Vittorio Bo abbandona Italia 150

Maurizio Tropeano Via Lastampa

La politica deve dare delle indicazioni di massima ma poi lasciare piena autonomia nella progettazione. Per Italia 150 ho curato un progetto con una visione di futuro legata alle indicazioni dell’assessore Bairati, un progetto che ho completato ma che con il cambio di amministrazione regionale è stato ritenuto non sufficiente ad interpretare la loro visione del futuro». Vittorio Bo, editore e direttore del Festival della Scienza di Genova, spiega così la scelta di abbandonare l’organizzazione della mostra Stazione Futuro. Prima dell’estate la giunta Cota decise di affiancargli Riccardo Luna nell’organizzazione dell’evento per i 150 anni dell’Unità d’Italia. E adesso, dopo una serie di colloqui con il direttore di Wired e con i vertici del Comitato, Bo ha scelto di farsi da parte.

Professor Bo, si è sentito commissariato dalla giunta Lega-Pdl perché giudicato uomo di sinistra?
«Non credo sia questo il punto. Il progetto espositivo doveva essere completato, si poteva migliorare ma era stato anche concepito come un work in progress. Ho dato corpo ad una visione del futuro che guardava ai nuovi italiani, del Nord e del Sud, nativi e stranieri. È cambiata la maggioranza di governo in Piemonte e, legittimamente, è cambiata anche la visione del futuro, che appartiene a tutti noi e quindi anche alla politica».


Il progetto non è piaciuto alla giunta di centrodestra perché troppo multiculturale e internazionale?
«Ho capito che è stato giudicato troppo poco italiano, poco attento alle novità economiche nazionali. Realtà, per altro, con cui mi confronto e collaboro quotidianamente. E poi ho saputo che hanno scelto di affiancarmi Riccardo Luna».
Coabitazione impossibile?
«Una coabitazione può funzionare se c’è fin dall’inizio una condivisione del progetto, ma diventa difficile in corso d’opera. Mi sono confrontato con Luna: c’era il rischio di condizionare sia il mio lavoro che il suo. E così, serenamente, ho scelto di farmi da parte».

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