La dissidenza olimpica

Federico Rampini su Repubblica

Per essersi impadronita di un simbolo universale come le Olimpiadi la Cina corre un rischio formidabile. è un rischio che i suoi dirigenti non hanno saputo calcolare. Dal massacro di Piazza Tienanmen nell’89, mai il regime era apparso così vulnerabile.

Pechino voleva usare l’´atmosfera epica e corale dei Giochi per celebrare la propria ascesa nel cielo delle nazioni rispettabili. Rischia di accadere il contrario. I simboli a volte vengono rovesciati. Dopo il popolo tibetano altre opposizioni interne che il regime ha soffocato possono cercare nelle Olimpiadi l’occasione unica per ritrovare la voce.

E tutte le paure o le critiche che la strepitosa ascesa della Cina ha suscitato fuori dalle sue frontiere trovano nell´appuntamento sportivo di agosto un catalizzatore, l´opportunità di esprimersi su un palcoscenico mondiale. Ancora prima della cerimonia inaugurale il viaggio planetario della torcia olimpica è già un percorso a ostacoli: dopo le contestazioni alla partenza in Grecia le tappe più attese sono Londra, Parigi, San Francisco e New Delhi.

S´ingrossano movimenti di protesta per istruire un processo pubblico a tutte le colpe del regime cinese: Tibet, Darfur, Birmania, diritti umani. Era dai tempi dei Giochi di Berlino del 1936, quando la torcia dovette essere protetta dalla polizia al passaggio nella Cecoslovacchia minacciata da Hitler, che il percorso della fiamma non scatenava emozioni così estreme.

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