Meno burocrazia per i giornali online

Via QP

Il Parlamento ha approvato in via definitiva la conversione in legge del decreto editoria che limita i vincoli burocratici a carico dei piccoli periodici online e che prevede diverse gestioni della pubblicità online per gli operatori del settore.

Con la “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 maggio 2012, n. 63, recante disposizioni urgenti in materia di riordino dei contributi alle imprese editrici, nonché di vendita della stampa quotidiana e periodica e di pubblicità istituzionale” dunque, come già visto, diminuiscono per le piccole testate online “realizzate unicamente su supporto informatico e diffuse unicamente per via telematica, i cui editori non abbiano fatto domanda di provvidenze, contributi o agevolazioni pubbliche e che conseguano ricavi annui da attività editoriale non superiori a 100.000 euro” gli obblighi burocratici, dal momento che non dovranno registrarsi al tribunale e al registro degli operatori di comunicazione (ROC), né a quelli sulla titolarità dell’impresa previsti dall’articolo 5 della legge 8 febbraio 1948 n.47, dall’articolo 1 della legge 5 agosto 1981, n. 416, dall’articolo 16 della legge 7 marzo 2001, n. 62 nonché dalla delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 666/08 del 26 novembre 2008.

La legge prevede l’iscrizione nel ROC delle concessionarie di pubblicità sul Web: questa misura è vista anche nell’ottica anti-pirateria, per scoraggiare cioè la possibilità di utilizzare piattaforme illegali per la diffusione di inserzioni pubblicitarie legittime.

Infine, a partire dal 1 gennaio 2013 il decreto impone a edicole e rivenditori l’obbligo di tracciabilità delle vendite e delle rese dei giornali quotidiani e dei periodici attraverso strumenti informatici e telematici basati sulla lettura dei codici a barre, per il cui acquisto godranno di un credito di imposta per il 2012 nel limite di 10 milioni di euro da finanziare attraverso risparmi. Queste misure appaiono particolarmente rilevanti per valutare le quote di vendita dei giornali e in particolare di quelli che godono di contributi pubblici: questi ultimi dal 2013 dovranno vendere almeno il 25 per cento del totale di tiratura in edicola per vedersi riconosciuti i contributi.