Ipad, Adobe, Flash, Google, Intel

Via Ennio Martignago

Adobe con il suo post-script, il linguaggio per la stampa professionale a tutti i livelli che ha visto la nascita delle tecnologie laser, il computer design, il desktop publishing, il web publishing e anche la business presentation e il trattamento cine-fotografico. Tutto ciò anche in seguito ad acquisizioni, le più importanti delle quali sono state Aldus (Pagemaker e Freehand) e Macromedia (da Dreamweaver a Flash, passando per i mai veramente sostituiti Director e Authorware). Apple è diventata piano piano una concorrente di Adobe, mentre quella proporzionalmente si avvicinava a Windows. Anche come identità Adobe e Microsoft hanno finito per somigliarsi sempre di più sia per proposta commerciale che per elefantiasi organizzativa. Sta di fatto che programmi come Flash stavano meglio quando dipendevano dai loro creatori e forse oggi i problemi che l’affliggono non ci sarebbero. D’altronde sono rarissime le imprese a vantare manager carismatici che anche solo si approssimino alla determinazione di Jobs!
Quando è giunta l’era della mobilità, il partner ideale per competenze e soprattutto per valori e dinamismo è diventato Google, che invece si è messo nei sistemi operativi solo apparentemente cloud-centrici. Anche i messaggi che blogger e clienti della piattaforma professionale gApps stanno ricevendo lasciano pensare ad una svolta di potere (contestuale al periodo della crisi cinese) per BigG. Anche sull’hardware l partnership si porta in Oriente con HTC.
Sotto-sotto non è pensabile che Intel, dopo un fidanzamento che ha fatto la fortuna dei Mac accetti di buon grado la sostituzione dei suoi chip con uno fatto in casa che presto potrebbe estendersi su altre piattaforme mangiando dallo stesso piatto quando si era appena risolto il periodo