Quotidiani online italiani: molti progressi ma posizioni ancora arretrate

Via LSDI

Nonostante i notevoli passi avanti compiuti dal 2006 ad oggi, i siti web dei quotidiani italiani sono ancora in posizione piuttosto arretrata rispetto alla scena globale dell’ editoria online, e in particolare di quella Usa con cui possono competere solo i siti dei due giornali più diffusi, la Repubblica e il Corriere della Sera, caratterizzati da editori disposti a investire nella rete e da giornalisti competenti.

E’ il giudizio complessivo che emerge da un aggioramento della ricerca “I quotidiani italiani e Internet” effettuata quattro anni fa da Luca Conti  (Luca Conti, I quotidiani italiani e Internet, 7 agosto 2006, reperibile interamente all’indirizzo http://www.lsdi.it/wp-content/lsdi-conti-giornalionline.pdf).

L’ aggiornamento è uno dei capitoli di un’ ampia tesi dal titolo “Il quotidiano online in Italia: stato dell’arte e possibili evoluzioni”, con cui Roberta Bertero* si è appena laureata in Comunicazione per le istituzioni e le imprese all’ Università di Torino (relatore il professore Enrico Postiglione), e che pubblichiamo su Lsdi.

La tesi (“Il quotidiano online in Italia, stato dell’ arte e possibili evoluzioni”) documenta, sulla base di un vasta raccolta di dati e di letture, i principali cambiamenti in atto nel mondo dell’informazione con particolare attenzione a quel che è accaduto all’interno dei principali gruppi editoriali italiani.

Le linee di tendenza
In particolare, per quanto riguarda l’ online, l’ esame dei siti web dei primi 50 quotidiani italiani (stime Ads) – compiuto fra il 15 marzo e il 10 aprile 2010 – indica queste linee di tendenza
– Sul piano dei contenuti, una centralità degli articoli testuali, affiancati da contenuti multimediali, con una crescente valorizzazione dell’interattività col pubblico e l’ affiancamento progressivo delle cronache locali alle notizie nazionali.
– Sul modello di business prevale un’offerta gratuita di base, affiancata da servizi aggiuntivi a pagamento (giornale in pdf e servizi sms in primis)
– Nel campo dell’ utilizzo delle tecnologie 2.0 rimane ancora molto da fare, ma i siti italiani hanno compiuto importanti passi in avanti rispetto al 2006, quando la loro adozione era molto limitata. Se i dati vengono confrontati con il resto del mondo, e nello specifico con gli Stati Uniti, l’Italia, però, si trova ancora in una posizione arretrata. Possono competere a tale livello solo i siti dei giornali più diffusi, e, in particolare, la Repubblica e il Corriere della Sera, caratterizzati da editori disposti a investire nella rete e da giornalisti competenti.
– Lo strumento più diffuso, ora come nel 2006, seppur con un’ incidenza molto diversa, è il feed RSS, con ben 44 testate su 49 che lo rendono disponibile.
– A seguire vi è la presenza delle Flash News in un box ad hoc collocato, per lo più, nella parte alta dell’ homepage, simbolo della grande importanza data dalla maggior parte dei siti, ben 42, all’ aggiornamento tempestivo delle notizie.
– La registrazione obbligatoria per poter andare oltre l’homepage, che era una delle caratteristiche più diffuse nel 2006, con ben 19 giornali, è ora scesa agli ultimi posti, con solo 3 siti. La registrazione rimane obbligatoria, per quasi tutti i giornali, per poter accedere a servizi aggiuntivi o per poter leggere il giornale cartaceo in pdf, previo pagamento. Alcuni giornali permettono la lettura gratuita dell’ intero giornale cartaceo ma solo dopo una determinata ora del giorno, per limitare la presunta perdita di copie in vendita in edicola.
– L’ offerta multimediale rimane povera, come nel 2006, per quanto riguarda i contenuti in podcast (più 4 testate, solo, rispetto alla prima ricerca). Si è arricchita, invece, per quanto riguarda le gallerie fotografiche (38 su 50) e i contenuti video (33 su 50).

Per quanto riguarda il ventaglio di offerte fra grandi e piccole testate, la tesi ha realizzato un confronto fra le prime dieci le ultime dieci, rilevando che le prime distaccano le altre su tutti i parametri, tranne che nel settore delle fotografiche e dei video prodotti dagli utenti. Ma, in ogni caso, non si tratta di un distacco numericamente significativo.