«Alla fine di ogni incontro c’era un sospiro di sollievo anche se non avevamo risolto nessun problema». Corrado Mandreoli, segretario della Cgil di Milano, responsabile dell’ufficio politiche sociali, descrive lo stato d’animo dei lavoratori e delle lavoratrici Agile-ex Eutelia, in cassa integrazione da un anno e mezzo, che hanno partecipato al progetto di supporto psicologico. Un progetto voluto dal sindacato che è diventato un laboratorio letterario e presto sarà anche un libro. Impiegati, tecnici e specialisti in informatica rimasti senza lavoro. Con vite devastate. Sofferenze.
Lavoratori che dopo mesi di presidio giorno e notte nella sede di via Ai Laboratori Olivetti, assemblee e manifestazioni di protesta, all’improvviso si sono trovati sul divano di casa. Soli. Da loro e con loro l’idea di un gruppo per dare un aiuto psicologico. «Si, lo faccio. Mi sono detta quando mi è stato proposto. All’inizio ero perplessa, ci sono voluti molti incontri per prendere le misure dei colleghi seduti a fianco a me, poi ho cominciato a parlare, a raccontare anche disagi intimi, questo mi ha aiutato e ha creato una relazione profonda con i colleghi — spiega Paola Fontana, cassintegrata di 46 anni —. Mi è servito anche scrivere perché è stato un modo per rielaborare quello che avevo dentro, per staccare da me il disagio che vivevo».