“Hey Arianna, ti avanza qualche spicciolo?”. Circa cinquecento blogger dei tremila collaboratori non pagati (oltre a una novantina di redattori assunti) che scrivono per l’Huffington Post, il noto sito di news fondato da Arianna Huffington e appena ceduto al colosso American On Line per 315 milioni di dollari, hanno deciso che non ci stanno più a lavorare gratis.
E invitano la fondatrice a mettere in pratica gli ideali che proclama, citando dei brani del libro “Third World America” in cui la giornalista si schiera dalla parte dell’”uomo della strada”, scagliandosi contro coloro che non permettono a chi lavora di mettere insieme un salario decente. Gli amministratori della pagina appartengono alla California Media Workers Guild, una specie di sindacato di giornalisti indipendenti.
Nei giorni immediatamente seguenti all’acquisizione, la stessa Arianna ha inviato una breve email ai blogger del network, facendo capire che nulla sarebbe cambiato per chi aveva finora contributo senza alcun ritorno economico. “I vostri post avranno un impatto ancora maggiore sulla conversazione globale e locale. Questo è l’unico vero cambiamento che noterete – più persone che leggono quello che scrivete”.
Il patto continuava dunque ad essere: io ti offro una platea enorme di lettori – Huff Po come è soprannominato, può raggiungere punte di 117 milioni di visitatori unici mensili – e tu in cambio lavori gratis. Un accordo che poteva anche funzionare finché il sito era nella sua fase pionieristica e non ne erano ben noti i ricavi, un po’ meno adesso che le cifre sono sul tavolo.