La necessità di affrontare seriamente il problema meridionale

Al Sud in undici anni 700 mila emigrati

«Deve crescere nelle istituzioni, così come nella società, la coscienza che il divario tra Nord e Sud deve essere corretto». Lo scrive il capo dello Stato Giorgio Napolitano in un messaggio inviato al Presidente dell’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno, Nino Novacco in occasione della presentazione del «Rapporto Svimez 2009 sull’economia del Mezzogiorno». Lo studio fotografa la situazione economica del Sud italiano, rilevando un crollo del Pil a -1,1% delle regioni meridionali nel 2008 contro una media nazionale e del Centro-Nord del -1%, e contiene dati preoccupanti soprattutto in relazione al numero degli emigrati: in undici anni (1997 -2008) – si legge – circa 700mila persone hanno abbandonato il Mezzogiorno.

Il Mezzogiorno, secondo il rapporto, è la Cenerentola d’Europa. «Caso unico» nel vecchio Continente, «l’Italia- sottolinea l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno – continua a presentarsi come un Paese spaccato in due sul fronte migratorio: a un Centro-nord che attira e smista flussi al suo interno corrisponde un Sud che espelle giovani e manodopera senza rimpiazzarla con pensionati, stranieri o individui provenienti da altre regioni». I posti di lavoro del Sud, in particolare, «sono in numero assai inferiore a quello degli occupati. Ed è la carenza di domanda di figure professionali di livello medio-alto a costituire la principale spinta all’emigrazione». Così nel 2008 il Sud ha perso oltre 122mila residenti a favore del Centro-nord, a fronte di un rientro di circa 60mila persone. Oltre l’87% delle partenze ha origine in tre regioni: Campania, Puglia, Sicilia.