Capezzone il ribaltonista smemorato

Via Matteo Bordone

Capezzone oggi continua a farmi venire l’orticaria perché è ancora come era prima: uno che dice qualunque cosa, anche la più democratica, con il piglio e la fermezza di un despota totalitario. Quell’instancabile voglia di tirare in mezzo, di convincere, di prendere fisicamente per la giacca, che è sempre stata di Emma Bonino e Marco Pannella, in Capezzone non c’è mai stata. Al contrario Capezzone cerca di annientare l’avversario, di sovrastarlo, di asfissiarlo nell’edera velenosa della sua retorica barocca anzichenò.

In ogni caso vorrei, qui di seguito, elencare i motivi per cui Daniele Capezzone non dovrebbe, se avesse un minimo di decoro, ostentare alcuna granitica certezza. Non dico che non si possa cambiare idea nella vita, figuriamoci, ma strillare improperi tonanti diametralmente opposti a quelli che si strillavano cinque anni prima è un po’ troppo.

Capezzone si è rimangiato tutto sui seguenti temi.

– Libertà di scelta individuale su testamento biologico e eutanasia
– Libertà di ricerca scientifica
– Antiproibizionismo
– Diritti di coppie di fatto e coppie omosessuali
– Tutela delle minoranze etniche
– Difesa del mercato e della concorrenza
– Opposizione al regime antidemocratico di Putin
– Laicità dello stato
– Trasparenza istituzionale
– Contrasto della natura oligarchica dell’economia del paese