Nuove potenze sul piede della cyberguerra

Il carissimo Raul Chiesa racconta realisticamente gli secnari delle guerre elettroniche

Allarme informatico dalla conferenza su sicurezza, Internet ed intelligence in Estonia: le guerre del domani saranno digitali. E sono già iniziate. Il 10 e l’11 settembre un centinaio di persone, provenienti dal mondo delle Forze dell’Ordine, dell’intelligence, della sicurezza informatica e del mondo accademico, si sono incontrati a Tallinn, capitale dell’Estonia, per partecipare al quinto workshop ISOI, Internet Security Operations and Intelligence. Una platea estremamente particolare per un evento a porte chiuse, cui solo chi era stato esplicitamente invitato ha avuto la possibilità di assistere.

L’uditorio – proveniente da Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Portogallo, Estonia, Lituania, Israele e Australia – era composto di direttori tecnici e capi-ricerca di realtà internazionali, spesso molto vicini al mondo dei servizi segreti. I relatori invece erano persone che operano in aziende e organizzazioni come Trend-Micro, ESET, AVG, Support Intelligence, NATO, Anti-Phishing Working Group, l’Università del New South West (Australia), AusCERT, CERT Estonia, COLT Telecom, Verizon, Yahoo!, oltre ad alcune agenzie di intelligence (FBI, CIA) e di lotta al terrorismo.

Filo conduttore del workshop sono stati proprio i legami, sempre più profondi, tra la sicurezza delle informazioni e la sicurezza nazionale. L’allarme principale è rappresentato dal connubio tra hacking, criminalità organizzata e un nuovo modo di «fare la guerra». La raccolta di informazioni (a scopo di profitto economico o per azioni di intelligence), la distruzione di file e archivi digitali, l’impossibilità di accedere a sistemi informativi di rilevante importanza, la possibilità sempre più concreta di seri attacchi verso le «Infrastrutture Critiche Nazionali» dei diversi Paesi costituiscono uno degli incubi peggiori per chi si occupa di sicurezza nazionale.

E’ una vera e propria guerra, intrapresa da Paesi come Cina, Corea del Nord, Israele, Russia e, naturalmente, Stati Uniti, Canada, Australia e Regno Unito. Una guerra digitale, combattuta a suon di vulnerabilità informatiche, attacchi elettronici, codice maligno, intercettazioni digitali, hacker e servizi segreti.