Ora si inventano anche i finanziamenti ai giornali vecchi e inutili per la transizione al digitale

Una intervista al sottosegretario Malinconico sul Fatto Quotidiano

Altro che acqua gelida. C’è bisogno di milioni freschi per evitare che la carta bruci. Decine di quotidiani, consumati anni di sprechi pubblici, chi per colpe proprie chi per errori altrui, rischiano di scomparire. Carlo Malinconico, sottosegretario per l’Editoria, annuncia una riforma del sistema per il 2014 e consola i parlamentari in Commissione: “Il fondo reale è di 53,5 milioni di euro”. Al Fatto Quotidiano racconta di strade imboccate senza possibilità di ritorno. Non si torna indietro.
Sottosegretario, come spiegare l’editoria assistita?
Non va spiegato perché non esiste. Le testate che ricevono i contribuiti pubblici sono una parte consistente, non l’unica.
Perché sostenere i giornali di partito?
Noi dobbiamo difendere il pluralismo, assicurare la diversità al massimo.
Non basta la legge del mercato?
Il mercato va oltre le regole perfette. E noi interveniamo per difendere le voci che si esauriscono. Spesso il mercato è falso e spietato.
Qualcuno avrà fregato il gruppo (e i governi), adesso pagano tutti?
Ho spiegato che nel 2014 i contribuiti sono garantiti, e dunque niente drammi, ma cambia il criterio di assegnazione. Ci sono realtà che non meritano l’aiuto di Stato.
E per i giornali onesti che sfiorano il fallimento?
Il pluralismo significa tenere viva una voce, a noi il compito di trovare la forma giusta. Il 2012 sarà un anno di studio e transizione, poi cercheremo di incentivare il passaggio in Rete.
Come?
Ci sarà un limite minimo di copie vendute e distribuite: chi non lo raggiunge, deve trasferirsi su Internet per abbattere i costi senza sacrificare giornalisti e lettori.
Le cifre verranno contestate.
Noi pensiamo di informatizzare le edicole. Guardi, nessuno può protestare: la rete di edicole costa poco e permette agli editori di sapere esattamente, in tempo reale, dove si vende e quanto, dove c’è la resa di copie e quanto grossa. Si abbattono sprechi colossali come il trasporto su gomma e pacchi interi di carta, i costi di stampa, le strategie sbagliate.
Non sarà semplice trasformare un quotidiano cartaceo in edizione online.
Il nostro sarà un incentivo, non possiamo obbligare. Però di fronte al nulla, meglio sfruttare le potenzialità ancora inespresse di Internet. È finito il tempo dei soldi a pioggia per tutti.
Anche le agenzie di stampa temono tagli.
Qui il discorso è diverso. Non sono contributi diretti, ma convenzioni con lo Stato. Se le amministrazioni ritengono di non acquistare un servizio con un’agenzia, il rapporto finisce immediatamente.
Come tutelare il diritto di autore anche in Internet?
Premesso: internet deve essere un campo libero per la cronaca e i contenuti. Non mi sognerei mai di fare riforme per restringere gli spazi di movimento. Anzi, dobbiamo eliminare le barriere anche per dare garanzie a chi investe in Rete. Se metto il mio prodotto a pagamento, devo decidere io chi può replicarlo e modificarlo essendone il proprietario. Vorrei tutelare sia il prodotto che l’utente.
Perché regalare le frequenze alle televisioni e farle pagare agli operatori telefonici?
Non mi esprimo sul beauty contest. Però voglio dire qualcosa su banda larga e connessioni veloci: dobbiamo utilizzare la crisi per trovare nuove occasioni di crescita, dare ai ragazzi gli strumenti e le competenze per integrare i media disponibili. La banda larga è necessaria per restare aggrappati ai Paesi emergenti e ricchi: o ci modernizziamo, o moriamo. La tecnologia e l’informatica fanno bene anche al prodotto interno lordo, non va ignorato né dimenticato. Esempio: non capisco perché l’Iva sui libri in Internet sia più alta del cartaceo. Non ha senso.

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