Giornalisti: mestiere da ricchi

Via LSDI

Un Rapporto del Cabinet Office britannico* pubblicato l’ estate scorsa attesta in maniera soprendente la sparizione delle classi lavoratrici dalla professione di giornalista. Ne dà notizia un articolo di di Alyssa Lenhoff e Tim Francisco apparso il 28 settembre scorso sul sito di ‘’Working-Class Perspectives’’ (una rivista online che fa capo alla Youngstown State University, Ohio, Usa) col titolo « The Costs of Becoming a Journalist », riportato qualche giorno fa in traduzione francese da Acrimed (Action-critique-médias).

Il Rapporto, ‘’Liberare le aspirazioni’’ (Unleashing Aspirations), rileva in particolare che i giornalisti nati dopo il 1970 provengono per la maggior parte dalle classi medie agiate (middle class) o dall’ alta borghesia (upper middle class). E la professione di giornalista si classifica al terzo posto delle professioni più chiuse socialmente, subito dopo i medici e gli avvocati.


Lo studio rileva fra l’ altro: « Tra i segmenti generazionali nati nel 1958 e nel 1970 il più forte calo di mobilità sociale si è verificato nel campo del giornalismo e della ragioneria. Per esempio i giornalistidella carta stampata e del broadcasting provenivano mediamente da famiglie che godevano di un reddito superiore di circa il 5,5% al reddito medio, ma questo scarto si è elevato al 42,4% per la generazione dei giornalisti nati nel 1970.. »

La National Union of Journalists – il sindacato britannico dei giornalisti – ha spiegato al panel che ha compilato il rapporto che un sondaggio realizzato nel 2002 dal Journalism Training Forum aveva mostrato che meno del 10% dei nuovi giornalisti provenivano dalle classi popolari, e che solo il 3% appartenevano a nuclei in cui il capofamiglia era un operaio, specializzato o non qualificato.