Diffusioni in crollo e linee editoriali dei quotidiani

Da ItaliaOggi Via Dagospia

In gennaio il 20% delle copie del “Corriere della Sera” e del “Sole-24Ore” è evaporato. D’un botto, via Solferino si è ritrovata 116 mila copie in meno rispetto alle diffusioni del gennaio 2009, e il quotidiano di Confindustria ne ha perse, invece, 64 mila.

Uno sproposito, insomma, mentre “il Giornale” di Vittorio Feltri continua nel suo trend positivo (+6,7%) che, al netto delle promozioni che sostenevano i vecchi dati del 2009, risulta essere ancor più spumeggiante in edicola, a +26% con 30 mila copie in più.

Per i big assistiamo dunque a uno sgonfiarsi clamoroso dei numeri, a una sorta de «il re è nudo» urlato ai quattro venti dallo stesso re. Dal “Sole-24Ore” di Gianni Riotta, infatti, fanno sapere che il -19,9% si giustifica con il taglio «delle copie promozionali sul punto vendita, delle vendite in blocco, delle copie nelle scuole, e di quelle presso le compagnie aeree». E cioè di quelle copie che non venivano comprate realmente da lettori, ma praticamente regalate.

Stesso discorso al “Corriere della Sera”, dove alla razionalizzazione delle operazioni commerciali (scuole, aerei ecc.) si va ad aggiungere l’effetto «aumento prezzo», che da gennaio ha portato il quotidiano da 1 a 1,20 euro. Un ritocco che sin dal primo momento ha preoccupato il direttore Ferruccio de Bortoli, da subito pronto ad attivare una linea diretta con i lettori, via mail e via telefono, e disposto a farsi anche insultare pur di spiegare motivi e ragioni del rincaro e di non perdere aficionados.
carlo verdelli

L’iniziativa, peraltro, deve aver funzionato, se il giornale, dopo la media di 485 mila copie di dicembre, al prezzo unitario di un euro, è riuscito addirittura a crescere in gennaio, a quota 488 mila. In questo mese il calo in edicola è stato di circa il 3%, ma tenuto conto del +20% sul prezzo i vertici di Rcs si dicono piuttosto soddisfatti.

Nonostante questo, tuttavia, il Corriere scende nettamente, del 19,1%, e inizia a preoccuparsi per il costante avvicinamento da parte di Repubblica che però ieri non era ancora pronta a comunicare i suoi dati di vendita in gennaio.

Al terzo posto della classifica diffusioni c’è la Gazzetta dello Sport (-7,3%). Rallenta il calo, anch’esso dovuto al taglio delle operazioni promozionali, e in edicola va segnalato il +2% sul gennaio 2009. Un bel modo di salutare i suoi azionisti per Carlo Verdelli, che lascia la direzione della rosea ad Andrea Monti e torna in Condé Nast con ruoli manageriali.
de bortoli

Stabili “La Stampa” (-1,9%) e “Messaggero” (-1,8%), resta solido “Avvenire”, arretra “Libero” (-5,1%), mentre fuori dalla classifica Fieg va segnalata la buona performance del “Fatto”. Il giornale diretto da Antonio Padellaro, al debutto lo scorso settembre, in gennaio ha diffuso in media 106 mila copie (56 mila in edicola, 40 mila in abbonamento). In febbraio i primi dati, sulla scorta del congresso Idv e del caso Bertolaso, parlano di circa 60 mila copie in edicola, quindi una diffusione del Fatto oltre le 110 mila copie.

E su questi dati sempre Dagospia analizza

Lo stupore riguarda soprattutto la linea dei grandi giornali che dopo aver dato enorme rilievo a vicende che per adesso appaiono di scarso contenuto penale, adesso stanno spostando il tiro. Basta leggere il “Corriere della Sera” di oggi e il “Sole 24 Ore” per capire che la barra dell’editoria legata ai cosiddetti poteri forti sta puntando più in alto.

Perfino un editorialista soffice e Letta-Letta come Stefano Folli scrive oggi sul “Sole 24 Ore”: “il sospetto che intorno al Pdl si sia creato un vischioso sistema affaristico è sufficiente ad appannare l’immagine del capo. E questa volta – conclude Folli con un monito – non si può usare l’argomento del complotto dei magistrati”.

D’altra parte all’inizio della vicenda Bertolaso era stato proprio il giornale di Confindustria a parlare di tangenti, ma le parole soffici di Folli sono poca cosa rispetto alle opinioni che appaiono sul “Corriere della Sera”. In questi giorni il direttore Flebuccio De Bortoli sembra aver riscoperto la vis polemica che attraversava la redazione di via Solferino ai tempi di Tangentopoli.

Qualcuno sostiene (anche Dagospia l’ha scritto) che ad ispirare la battaglia moralizzatrice del primo giornale italiano sia soprattutto il calo delle copie vendute nell’edicola. Secondo una classifica che appare su “ItaliaOggi” il “Corriere” ha perso in un anno 116mila copie (meno 19,1%), mentre il quotidiano di Confindustria ne ha lasciate sul campo 64mila (meno 19,9%).

Questa motivazione non pare però sufficiente a spiegare il fucile puntato contro il Governo e il sottile taccheggiamento che il giornale sta facendo nei confronti di Gianni Letta, il Gran Ciambellano di Palazzo Chigi che ha coperto con la sua autorevolezza l’amico Bertolaso, e rappresenta lo snodo di tutte le partite economiche.

Un segnale che Gianni Letta potrebbe entrare nel mirino è apparso sabato sulla prima pagina del “Riformista”, ma era un segnale debole rispetto a ciò che scrive oggi il quotidiano di Flebuccio De Bortoli. Del Gran Ciambellano si ricorda che è il punto di riferimento con i gangli più importanti della Pubblica Amministrazione e che “il fianco scoperto del Cavaliere oggi non è Bertolaso, è Letta”.

Le domande d’obbligo sono queste: che cosa sta succedendo alle spalle dei due quotidiani controllati dai poteri forti dei banchieri e di Confindustria?, come è possibile che questo avvenga nel momento in cui alcuni grandi protagonisti dell’economia e della finanza stanno giocando le partite di Mediobanca, Generali e Telecom, cioè di quei dossier caldi sui quali peserà in maniera determinante la decisione del Cavaliere e del suo Gran Ciambellano?

1 commento su “Diffusioni in crollo e linee editoriali dei quotidiani”

  1. Bella forza voi della Stampa: in Piemonte e in aree dove ci sono interessi Fiat vengono “riversati” a fiumi copie della Stampa.
    Quando anche La Stampa avrà ridotto omaggi e consimili starà molto peggio messa di Corriere e Sole che sono veri giornali nazionali mentre la Stampa spiace dirvelo e’ proprio solo piemontese

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