I giornalismi che vorremmo: la dignità di giocarsi l’accredito

Vittorio Zambardino propone un gesto di grande serietà e dignità professionale per un giornalista: dire la propria, giocarsi l’accredito, ma raccontare davvero una storia.

Cari colleghi, è ora di fare un gesto di dignità umana e professionale. Parlo del Tibet, della Cina e delle Olimpiadi. Vi propongo di farlo giocandovi, letteralmente, l’accredito: cioè la possibilità di andare a Pechino e seguire le Olimpiadi. Non è detto che lo perdiate. Seguitemi un attimo.

Pronunciatevi pubblicamente – potreste farlo aprendo un blog a questo scopo – non “contro “la Cina” o “per il Tibet”, e nemmeno per il boicottaggio dei Giochi, nessuno vi chiede tanto.

Chiedete e ponete una condizione, una sola: ai giornalisti, a voi stessi e ai nostri confratelli che si occupano di politica internazionale, sia consentito da subito, da questi giorni di marzo, di fare il loro mestiere raccontando in parole, immagini e video ciò che sta accadendo nelle aree di crisi, oppure voi restituirete l’accredito e vi rifiuterete di partecipare agli ennesimi giochi della vergogna e del sangue (ricordate no? o dobbiamo fare l’elenco?).

Fate del vostro accredito, e del vostro piccolo piacere di 15 giorni, un’azione ghandiana in cui si rinuncia alla propria missione professionale se non è dato di poterla svolgere in perfetta libertà. Questo il programma che vi propongo. I media italiani manderanno centinaia di accreditati. Potete far molto, pesare significativamente, adesso, sul regime di Pechino. Se vi metteste in contatto con i colleghi europei, sareste migliaia. Si potrebbe coinvolgere il silente ordine dei giornalisti e quelle associazioni/baraccone che raccolgono i cronisti sportivi in tutto il mondo. Si potrebbero fare tante cose… Ma fatele, non è detto che ve lo ritirino, l’amato accredito per cui tanto avete lottato e sospirato.

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