Wikileaks e l’aria maccartista negli USA

Via Pino Bruno

Joseph McCarthy da Wikipedia

Tira una brutta aria maccartista, negli Stati Uniti del democratico Barack Obama. La guerra fredda non c’è più, ma i metodi restano gli stessi. Sembra che Wikileaks e chi fa controinformazione siano diventati più pericolosi dei terroristi. Le pressioni su Twitter ( e forse su Facebook e Google) per consegnare dati personali e messaggi privati dei collaboratori di Julian Assange sembrano sinistri avvertimenti nei confronti delle centinaia di migliaia di cittadini che, in tutto il mondo, hanno solidarizzato e solidarizzano con Wikileaks, in difesa del diritto all’informazione.

I fatti: una corte federale della Virginia ha ordinato a Twitter di rimettere al Dipartimento di Giustizia statunitense tutta la corrispondenza privata transitata sul social network. La consegna è stata notificata da Twitter agli utenti interessati. Tra loro c’è anche la parlamentare islandese Birgitta Jonsdottir, già collaboratrice di Assange, che però ha annunciato l’intenzione di opporsi.

”Il governo americano vuole sapere tutto sui miei tweet e su altri dati dal 1 novembre del 2009 in poi. Si rendono conto che sono un membro del Parlamento islandese?”, è stata la denuncia della Jonsdottir, che ha scaricato la sua indignazione proprio su Twitter.

L’ingiunzione – che inizialmente doveva restare segreta ma poi, con l’autorizzazione della corte, e’ stata comunicata da Twitter ai suoi utenti – è stata pubblicata integralmente dal sito americano Salon.com. E’ datata 14 dicembre ed è firmata dal giudice federale della corte della Virginia Theresa Buchanan.

Nell’ordinanza si sottolinea come ”ci siano fondati motivi per credere che i dati richiesti siano rilevanti per un’inchiesta criminale in corso”. Twitter – è l’ordine della corte – deve consegnare quindi qualsiasi informazione, incluso l’indirizzo Ip dei computer coinvolti, relativa ad alcuni membri o ex membri dello staff di Wikileaks. E nel mirino della giustizia americana ci sono, oltre ad Assange e Manning, il programmatore statunitense Jacob Appelbaum, l’hacker olandese Rop Gonggrijp e la parlamentare Birgitta Jonsdottir.

Wikileaks ha chiesto ad altri due colossi americani del web, Google e Facebook, di rivelare il contenuto di ogni ingiunzione che abbiano ricevuto da Washington. “Oggi è stata confermata l’esistenza di un’indagine di spionaggio da parte di un Gran Giurì segreto degli Stati Uniti, dice Wikileaks. Assange ha paragonato l’ingiunzione” a una violenza” e ha sottolineato che ”se l’Iran tentasse coercitivamente di ottenere informazioni da giornalisti e attivisti stranieri, i movimenti per i diritti umani di tutto il mondo si pronuncerebbero”.