E’ un giocattolo per imparare: non chiamatelo laptop

Via blog Webnews

La presentazione dell’iniziativa italiana legata all’OLPC, il computer da 100 dollari più o meno realizzato per i bambini dei paesi in via di sviluppo (e voluto da Nicholas Negroponte) ha creato discussioni e dibattiti spesso lontani dal reale senso delle cose.

Il computer di Negroponte, come qualcuno ha affrettatamente deciso di chiamare il giocattolo-computer, ha avuto una genesi lunga e non sempre lineare, e polemiche assortite a fargli compagnia, ma alla fine fra le difficoltà è uscito e ha iniziato la sua distribuzione. Nel periodo pre natalizio, dopo un forte interesse nei paesi “ricchi” è partita anche l’iniziativa che permetteva di comprarne uno, nel nord America, e di donarne uno a un bambino che ne aveva bisogno.

L’OLPC è un oggetto tecnologico in parte obsoleto rispetto alle tecnologie turbo che vogliono blandire le nostre scrivanie, ma è un oggetto originale e innovativo per altri versi. Un hardware nato per il rally piuttosto che per la formula uno, attenzione al consumo e alla produzione di energia, un software open source che si presenta ancora lento, ma che abbandona la metafora della scrivania e sceglie la semplicità piuttosto che la complessità.

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