Forza Tibet

La cronaca commentata della situazione in Tibet

LhasaPrima in sordina, ora sempre più virulenta è scoppiata la rivolta dei monaci nel TAR, la Tibetan Autonomous Region, che comprende circa metà dell’ex Tibet libero, annesso nel 1951 dalla Repubblica popolare cinese.

E’ cominciata a Lhasa e si è diffusa in tutta la regione, anche fra i tibetani rifugiati in India. Quella sopra è la foto delle strade della capitale invasa dal fumo dei lacrimogeni della polizia cinese. I veicoli militari girano per la città per ristabilire l’ordine. Nell’importante monastero di Sera, vicino alla capitale, i monaci stanno facendo al sciopero della fame (anche se temo che se morissero di fame e sete la Cina sarebbe tutta contenta) e due monaci del monastero di Drepung, fuori Lhasa, hanno cercato di suicidarsi per protesta.

Anche la Marcia del ritorno in Tibet, cominciata il 10 marzo da Dharamsala, in India, e di cui ho già parlato, è stata interrotta a forza. Anche l’India si è associata alla Cina, se pure in modo più pacifico: i manifestanti che sono partiti per la Marcia del ritorno sono stati condannati a 14 giorni di detenzione. Sono stati arrestati ieri dalla polizia indiana perché si sono rifiutati di firmare un documento con il quale si impegnavano a non partecipare piu’ a manifestazioni di protesta anti cinese nel territorio indiano per i prossimi 6 mesi. Giusto in tempo per il sereno svolgimento delle Olimpiadi.

Questa è la dichiarazione del Ministro degli esteri cinese sulla rivolta dei monaci tibetani:

Il governo cinese è deteminato a salvaguardare la sovranità e l’integrità territoriale del paese, e la grande maggioranza della popolazione tibetana è determinata a salvaguardare la solidarietà e l’unità nazionale.

Ci vuole una bella faccia di tolla a parlare così della maggioranza del popolo tibetano, dopo l’operazione di pulizia etnica e culturale che hanno compiuto! Chi è questa magioranza? Il popolo tibetano quasi non esiste più.

14 commenti su “Forza Tibet”

  1. Ho sentito Pannella fare una proposta semplice ma credo molto efficace, chiedere ai governi che hanno un satellite di puntare verso il Tibet per poi riprendere e portare in tv ciò che realmente sta succedendo.

  2. Mi sembra l’ennesima montatura dei media occidentali!
    Intanto dire che il fumo della foto è quello dei lacrimogeni della polizia è quantomeno “un azzardo”. O Lei non ha mai visto il fumo dei lacrimogeni o è incappato in un errore grossolano. Quello nella foto è chiaramente un incendio (fumo nero alimentato da un unico punto) e gli incendi si vedono chiaramente nelle foto che qualcuno ha linkato.
    Addirittura nelle foto si vede quanto pacifica sia questa “manifestazione non-violenta dei monaci tibetani”: c’è persino un uomo a terra (senza divisa) e nessuno che lo aiuti!
    Per dare risalto all’ azione repressiva Lei scrive:
    “I veicoli militari girano per la città per ristabilire l’ordine”
    Mi pare che questo avvenga in qualsiasi paese civile o meno, democratico o meno.
    Poi alla fine del Suo accorato appello Lei chiude con questa affermazione: “…dopo l’operazione di pulizia etnica e culturale che hanno compiuto! Chi è questa magioranza? Il popolo tibetano quasi non esiste più.”
    Io non mi fido nè del Dalai Lama (che ha tutto l’interesse a riavere il suo bello stato teocratico-feudale) il quale sostiene che ci sono in Tibet 7,5 milioni di non tibetani introdotti dal governo cinese per nazionalizzare la regione, contro 6 milioni di tibetani (quindi il Suo “quasi non esiste più” è una seconda balla che non ha alcun fondamento) , nè tantomeno mi fido del Governo cinese,che dichiara la Regione Autonoma del Tibet è abitata al 92% da Tibetani, per cui decido di attenermi ai fatti.
    Come si vede in questo video
    http://www.youtube.com/watch?v=YksbHSwcAe8
    la rivolta è stata tutt’altro che pacifica , del resto si vede anche nelle foto che i manifestanti hanno armi da taglio, spranghe e catene. Dal momento che gli obiettivi erano “etnici” ovvero locali e uffici cinesi ….e persone
    http://www.youtube.com/watch?feature=related&v=L6XD5A7-Fqg
    come mai non c’è stata la reazione “etnica” della cosiddetta “MAGGIORANZA CINESE” ? Come mai non c’è stato uno scontro etnico?
    Se davvero vogliamo migliorare la situazione in Cina dobbiamo rendere giustizia alla realtà dei fatti non alimentare l’ ennesima “controversa” questione umanitaria. Ogni guerra inutile e disumana è cominciata con la solita “questione umanitaria” montata ad arte.

  3. Se fosse “tutta una montatura” dei media, se i manifestanti fossero solo delle teste calde anarchiche, se non ci fossero state repressioni violente, ma anzi fossero stati i manifestanti a scatenare la follia, perchè non far rimanere a Lhasa i giornalisti per documentare l’ordito piano della “cricca del Dalai Lama”?

    Non mi risponde nessuno?

    Ho scritto un post più commenti annessi che, credo, possa spiegare leggermente meglio la situazione…

    … dacci un’occhiata, se vuoi…

    http://nexus7.splinder.com

    Antonio

    p.s. mi pare chiaro che oramai la rivolta sia divenuta purtroppo tutt’altro che pacifica… se per decenni lentamente e silenziosamente ti roderebbero la terra da sotto ai piedi, tu come ti sentiresti?

  4. [Se fosse “tutta una montatura” dei media,…perchè non far rimanere a Lhasa i giornalisti per documentare l’ordito piano della “cricca del Dalai Lama”?]
    Forse per l’ incolumità dei giornalisti stessi?
    Non credo proprio.
    Forse perché i media non hanno alcun interesse a “documentare l’ordito piano della cricca del Dalai Lama”
    Più probabile. Come del resto si vede anche nell’articolo che stiamo commentando.
    [Ho scritto un post più commenti annessi che, credo, possa spiegare leggermente meglio la situazione…]
    Purtroppo, no.
    Il Suo post non spiega meglio la situazione, spiega solamente il Suo punto di vista. Riporta il clima e le testimonianze di una manifestazione e quindi (inevitabilmente) di una parte della “verità”. Ed alla fine, in assoluta buona fede, cade nel tranello della “immagine «ironica» che ci ha voluto regalare il «laico» tibetano: i cinesi mal sopportano l’altezza (il Tibet vive ad una media di 4000 metri) ed a volte hanno giramenti e dolori alla testa, beh… tutti i sintomi della differente pressione atmosferica e della minor quantità di ossigeno. ”
    A me sembra una battuta razzista più che ironica. A parte che questa stessa “notizia” farebbe vacillare le tesi di “tibet = valvola di sfogo demografica”, dal momento che i cinesi non sono antropologicamente adatti a viverci. Ma la cosa più triste e forse la meno esplicita è che la questione Tibetana viene proposta come una questione etnica. E la sua soluzione viene proposta con slogan aberranti come “Il Tibet ai tibetani”. Quindi non è più una questione di diritti umani violati da un governo dittatoriale ma la solita “questione umanitaria” con fini geostrategici: sottrarre il Tibet alla Cina. Così come è avvenuto con il Kosovo Serbo (adesso etnicamente “purificato”), così come si spera avvenga con la Cecenia Russa…
    Che ne sarà dei Cinesi in Tibet? …che, secondo il Dalai Lama, sono la maggioranza? Nessuno si pone il Problema.
    [p.s. mi pare chiaro che oramai la rivolta sia divenuta purtroppo tutt’altro che pacifica… se per decenni lentamente e silenziosamente ti roderebbero la terra da sotto ai piedi, tu come ti sentiresti?]
    Personalmente mi sentirei avvilito per l’uso sconsiderato della lingua italiana (Consecutio Temporum e grammatica) !
    Ma, fuor di battuta, di certo non andrei a caccia dello straniero come hanno fatto I tibetani; non appoggerei il clero teocratico-feudatario che teneva la stragrande maggioranza dei Tibetani allo stato di servi della gleba senza alcun tipo di educazione scolastica, struttura ospedaliera o infrastruttura. Men che meno mi sentirei rappresentato dal Dalai Lama al soldo della C.I.A. che vive in giro per il mondo in Hotel a 5 stelle.
    Di cosa dovrei indignarmi? Del fatto che adesso il Tibet ha meno monasteri e più ospedali? Della multiculturalità del Tibet? Del fatto che Lhasa sarà collegata presto con una grande ferrovia al resto della Cina?
    Personalmente preferisco indignarmi per altro.

  5. La ferrovia c’è già, credo. La cultura del Tibet non più, ormai. E comunque è vero, ognuno si indigna per ciò che vuole e vive la propria vita nel proprio giardinetto di casa. Lo faccio io, lo fa lei, lo facciamo, chi più chi meno, tutti quanti.

    Personalmente, piuttosto che dell'”uso sconsiderato della grammatica”, mi sentirei maggiormente avvilito intorno a ciò che sta succedendo. Avvilente, per me, è appunto puntualizzare sulle questioni “grammaticali”, con un gioco dialettico fin troppo chiaro: anche altre persone usano il cervello come lei, sa? ;-)

    Comunque, ironia della sorte, ho scritto pure, nel blog, qualcosa su Tibet, Dalai Lama e CIA, nel caso… i suoi fantasmi facessero posto ai suoi pensieri.

    Antonio

  6. E le sue parole invece che spiegano? Il punto di vista dell’Assoluto?
    Ahi, caro Fabrizio, ognuno fa i conti con i propri tranelli…
    Un saluto sincero…
    Antonio

  7. Caro Antonio, Le fa onore indignarsi per quello che accade, per ogni ingiustizia compiuta contro ogni uomo in ogni luogo del mondo. E non è mia intenzione sindacare sulle Sue indignazioni né, tanto meno, suggerirLe per cosa indignarsi. A mio avviso ( e ribadisco “mio”) non è avvilente puntualizzare sulle “questioni grammaticali” , soprattutto se Lei stesso, poche righe prima, mostra “avvilita indignazione” per la sorte nefasta della “cultura” Tibetana. Il suo commento verrà letto (lo spero io ma lo spera anche lei) da molte persone, di diverse estrazioni sociali e di qualsiasi età. Questo fa me e Lei responsabili del messaggio che verrà recepito. Se a Lei non interessa che un adolescente interessato alla questione legga il thread e si convinca che dopo il “se” ipotetico ci vada il condizionale perché lo vede scritto in un blog serio su questioni serie, a me invece interessa, per evitare che la nostra cultura faccia la fine di quella Tibetana. Le chiedo scusa se ho dato l’impressione di voler svilire le Sue argomentazioni con critiche di forma. Ma come vede non mi sono limitato a quello, ho anche risposto alle sue domande esponendo il mio punto di vista. E sottolineo “mio” perché le mie parole non spiegano certo il punto di vista dell’ Assoluto (qualsiasi cosa esso sia), spiegano ( a volte anche male) il “mio” punto di vista del quale non voglio convincere nessuno.
    Le spiego perché scrivo qui.
    Un po’ per amore di polemica, non lo nego.
    Ma soprattutto scrivo qui perché ho letto un articolo che, per difendere un causa condivisibile, dice due enormi falsità! Ritenevo utile puntualizzare che non è utilizzando le stesse argomentazioni ed “esagerazioni” dei media ufficiali che si rende giustizia alla causa (qualunque causa), non è disinformando o dando informazioni parziali che che diamo un servizio ai lettori. Lei stesso si lascia prendere la mano argomentando con affermazioni a dir poco esagerate, quando dice che la cultura Tibetana non esiste più. Se fosse così non ci sarebbe motivo di indignarsi, sarebbe come piangere sul latte versato, se fosse così i 6 milioni di Tibetani di cui parla il Dalai Lama sarebbero cinesi e quindi non avrebbero motivo di chiedere l’ indipendenza.
    Io e i miei fantasmi La salutiamo dal nostro giardinetto di casa, ormai ci convivo senza fastidi, certo… molti di loro preferiscono l’emancipazione della donna ai mantra, altri preferiscono gli ospedali ai monasteri, qualcuno detesta che la maggior parte della popolazione si ridotta allo stato di servitù ma nessuno di loro tende tranelli… al massimo pone dei dubbi.
    Sinceri saluti.

  8. Egr. Fabrizio,lei certamente ha una conoscenza profonda della vita,della politica e delle ragioni per cui il Dalai Lama si sta dando tanto da fare per il popolo tibetano.Sinceramente la invidio perchè ciò vuol dire che lo ha conosciuto personalmente.O forse è stato in Tibet ed ha visto con i suoi occhi come vivono e cosa vogliono i tibetani.Sono certa che una persona informata come lei non basa le sue opinioni fidandosi dei giornali o della “rete”.La ringrazio perchè i suoi commenti mi aiutano a capire qualcosa di più sull’umanità.

  9. Che vuole caro Fabrizio,
    purtroppo la questione dei diritti umani viene “sciacallata”, non so se posso osare, da innumerevoli interessi politici ed economici connessi tra loro e finisce che questi pongano sotto una cattiva luce il giudizio critico verso la giustizia o meno di una certa lotta.

    E’ vero, si esagera e si diviene a volte inconsapevoli strumenti di questa o quella ideologia. Comunque, come lei dice, è opportuno informarsi… e magari potrà scoprire che la lingua tibetana non viene insegnata sino alla maggior età (o come seconda lingua, su questo ho trovato informazioni discordanti) ed i tibetani “adulti” spesso, avendo contatti con il governo in esilio, non sanno di esserlo, tibetani.

    Ma, dirà lei, se tanto vale l’insegnamento di quella italiana qui da noi, considerando l’uso criminale della consecutio, passi che un tibetano venga cresciuto da cinese, seppur nei millenni mai i tibetani si siano considerati culturalmente tali.

    Non mi ha comunque risposto alla mia domanda: come mai il Tibet è stato blindato all’occidente a tempo indeterminato? Non sarebbe stato un successo documentare le barbarie dei monaci sui cinesi ovvero le azioni della “cricca del Dalai Lama”?

    Una semplice domanda… a cui non trovo risposta.

    Saluti.

    Antonio

  10. Per un disguido tecnico (almeno spero) il commento che ho postato qui è andato perduto. Lo ripropongo sperando nella buona sorte.

    Gentilissima Paula
    Certo non baso le mie opinioni fidandomi SOLO dei giornali o della rete, lo faccio ANCHE fidandomi delle persone e analizzando i fatti.
    Non sono mai stato in Tibet a vedere come la gente vive, cosa pensa e cosa vuole. Ma questo mi pone quasi sullo stesso piano piano del Dalai Lama il quale lasciò il Tibet nel 1959 per cui neanche lui sa come i Tibetani vivono e cosa vogliono.
    Lui però ha la pretesa di rappresentare tutti i Tibetani. A prescindere dal fatto che non è neanche Tibetano, chi lo ha eletto?
    Nessuno.
    Ma allora chi è?
    [Il dalai lama è una sorta di papa del buddismo mondiale? Qui, conviene relativizzare le cose. Il 6% della popolazione mondiale è buddista. Il Dalai Lama non è per nulla il rappresentante del buddismo zen (Giappone), né del buddismo dell’Asia del Sud-Est (Thailandia), né tanto meno del buddismo cinese. Il buddismo tibetano rappresenta solo 1/60.mo di questo 6%. E, infine, esistono in Tibet quattro scuole separate. Il Dalai Lama appartiene a una di esse: la «gelugpa» (i berretti gialli). In breve, un papa seguito assai poco dai fedeli religiosi, ma molto dagli adepti politici…]
    (da un articolo di Jean-Paul Desimpelaere)

    Il fatto che prenda un sussidio annuale di 180.000 dollari da un organizzazione che fa capo al governo U.S.A. dovrebbe costituire motivo di dubbio sui suoi reali interessi politici.
    Naturalmente il mio giudizio su questo individuo è totalmente negativo e sono ben lieto di non averlo mai conosciuto di persona anche perchè questo pseudo-non-violento è stato lieto di ricevere la medaglietta da quel genocida di G. W. Bush.
    Ma i meriti di questo agente C.I.A. in tonaca sono già stati documentati ampiamente e meglio di quanto possa fare io.
    [il Dalai Lama si sta dando tanto da fare per il popolo tibetano (Antonia)]
    ….e Bush si da tanto da fare per la democrazia nel mondo. Due enormi luoghi comuni che non sono suffragati da alcuna prova tangibile… anzi, tutto dimostra il contrario. Per esempio come vivevano i Tibetani sotto il regime teocratico-feudale di cui questo Dalai Lama era il dio-re?
    E’ ben documentato nel libro di Heinrich Harrer, “Sette anni nel Tibet” (Mondadori, Oscar bestsellers, 1999). Libro scritto da un nazista alla ricerca delle origini della superiore razza ariana, che visse con il Dalai Lama e l’aristocrazia Tibetana.

    e commentati da Domenico Losurdo, docente di Storia della filosofia ad Urbino.
    Naturlamente la macchina fabbricasogni e sforna menzogne di Hollywood ha all’ uopo confezionato un film il cui merito è quello di beatificare il Dalai Lama e ammantare di nobiltà il razzista autore del libro.
    E qui vengo alla questione posta dal caro Antonio:
    [Non mi ha comunque risposto alla mia domanda: come mai il Tibet è stato blindato all’occidente a tempo indeterminato? Non sarebbe stato un successo documentare le barbarie dei monaci sui cinesi ovvero le azioni della “cricca del Dalai Lama”?

    Una semplice domanda… a cui non trovo risposta.]
    Forse perchè lei non legge quello che scrivo… eppure la risposta è lì (grigio su bianco) con tanto di citazione della sua domanda. La riporto qui di seguito:
    * * *
    Comment from Fabrizio
    Data e ora : 24 Marzo 2008, 16:47

    [Se fosse “tutta una montatura” dei media,…perchè non far rimanere a Lhasa i giornalisti per documentare l’ordito piano della “cricca del Dalai Lama”?]
    Forse per l’ incolumità dei giornalisti stessi?
    Non credo proprio.
    Forse perché i media non hanno alcun interesse a “documentare l’ordito piano della cricca del Dalai Lama”
    Più probabile. Come del resto si vede anche nell’articolo che stiamo commentando.
    * * *
    La argomenterò un po’ meglio ma, intanto, le pongo una domanda alla quale vorrei che rispondesse sinceramente:
    Lei si fida dell ‘informazione che ci propongono (o propinano) i nostri mass media? Si fida di come ci stanno informando su Iraq e Afghanistan? Si fida di quello che ci raccontano di Sudan e Nigeria?
    Se la sua risposta è NO allora mi spieghi: perchè dovrebbe fidarsi il governo Cinese?
    Se invece Lei si fida di come i media occidentali ci informano allora dovrebbe spiegarmi come mai tutti i media hanno parlato di manifestazione pacifica repressa nel sangue, quando in realtà le immagini che avevamo mostravano gente armata, pestaggi e incendi.
    Dovrebbe spiegarmi perchè nell’ articolo che stiamo commentando si parla di strade invase dal fumo dei lacrimogeni quando si vede benissimo che quelli sono incendi.
    Perchè si sparano affermazioni infondate [Il popolo tibetano quasi non esiste più.] al solo scopo di suscitare terrore e contraddicendo le stesse tesi del Dalai Lama?
    Perchè tutti erano concordi nel condannare la repressione del governo cinese senza neppure aver idea di cosa effettivamente era successo a Lhasa? Perchè tutti davano per buone le cifre assurde 80… no! 140 tibetani uccisi o feriti e nessuno ha menzionato i cinesi morti nel rogo del loro negozio? Eppure le immagini sono visibili su internet scene di guerrilla urbana a cui neppure i monaci si sottraggono.
    Peccato che queste immagini erano state tagliate dai nostri media.
    E quindi era facile raccogliere i commenti della “società civile”: attori, artisti, ballerine che tra la promozione del loro film e lo sfoggio del nuovo abito nelle serate mondane non lesinavano rammarico per le sorti dei poveri monaci massacrati!
    Peccato che non sapessero neppure di cosa stavano parlando!
    Peccato che le immagini che commentavano erano quelle dei monaci in Nepal e Birmania! Ma nel calderone mediatico tutto fa brodo e se la minestra va servita calda allora bisogna subito buttarci dentro tutto quello che si ha, anche le immagini fuori contesto.
    Poi però il governo Cinese ha divulgato un filmato in cui si vedeva qualcosa di più riguardo la “pacifica” manifestazione dei monaci.
    E allora tutti a cercare di raddrizzare il tiro. Come spiegare la violenza dei non-violenti visibile e documentata?
    Ed ecco la seconda bufala di dimensioni Himalayane:
    Militari vestiti da monaci allo scopo di fomentare!!!

    Poteva funzionare se il documento non fosse stato subito contestato e confutato da chi ha occhi per vedere e cervello per capire. Tanto che anche il sito filo-indipendentista che propaganda la foto ha dovuto specificare che è un falso. Ma si guarda bene dal toglierla… qualche pollo ci casca sempre!
    Nonostante tutto è bastato che l’immagine saltasse fuori perchè giornali e tg di regime lo proponesse come documento aggiungendo la fonte :” …gira per la rete… ” !!! Allora se gira per la rete… chi può non crederci?
    Caro Antonio, sono certo che la mia risposta non la soddisferà per due motivi:
    1) Lei obietterà che se la Cina non ha nulla da nascondere, nulla deve nascondere.
    2) La risposta che lei si aspetta da me è questa:
    La Cina ha blindato il Tibet perchè in Cina vige un regime dittatoriale che nega la libertà di espressione.
    Non ho problemi ad affermarlo, come non ho problemi ad aggiungere:
    … nega la libertà di espressione a TUTTI i suoi cittadini: Han; Mancesi; Coreani; Mongoli; Tibetani; Kazaki; Uiguri…
    La questione del Tibet è una falsa questione orchestrata da Stati Uniti ed Unione Europea (con Francia in testa) al solo scopo di destabilizzare il “Regno di mezzo” l’unico al momento in grado di impensierire economicamente e militarmente l’ opulento occidente. L’altra grande economia nascente che può contare su una forza lavoro “sempre fresca e rinnovabile” (leggi eserciti di morti di fame) e l’ India che , grazie al Dalai Lama, adesso ha anche la bomba atomica (altro mattone dorato sul sentiero della non-violenza tracciato dal nobel per la pace). Ecco, proprio lì, nel mezzo di queste due economie rampanti c’è il Tibet. Meglio “indipendentizzarlo” e piazzarci 2 o 3 basi con testate nucleari. Del resto dal “tetto del mondo” si controlla meglio il mondo stesso!
    Spero di non suscitare le ire dei frequentatori di questo blog affermando che trovo del tutto errata la scelta che molti di voi hanno fatto. Per contrastare un regime dittatoriale ne appoggiate uno più subdolo.
    Condivido l’autodeterminazione dei popoli, non la determinazione di un popolo espressa dall’ alto (U.S.A.-Dalai Lama-C.I.A.).
    Se davvero vi stanno a cuore i diritti dell’ uomo come mai le manifestazioni contro i nostri C.P.T. sono deserte? I nostri reati contro i diritti dell’ uomo valgono meno delle lagne del Dalai Lama?
    O forse manca un Richard Gere o una Bjork o (persino) una Lisa Simpson a dirci dall’ alto della loro celebrità cosa è giusto e cosa non lo è?
    Se il Tibet va ai Tibetani che ne sarà degli altri?
    Che ne sarà dei matrimoni misti?
    Ma soprattutto ” quali sono i confini di questo ipotetico Tibet?”
    Il Dalai Lama parla di non-violenza, come Bush parla di democrazia: sulla pelle degli altri.
    Non è appoggiando un presunto “Tibet ai Tibetani” (da quando poi ‘sto Tibet sarebbe SOLO dei Tibetani?) che miglioriamo il mondo. Piuttosto così facendo avalliamo l’ ennesima guerra fratricida. Appoggiando l’ indipendentismo del Tibet non facciamo altro che alimentare la macchina bellica secondo uno schema già visto:
    1)Pongo una questione Umanitaria all’ attenzione dell’ opinione pubblica parlando di “Diritti Umani” e indignandomi perchè nessuno si indigna.
    2)Faccio esplodere il “casus belli” montando ad arte documenti, foto satellitari, filmati dubbi etc. e comincio a ripetere la parola “genocidio” finchè non viene recepita come verità assoluta.
    3)Sovvenziono e addestro dei ribelli di cui parlerò come di eroi della libertà.
    4)Propongo un “Intervento Umanitario” di “Forze di pace” e giornalisti “embedded” che daranno la mia versione
    5)Interviene l’ O.N.U. che decide presto di lavarsene le mani lasciando il campo alla N.A.T.O.
    6)La N.A.T.O. addestra le truppe del nuovo stato libero e pacificato e propone le nuove elezioni pilotate
    7)Gli amici degli amici vincono le elezioni e accordano alla N.A.T.O. l’ impianto di basi militari (con annessi e connessi)
    E’ successo in Kosovo, sta succedendo in Iraq e Afghanistan.
    Sono assolutamente sicuro della vostra buona fede. Ma sono fermamente convinto che abbiate sbagliato bandiera.
    Distiniti saluti a tutti,
    Fabrizio

  11. Personalmente alle manifestazioni contro i CPT ho partecipato (quando ho saputo del loro svolgimento…), ma purtroppo dubito che molti di quelli che leggeranno sappiano cos’è un CPT, eppure potrebbero averlo anche nel quartiere vicino come accade, per esempio, qui a Bologna. Concordo con lei, i diritti non hanno bandiera, né confini, né colori e vile è l’ipocrisia di farsi protettori dei diritti non rispettandoli.

    Non credo però, ripeto, sia solo un caso orchestrato da USA ed UE, seppur dubito fortemente, come detto, che l’interesse dei suddetti per la causa tibetana sia mosso esclusivamente da “compassione”…

    Le numerose e terribili torture documentate, anche di recente, la sistematica ghettizzazione dei cittadini tibetani in Tibet (i tibetani vengono considerati ormai minoranza al solo scopo turistico, i monasteri controllati da funzionari di partito ed alcuni dotati di carceri, viene evitato l’insegnamento della lingua tibetana fino ad una certa età, etc), i migliaia di monasteri distrutti, le centinaia di migliaia di vittime dall’occupazione cinese ad oggi, le menzogne del regime cinese sulla suddetta invasione, la grottesca nomina del Panchen Lama da parte del governo di Pechino, le risoluzioni ONU sul Tibet disattese negli anni e tante altre (gravi) questioni sono “semplici” fatti, non affermazioni “infondate” e negarli sarebbe come negare l’occupazione israeliana della Palestina.
    Negli anni ’80, una volta che il governo degli States abbandonò i guerriglieri tibetani, che la CIA aveva addestrato, per stringere rapporti “amichevoli”(?) con la Cina (incontro Mao – Nixon), vi fu un’apertura da parte del regime cinese che sembrava disposto a far rientrare il Dalai Lama in patria; quest’ultimo inviò dei funzionari, visto era stato lontano dal Tibet tanti anni, per conoscere la situazione dei suoi connazionali; ebbene furono accolti da folle di tibetani disperati (ho potuto vedere le immagini e non c’erano bandiere e scritte Free Tibet, né manifestanti agguerriti, ma solo povera gente), poiché evidentemente il supposto progresso cinese stava più che altro riguardando la cinesizzazione del territorio più che l’interesse reale del popolo (anche cinese). Che fine hanno fatto quei funzionari? Uccisi. E la povera gente? Bastonata a sangue. Niente moralismi o falsi buonismi, benitenso. Una mazza è una mazza e quando viene utilizzata su esseri indifesi, che siano in Tibet od in Italia, ciò costituisce uno dei più gravi e riprovevoli abomini contro l’uomo.

    No, dei mass-media in generale non mi fido, ma abito in Italia e ciò che so del Tibet, a parte i mass media, l’ho appreso direttamente da tibetani laici e monaci, da conferenze, da documentari filmati, da interviste, da libri ed articoli (di parere anche diametralmente opposto) che ho cercato di giudicare con senso critico.

    Vi sono stati, è evidente, numerosi episodi di violenza, contro cittadini cinesi e sta montando anzi una certa insofferenza tra i tibetani stessi nei confronti del Dalai Lama che reputano troppo morbido ed ormai anziano. Francamente sarei stato sorpreso del contrario. Ma a Lhasa si stava manifestando da giorni ed in modo relativamente pacifico come tutti gli anni avviene in occasione dell’anniversario della fallita rivolta del 1959. Lei giudica il tutto orchestrato da Stati Uniti ed UE. A me questa sua analisi pare parziale, seppur vi siano elementi di verità e molto carente in un punto in particolare: la storia, il fatto che tibetani e cinesi siano sotto ogni aspetto due popoli differenti, ed il presente. I fatti, come detto. Ed inoltre mi sembra un po’ qualunquistico affermare che l’opulento occidente sia impaurito economicamente dalla Cina e dunque utilizzi il Tibet per destabilizzarla, cioè questa sarebbe la spiegazione del “caso Tibet”. Ingenti capitali cinesi hanno permesso il salvataggio di banche americane, la Cina è il primo partner commerciale dell’UE, numerose sono le multinazionali europee e statunitensi che hanno e stanno trasferendo capitali e tecnologie in Cina e dunque chi perderebbe da una destabilizzazione economica della Cina è in primis l’opulento occidente. Gli americani (ed anche noi) stanno vivendo con uno stile di vita superiore ai loro effettivi mezzi, anche grazie ai cinesi e dunque il “caso Tibet” mi pare molto più complesso di quanto potrebbe apparire.

    Per il resto concordo con lei, come già pensavo fosse chiaro. So bene che la questione dei diritti venga utilizzata come un cavallo di Troia, ciò, come detto, è ignobile… ma le chiedo: questo dovrebbe comportare un nostro arretramento sulla questione dei diritti? E non invece un maggior impegno, una maggiore vigilanza? Altri tipi di proposte? Esistono diritti di serie A e di serie Z?

    Manifestanti tibetani torturati valgono di meno di manifestanti italiani o palestinesi torturati? Hanno meno diritto alla nostra comprensione delle vere cause che li spingono a rischiare la vita per esporre una bandiera?

    Credo di no.

  12. [Manifestanti tibetani torturati valgono di meno di manifestanti italiani o palestinesi torturati? Hanno meno diritto alla nostra comprensione delle vere cause che li spingono a rischiare la vita per esporre una bandiera?]

    E quelli Han valgono meno dei Tibetani?
    Eppure sono oppressi dallo stesso regime.
    Quindi perchè fare dei Tibetani un caso a parte?
    … se non per un progetto geostrategico che necessita anche del Suo sventolare la bandiera del “Tibet libero”?

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