La moda del giornalismo di moda

Se ne era parlato da queste parti del vuoto pneumatico del giornalismo di moda, ma ora la grande Gabanelli ha pensato di dedicare un Report al tema dal titolo sintomatico: Schiavi del lusso (qui il video). Oltre a dimostrare l’assurdità di un mondo finto e irreale, di filiere basate sullo sfruttamento nella produzione del prodotto, di enormi profitti derivanti da irreali margini sul costo del prodotto Anche se grazie a dio la maggioranza del Made in Italy si basa su qualità, creatività, artigianalità, stile vero.

Diverso è il discorso del giornalismo di moda: una farsetta. Andate verso la fine del filmato e trovarete frasi del genere:

C’è la tradizione del reportage, di far vedere quello che c’è, quello che ha fatto lo stilista, la tendenza che c’è e non siamo lì per criticare. Che sia legato anche alla pubblicità…si, forse.

Spesso, se io facessi un servizio completamente libero degli stilisti emergenti che mi piacciono, sicuramente non sarebbe ben visto. Però sta anche a te decidere di farlo perché ogni tanto invece va fatto. Ma io sono un settimanale, ripeto, nel mensile è più difficile.

Perché dovremmo criticare dei produttori che sono bravissimi e che hanno fatto grande questo paese? Però la volta che dovesse capitare si possono fare delle critiche come di tutto e di tutti.

Il giorno della presentazione della collezione di Cesare Paciotti c’ero anch’io. Ed ho assistito al dietro le quinte della cronaca di Rosanna Cancellieri. L’intervista nello showroom e un giro nel negozio di fronte per scegliere un paio di scarpe di suo gradimento. Ringrazia e se ne va…

Ma il patto di reciproco soccorso si spinge oltre. Alcune giornaliste di moda hanno una doppia identità alternando la vita di redazione, quella ufficiale, a quella di consulenti per le aziende spesso proprio del settore. Queste sono fatture per la prestazione di consulenza, un modo per arrotondare.

Chi fa consulenze. Devo dire se tu vedi alcuni esempi di stilisti che dal niente sono arrivati…evidentemente ha funzionato per cui cos’è la regola giusta: se uno guarda quella dell’etica professionale forse sarebbe di non fare la consulenza però del resto siamo tutti dei commercianti, no? Eh no, il giornalista dovrebbe fare il giornalista. Eh ma…il giornalista, soprattutto nella moda, non lo so chi fa veramente il giornalista!

Forse si attribuisce ai guru più importanza di quella che hanno. Come ha detto la direttrice moda di A “in fondo siamo tutti commercianti”. Nel senso che si pensa molto agli interessi di bottega e poco a quelli del paese. A scapito di coloro che il made in Italy lo hanno fatto e continuano ancora a farlo sul serio.

Amen

5 commenti su “La moda del giornalismo di moda”

  1. Ciao! Ho trovato per caso il tuo blog cercando materiale sul tema del “Giornalismo di moda” intorno al quale dovrei costruire la mia tesi di laurea specialistica. Visto che il materiale bibliografico sull’argomento non e’ tantissimo (per lo meno quello che mi e’ capitato fra le mani fin’ora), ti scrivo per sapere se sei in grado di suggerirmi qualche titolo utile ai fini della mia tesi. Grazie e a presto! Luca

  2. ciao a tutti! pure io vorrei impostare la mia tesi sul giornalismo moda, solo che ho notato estite poco come materiale didattico e qualche libro non del tutto utile facendo dei cenni su questo campo.sapete darmi qualche consiglio? grazie e in bocca al lupo a tutti per le tesi!!!

  3. Bene, anche io sto iniziando ora la tesi sul giornalismo di moda, e anche io ho qualche difficoltà con la raccolta del materiale. La mia mail è [email protected]. Se vogliamo sentirci per scambiarci qualche informazione, magari l'uno può essere di aiuto all'altro.
    A presto

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