgReed Business Information presenta Web 2.Oltre, la prima conferenza italiana “che cerca di dare risposta alle maggiori domande sul web 2.0 , esplorando tempestivamente impatti e strumenti del Web 2.0 intesi come vantaggio strategico e prospettiva di produttività, agilità e revenue per le aziende”.

L’imperdibile evento che coinvolge anche importanti blogger italiani viene a costare “solamente” 1340 ero (+ iva), avallando la tesi che siamo in una bollina new economy in cui si iniziano clamorosamente a sovrastimare i valori in campo.

Senza negare la preparazione degli amici presenti fra gli speaker, con 1340 euro (+iva) si possono fare investimenti migliori es prendersi un po’ di tempo e leggersi un po’ di blog in giro per la rete oppure aprirsi un blog a propria volta.

13 commenti su “Web 2.0 oltre il buon senso economico”

  1. Ciao,

    premettendo che mi piacerebbe scambiare opinioni con tutti gli speaker e chairman che prenderanno parte a questa manifestazione, 1340 euro iva è una cifra poibitiva per molti. Capisco voler limitare l’evento ai soli interessati, ma gli argomenti trattati potrebbero interessare ad un vasto pubblico! Spero almeno ci sarà una buona copertura dell’evento sul web! :-/

  2. in tempi di vacche magre quelle grasse bisogna spremerle per bene.
    ovviamente la lungimiranza è scarsa perchè si tagliano fuori un bel po’ di risorse interessati che non hanno una società alle spalle a coprirgli le spese. come spesso accade in Italia, non sono i migliori ad emergere.

  3. wobuma direbbe a tua eco: >… o sbaglio?!? ma lui è di un altro mondo…

    Sempre vigile e preciso, così ci piace leggerti vp

  4. L’esplosione del “web 2.0” é riconducibile ad un maggior coinvolgimento delle persone in internet, superando il semplice modello di comunicazione via chat, ed interpretabile come un sistema di ‘minime relazioni sociali’ (connessioni).

    Organizzare un evento business potrebbe avere un senso solo se nell’agenda siano in programma interventi che tengano conto delle prossime evoluzioni delle tecnologie internet, in primis la maggior qualità delle informazioni e delle tecniche di sviluppo della conoscenza (su basi semantiche).

    Condivido la tua riflessione, cioè un senso di stupore per il costo eccessivo unitamente ad una sorta di amarezza per una commercializzazione di temi che, fino ad oggi, sembravano scevri da contaminazioni business.

    Resto convinto che il fenomeno dei blog personali sia interessante, e stia segnando una superiore affermazione della rete come sistema di comunicazione: sono altrettanto convinto che i blog di tipo corporate siano un’altra questione, come dimostrano gli investimenti Cisco e Reuters.

  5. Ciao Vittorio e ciao a tutti. Cerco di andare con ordine.

    Sto organizzando l’evento in prima persona per Reed Business, prendendo decisioni su tutti i suoi aspetti compreso il piano degli interventi e dei contenuti e mi sembra giusto venire qui e metterci la faccia rispondendo ai vostri leggittimi dubbi o forti critiche. Scusate se sarò un pò lungo.

    Prima di sparare a zero sull’evento vi chiedo di darmi modo di spiegare il senso che esso ha, raccontarvi quali saranno i contenuti (dato che il programma non è stato diffuso ma esiste) ed in ultima analisi spiegare il costo richiesto.

    Occupandomi di web 2.0 da qualche tempo, avendo partecipato a molti dei barcamp (anche come speaker), alla conferenza del FNSI ed avendo contatti diretti con buona parte delle startup web 2.0 in Italia (da qui la serie di interviste sul web 2.0 su Apogeonline) e con gli esperti italiani, si sente a mio avviso un forte bisogno di dare un messaggio al mercato. Non un messaggio da parte degli esperti per gli esperti, ma un messaggio delle aziende per le aziende che possa far fare al panorama italiano un passetto verso una maggiore consapevolezza di quanto sta succedendo ed una minore diffidenza verso le nuove prospettive che il web 2.0 sta introducendo.

    La conferenza non ha lo scopo di mostrare l’ultimo widget o l’utilizzo più spinto di Comet e non è principalmente una conferenza tecnica. Non è un incontro tra blogger o geeks (gruppi di cui sono fiero di far parte).

    Si tratta al contrario di un evento che cerca di inquadrare il web 2.0 (italiano ed internazionale) da un punto di vista business, dei modelli di revenue, delle prospettive e specialmente dei casi reali portando sul palco le grandi aziende e mostrando cosa stanno facendo tramite progetti concreti. Non mi riferisco solamente a chi fa il web come proprio core business, ma anche e specialmente ad aziende che utilizzano il web 2.0 come strumento di conversazione, gestione della conoscenza, innovazione.Utilizzi del web 2.0 spesso poco noti ma reali ed importanti.

    Sapevate per esempio che in Italia ci sono case farmaceutiche e grandi aziende che al proprio interno hanno activity centric blogs o enterprise wikis o sistemi di enterprise tagging? Siete al corrente dei risultati raggiunti da chi ha lanciato iniziative di corporate blogging e podcasting in Italia o banalmente di come queste aziende pensano di calcolare questi ritorni?

    Spesso sento dire che l’Italia è indietro, che non ci sono competenze, che non ci sono servizi (se non cloni dei modelli americani), che non ci sono soldi. Questo limita enormemente gli spazi che startup, aziende innovative, giovani promettenti ma senza finanziamenti riescono a trovare. Per quanto possa permanere un divario con il panorama americano caratterizzato da numeri ovviamente diversi, anche in Italia si sta invece già oggi facendo tanto.

    Questa conferenza cercherà di far capire proprio questo scattando una foto di cosa si sta facendo in Italia, del perchè lo si sta facendo, di quale sono le prospettive e specialmente le opportunità per il prossimo futuro in modo neutro e trasparente. I temi principali saranno Web 2.0 (blog network, mobile social networks, social adverting, video e photosharing, modelli di revenue, web 2.0 e traditional media, etc), Enterprise 2.0 (enterprise wikis, enteprise social tagging, activity centric blogs, office 2.0, etc), Marketing 2.0 (conversational marketing, tribal, guerrilla, ninja marketing, second life).

    Si tratta quindi di una conferenza pensata per le figure che nelle aziende (medie e grandi) si occupano di cambiamento ed innovazione. Figure che speriamo tornino a casa con una migliore comprensione dei servizi esistenti, dei modelli per monetizzarli e specialmente di come declinare questi casi nella propria realtà.

    Tutti i contenuti saranno resi disponibili pubblicamente ed in modo gratuito. Non sto parlando solo delle ppt. Sto parlando delle interviste pre e post conferenza, degli approfondimenti, dei video di tutti gli interventi e di tutti i panel. L’evento sarà probabilmente trasmesso anche via webtv ed in Second Life e sarà lanciato a breve un blog in cui gli esperti italiani parleranno dei temi della conferenza a prescindere dalla conferenza stessa (come è appena avvenuto al FastForward in California).

    Chi partecipa e paga 1340 euro più IVA, lo fa per il social networking, per parlare direttamente con gli attori presenti sul palco e tra il pubblico, per trovare partner e fornitori, per fare domande.

    Il costo serve a ripagare le spese necessarie a portare speaker di livello mondiale dagli USA all’Italia, a pagare le spese degli speaker italiani, ad organizzare logisticamente l’evento, a fare marketing, a pagare il cibo ed ovviamente il lavoro che io e molte persone in azienda stanno facendo e continueremo a fare nei prossimi mesi.

    Organizzare un evento simile ha ovviamente un costo. Potete confrontare questi costi con quelli del Web 2.0 Kongress tedesco ed altri eventi analoghi in Francia, scoprendo che costano molto di più.

    Detto questo rimango qui a disposizione per ulteriori critiche e mazzate(ma se volete anche considerazioni e suggerimenti).

    Siamo aperti ad ascoltare i suggerimenti di tutti ed il programma è stato costruito in modalità wiki con speaker, chairman ed aziende.

    Vi invito comunque a riprendere il discorso non appena il programma sarà stato reso pubblico.

    Ciao a tutti,
    Emanuele

  6. Caro Emanuele

    anzi tutto vorrei disgiungere la mia stima, come penso tu sai, per la tua persona e per quello che stai facendo e per molti dei relatori presenti, dalle valutazioni fatte sul costo dell’evento.

    Cerco di rispondere articolatamente al tuo ricco contributo

    Personalmente non ho sparato a zero sull’evento dato che ho criticato diciamo principalmente il costo parametrato al prodotto in quanto lo vediamo oggi e in senso generale
    A questo mi sono permesso di far notare questa a miio pericolosa deriva trionfalistica new new economy che aleggia nel diciamo gotha del mondo 2.0 italiano.

    Ovviamente mi rendo pienamente conto che Reed Midem non è la San Vincenzo e che il tuo tempo e il tuo impegno oltre che i costi di struttura e di promozione di un evento del genere sono decisamente significativi.

    Pero’ da questo arrivare a 1340 euro ( iva) mi sembra che appunto si speculi sul fenomeno trendy e sull’image building piuttosto che proporre effettivamente dei casi concreti. E non penso che un evento del genere contribuire a generare maggiore confidenza di potenziali investitori con potenziali startup.

    E scusami mi chiedo che senso doppiamente abbia per una azienda pagare i famosi 1340 euro ( iva) dato che diciamo gli atti del convegno saranno pubblici.

    Io continuo a pensare che per crearsi un network e dei riferimenti siano utili google, una modesta esperienza di blog, un blog o simile proprio, se proprio vuoi esagera qualche lettura su wikipedia

    Forse non era meglio cercare degli sponsor di rilievo che mettessero faccia e denaro e permettessero di ingrandire il novero dei presenti, non per realizzare un barcampone ma davvero un punto di incontro e di racconto fra aziende , addetti ai lavori e operatori

    Personalmente sono stato scottato da leweb3 di parigi dove fu organizzato un evento sponsorizzatissimo e a pagamento in cui in effetti i presenti si beccarono spot di aziende oltre che il misero mixage della politica francese. Per ocrrettezza aggiungo che a le web3 io non pagai come giornalista, ma questo non mi impedisce di giudicare

    D’altra parte mi rendo conto che la blogosfera in italia tenda a volere enfatizzare certi valori che diventano merce di scambio e di visibilita che premieranno forse nel breve ma non nel lungo. L’esperienza della new economy 1.0 insegna. E in questo contesto cerchero’ di mantenere un modesto ruolo di coscienza critica e realistica dato che posso dire di non avere implicazioni economiche dirette sul tema

    Concludo con un ringraziamento per la grossa onesta intellettuale e il piacevole entusiasmo delle tue parole e dei tuoi pensieri.

    Con amicizia e stima
    VP

  7. Ciao Vittorio,
    ti ringrazio per la risposta articolata e per la stima. Ovviamente rispetto il tuo punto di vista.

    C’ero anche io a le web 3. Mme lo sono pagato e sono stato tra i più convinti nel criticare il comportamento di Loic e Six Apart (we paid for another conference)

    Non concordo però con la tua lettura sul prezzo e sul valore che un evento del genere ha (e potresti dirmi: “Ci credo” :> ).

    Per una grande azienda (e lo dico avendoci e continuando a lavorarci da anni) certi passi richiedono tempo, cambienti di cultura, tanto lavoro e la partecipazione del top management.

    Questo top management è storicamente quello più lontano dall’innovazione in Italia e lo è ancora di più oggi dove l’Enterprise 2.0 ha invertito il flusso dell’innovazione che viene guidata non dall’amministratore delegato ma dagli stessi information workers costantemente a contatto con i clienti, il mercato e gli umori interni.

    Per acquisire questa visione, questa sensibilità ed i contatti con altre aziende potenziali partner o semplici casi da studiare, non è sufficiente a mio avviso leggersi qualche blog (e nel feed aggregrator ne ho più di 200).

    Ma supponiamo per un momento che ciò fosse sufficiente, un amministratore delegato, un direttore marketing, un responsabile IT non sono comunque blogger o giornalisti: non hanno materialmente tempo per passare ore ogni giorno a leggersi la blogosfera. Ore ogni singolo giorno.

    Ma ancora, se questo fosse possibile, ciò non sarebbe utile a capire aldilà dei trionfalismi, cosa si fa effettivamente in Italia e nel mondo, perchè le aziende che innovano sono comprensibilmente restie nel raccontarlo in giro.

    E’ per questo che io sono estremamente convinto e confidente che il prezzo richiesto sia nulla se confrontato con gli impatti che potrebbe avere sull’azienda un membro nel top management che, tornando in ufficio, decidesse di utilizzare gli stimoli ed i contributi acquisiti per lanciare nuovi progetti.

    Ed infine, i corsi aziendali, corsi per pochi partecipanti, senza networking, senza speaker di levatura mondiale ed assolutamente meno legati all’innovazione, costano più di mille euro al giorno (anche i corsi tecnici).

    Mi ripeto, ma vi chiedo di vedere il programma definitivo (con tutti i partecipanti confermati) prima di esprimere un giudizio che mi sembra prematuro non conoscendo abbastanza sui contenuti, sull’impostazione, sul format e sui partecipanti alle giornate.

    Ed infine, mia personalissima ed opinabile indicazione, credo che in Italia serva molto di più rimboccarsi le maniche e dare un contributo. Io lo sto facendo (bene o male lascio ad altri giudicare) organizzando incontri gratuiti, una conferenza nazionale di architettura dell’informazione (con 350 persone pagata con il mio tempo ed i miei soldi), scrivendo su Apogeo sulle nuove iniziative che per me meritano spazio, banalmente dando i miei due cents per mettere in contatto idee e persone.

    Ovviamente Web2.Oltre è un evento che per la mia azienda significa lavoro, impegno, esposizione e quindi costo. Non mi limiterei però a considerare questo, senza guardare ai benefici effetti che si porterebbero al mercato italiano se eventi di questo genere (a pagamento e gratuiti) fossero più frequenti.

    Tutto questo, proprio in un’ottica di lungo termine, che è quella che personalmente e con questa conferenza stiamo cercando di perseguire.

    Con tanta amicizia e stima :)

    Emanuele

  8. Ho letto con interesse questa interessante discussione e francamente non ne capisco i connotati. E’ sicuramente vero che il web 2.0 incentri i concetti di condivisione, collaborazione, ma solo in Italia si ritiene che tutto debba essere rigorosamente gratuito, all’Estero non succede. Vi sono eventi come i BarCamp a cui credo moltissimo che hanno delle logiche di divulgazione, condivisione, ma anche in cui c’è un gusto di stare insieme. Ci sono poi gli eventi di business in cui ci sono professionisti che lavorano per altri professionisti. Mi chiedo le ragioni per cui quando si parla di web 2.0 alla aziende, il prezzo del convegno dovrebbe essere inferiore agli standard? Io sono molto favorevole alle conferenze di qualità a pagamento, quando sono rivolte alle aziende. Le aziende quando pagano, possono pretendere che i contenuti siano conformi alle loro attese. Che problema c’è quando c’è un pubblico disposto a pagare? Ritengo che questa cultura del tutto gratis stia squalificando le professionalità. Scusate la provocazione, ma se il macellaio si fa pagare per la carne, perchè un professionista non dovrebbe farsi pagare per un’agenda di qualità? Quanto poi ai contenuti si giudicheranno dopo e non prima in via pregiudiziale.

  9. Caro Maurizio

    Il punto di partenza della mia “provocazione” era che sul tema siamo in una fase di forte speculazione e enfatizzazione su web 2.0 e affini che ricorda i tempi della new economy di qualche anno fa e che a mio modesto parere puo’ solamente servire a mi si consenta il termine “imputtanare” la situazione ovvero a portarla alle stelle e poi probabilmente rigettarla alle stalle.

    Ognuno ha il diritto di mettere i prezzi che vuole lui alla carne della sua macelleria, è sacrosanto che si mettano a pagamento degli eventi, ma quanto i prezzi sono eccessivi penso che nel senso “conversazionale” valga la pena che chi ritiene di avere da commentare lo faccia.

    Oppure oggi come oggi occorre beatificare la blogosfera in quanto tale oppure si fa la fine di un Carlini nei giorni scorsi ?

    abbracci
    VP

  10. Caro Vittorio,

    comprendo perfettamente il tuo discorso di fondo che come sai condivido, ma ogni cautela e’ d’obbligo. Non considerare solo il web 2.0 che ti vede coinvolto, ma rifletti sull’atteggiamento del tutto italiano del “tutto fa moda”. Oggi si parla di web, domani di altri temi à la page per chi fa conferenze. Credo che il tema sia ancora più profondo e riguarda una superficialità dilagante con cui si affrontano tutti i temi, in politica, in economia, nel sociale. Non prendertela con un evento a pagamemento per le aziende (con cui non ho nulla a che fare), ma affrontiamo il tema più in profondità. Non mi preoccupa l’evento, ma che il web 2.0, come il crm e altri temi vengano considerati come strumenti per le aziende da avviare con una chiave e poi tutto funziona perfettamente. Non è così.
    Parliamo di superficialità nelle relazioni personali e di business, almeno noi andiamo più a fondo. Cercherò nei prossimi giorni di fare qualche riflessione, sul mio blog.
    un caro saluto
    Maurizio

  11. Caro Maurizio
    Quando si uscirà dai circoli e dalla famosa autoreferenzialita, quando si eviterà la dicotomia blogger – resto del mondo, quando anche la blogosfera saprà dominare e “bannare” certe forme che penalizzano la stessa si darà credibilità e autorevolezza non di nicchia.

    Non con anatemi contro il presunto “nemico”

  12. Hai perfettamente ragione. E' ora di uscire e progettare il cambiamento. Non c'è alcun nemico, ma tanto lavoro da fare. Forse chiacchierare di meno e rimboccarsi un po' le maniche è l'unica cosa da fare.

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