FNSI da Buonaiuti

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Ma il tempo non è più una variabile indipendente. L’urgenza si fa drammatica. Editoria e giornalismo sono una priorità nazionale, come lo è stata l’Alitalia e, oggi, l’industria automobilistica.
Questo è quanto, in sintesi, hanno rappresentato, oggi a Palazzo Chigi, il Segretario e il Presidente della Fnsi, Franco Siddi e Roberto Natale al Sottosegretario dell’Editoria, Paolo Bonaiuti, che, assieme al Capo Dipartimento del settore della Presidenza del Consiglio, Elisa Grande, hanno avviato una nuova ricognizione sui problemi e la condizione del comparto con l’obiettivo di rimettere in moto i progetti di riforma.
Per la Fnsi l’iniziativa è certamente lodevole, ma un giudizio di merito è giocoforza sospeso, perché dopo due anni di attesa e diverse ipotesi di lavoro sono urgenti atti sui quali fondare reali ipotesi di prospettiva.
La delegazione del Sindacato dei giornalisti ha manifestato grande preoccupazione per la criticità determinata dalla fase di trasformazione industriale ancora incompiuta e dall’impoverimento delle risorse del mercato e di quelle pubbliche a sostegno di un sistema che deve fondarsi sulla qualità professionale e il lavoro correttamente definito, per assicurare pluralismo e completezza dell’informazione.


Ma l’allarme è altissimo e non è più tempo di sole buone intenzioni. I processi di ristrutturazione, accompagnati parzialmente dall’intervento pubblico, non sono finiti; i fondi vanno, invece, verso l’esaurimento prima della fine dell’estate e regna l’incertezzasu molte testate, soprattutto periodiche, colpite dalla riduzione di valore del mercato pubblicitario e da costi aggiuntivi causati da improvvisi tagli dell’intervento pubblico già programmato, senza previsione di alcuna fase di transizione. I posti di lavoro giornalistico stabili nelle realtà tradizionali scendono di 700 unitàe alla fine dell’anno potrebbero superare il migliaio, non solo per l’effetto dei prepensionamenti indotti dalle ristrutturazioni, ma anche per i programmi di esodo incentivato che, nel tentativo di intervenire sulla leva dei costi, aziende primarie (Rai compresa) stanno incoraggiando; anche a detrimento della forza e della qualità delle proposte editoriali.

2 commenti su “FNSI da Buonaiuti”

  1. Se la diffusione dei giornali è ai livelli del 1951 una ragione ci sarà. Quando giornali e giornalisti diventeranno rispettivamente imprenditori e professionisti soggetti alle leggi del mercato la situazione cambierà. Ora nessuno compra i giornali perché ci sono già radio e tv a fare da grancassa a governo e pseudo opposizione.

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