Il ticket Chiamparino – Vendola e altre storie

Sui giornali si è parlato di un possibile ticket Chiamparino – Vendola, una cosa che solo giornalisti politici e politici travestiti da giornalisti potrebbero pensare nelle elecubrazioni auto erotiche notturne. Che si direbbero a pranzo il bugianen camaleontico sabaudo e il creativo carismatico pugliese ? Come amministrerebbero lo stato ? in camere separate ?

Nel frattempo dopo la fantomatica candidatura di Evelina Cristillin sindaco a Torino, si parla di una ancor più fantomatica candidatura a sindaco per il pdl di Patrizia Sandretto. Per dirla alla Moretti: facciamoci del male !

La Festa nazionale del Pd di Torino, già colpita, ancor prima di cominciare, dalle polemiche per il mancato invito al governatore del Piemonte Cota, potrebbe far da madrina a una novità di cui si sta vociferando parecchio, nell’estate infuocata del duello Berlusconi-Fini e della latente crisi di governo. Si tratta dell’inedito ticket Chiamparino-Vendola che nell’ipotesi, ormai concreta, di elezioni anticipate entro l’anno, sarebbe pronto alla doppia sfida, all’interno del partito per imporsi nel vuoto di candidature condivise per la premiership del centrosinistra, e fuori, contro l’ennesimo ritorno di Berlusconi.

Finora una discussione chiara sul problema dei problemi, per il Pd uscito battuto nel 2008, e tutto preso dalla crisi interna che lo ha portato al cambio di tre segretari in un anno, s’è rivelata impossibile. Il sindaco ormai quasi uscente di Torino, Sergio Chiamparino, è stato tra quelli che hanno cercato di sollecitarla, offrendo anche la sua disponibilità a candidarsi alle primarie e sottolineando il rischio che dietro l’apparente consenso a un’ipotetica candidatura di Bersani si celassero giochi sotterranei. Bersani invece a luglio, proprio mentre la crisi del centrodestra si accentuava, era riuscito a mettere d’accordo tutte le anime dell’opposizione, da Casini a Di Pietro e allo stesso Vendola, sull’ipotesi di un governo d’emergenza che, in caso di caduta di Berlusconi, potesse essere varato grazie a una maggioranza parlamentare contraria allo scioglimento delle Camere. Nella confusione crescente del partito berlusconiano, l’iniziativa del leader Pd aveva trovato consensi e avuto un risultato positivo. Ma nel giro di un mese, come s’è visto dopo il vertice del Pdl di venerdì scorso, le possibilità di una tregua che consenta in qualche modo al governo di andare avanti si sono molto ridotte. E parallelamente quelle di un esecutivo diverso, ma in grado di aprire la strada al dopo-Berlusconi. Il premier negli ultimi giorni è apparso impegnato soprattutto a mettere in moto la macchina che dovrebbe sostenere la sua sesta corsa a Palazzo Chigi, con la novità dei trecentomila volontari appostati lungo tutto il territorio elettorale. Di qui, anche per il Pd, la necessità di prepararsi al peggio, in un contesto per cui i diversi capi del partito non erano pronti.