Quel bluff chiamato Second Life

Repubblica scarica Second Life su suggerimento di Wired

 Second Life? Ormai vive sulla carta stampata. L’originale, quello aperto in Rete nel 2003 dalla Linden Lab, è un luogo solitario pieno di cattedrali nel deserto sempre vuote. Diecimila isole, campionario di edifici strabilianti messi in piedi da multinazionali di ogni dove per attirare orde di consumatori, tutte o quasi abbandonate.


Sembra infatti che gli abitanti, appena 300 mila, preferiscano di gran lunga affollare sex shop e discoteche. Ma solo 70 alla volta, assembramenti maggiori i server proprio non possono gestirli. A sostenerlo è il prestigioso mensile americano Wired, in un articolo apparso sul numero di agosto che mette in dubbio i dati forniti dalla Linden Lab come già aveva fatto l’inglese The Guardian il 21 dicembre. Dei quasi 9 milioni di residenti, circa l’85% sarebbero entrati una sola volta in questo mondo virtuale senza tornarci più.

e Roberto Dadda commenta

Prendo atto, ma poi mi ricordo dei toni trionfali con i quali sulle stesse pagine, solo due mesi fa, veniva annunciata la distribuzione di un voluminoso volume su quella meraviglia delle meraviglie che si chiama Second Life. Cambiare idea può essere segno di intelligenza, ma forse sarebbe bello che si riportasse qualche considerazione sui motivi che hanno portato a questa inversione radicale delle visione e della opinione che ci viene fornita sul fenomeno! Quello che io penso di Second Life lo ho detto più volte, credo fosse un errore osannarla e considerarla il più grande fenomeno della rete come credo sia un errore considerarla solo un bluff.

insieme a Sonnoprofondo.net

In un articolo di Jaime D’Alessandro apparso oggi sul loro sito web intitolato “Tanta pubblcità, pochi abitanti. Quel bluff chiamato Second Life“, viene commentato un articolo apparso sul numero di Agosto di Wired, dove si spiegano in maniera ragionevole e impietosa i numerosi motivi per cui le tante aziende che hanno investito per farsi pubblicità su Second Life hanno sostanzialmente buttato via i propri soldi. Soldi che potevano essere impegnati molto meglio in iniziative web 2.0 con un ritorno immensamente maggiore Questo, tra gli altri, lo ammette anche il responsabile marketing della Coca Cola. Ma è una cosa che qualsiasi persona di buonsenso – spinta dall’impressionante copertura mediatica – ha capito la prima (e ultima) volta che è entrata in second life, una chat grafica (che idea anni ‘90) in cui non solo devi scaricare un programma apposito, che richiede anche un computer abbastanza potente per girare, ma poi devi anche pagare (!), e salato per costruirti delle proprietà in un mondo virtuale.

4 commenti su “Quel bluff chiamato Second Life”

  1. Caro Vittorio, ma guarda che combinazione.. proprio il giorno prima del tuo post ho disinstallato second life. :-)
    Come addetto ai lavori devo sempre seguire ogni fenomeno, e SL tale resta.
    Alla base l’idea è intrigante, ma l primo aspetto che o colto usandolo è che è meno “social” degli altri mezzi a disposizione: non ha a mio avviso un feel da web 2.0 o 3.0.
    SL è un esperimento che probabilmente si evolverà introducendo un’usabilità migliore per l’utente o forse diventerà altra cosa.
    Ma oltre all’interfaccia credo che servano i contenuti user generated: SL è il WordPress, il Blogspot del caso, ma se mancano i blogger, che ce ne facciamo di tante cattedrali nel deserto?

    Vittorio nel tuo post non hai citato David Orban che da mesi oltre ad essere un animatore di SL, tratta proprio della dissafezione della stampa dopo l’ubriacatura dei mesi scorsi.

    Nel suo post del 31 luglio scorso intitolato “The conversation about Second Life’s value is becoming interesting” scrive:

    “The natural cycle of media coverage from hype to bashing is starting to be complete around Second Life, to the relief of many. At the end of this cycle it is much easier to concentrate on the values added by the platform, and the more interesting or exclusive applications that are possible through its use.

    On Chris Anderson’s “The Long Tail” blog in these days there is a great post about why he doesn’t believe in SL’s value to corporations as an advertising platform, and a very good response from Wagner Au, author of the “New World Notes” blog. The quality of the analysis at both ends is very high, and I am not going to repeat their arguments here, which you can read. But I am sure this is a great example of the clearheaded reporting that we need about the metaverse, if we want to avoid excessive hype, or unreasoned rejection of the new 3d web.

    Molto interessante è il post di Chris Anderson e la risposta di Wagner Au (un noto SL evngelist) che analizza il CPM e il ROI di un blog e di un video su You tube paragonato ad un evento su SL. Il post completo con link relativi si trova qui:

    http://www.davidorban.com/blog/archives/2007/07/the_conversatio.html

  2. ops pulsante sbagliato: volevo dire, se lo si vede come un’occasione per arricchirsi, applicando logiche di mercato a quello che è un mondo virtuale dedicato al tempo libero, si rischia di snaturarne il suo feeling che, per me, è giocoso e non certo di tipo economico o politico.

  3. Sono in SL da ormai un anno con ben tre avatar e credo che SL sia e debba restare un luogo ispirato e dedicato al divertimento, all'amicizia reciproca, al gioco in tutte le sue forme. Se lo si vede come un'occasione per arricchirsi, applicando logiche di mercato a quello che è un mondo virtuale dedicato al tempo libero.

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