Quelli che il Lingotto

Fabio Martini su Lastampa.it

Da una parte un drappello di innovatori – guidati dal prodiano Sandro Gozi, dalla veltroniana Paola Concia – ha deciso di rompere gli indugi e di lanciare il 27 giugno, dal Lingotto di Torino, una sfida a tutta la nomenclatura. Con parole dordine chiare: al Pd serve un «profondo rinnovamento», un nuovo programma, un nuovo stile, un nuovo leader. Candidata naturale del «gruppo del Lingotto» alla guida del Pd è lei, la Serracchiani, che 45 giorni fa ha partecipato ad una delle riunioni costitutive dellarea.

Dunque, nel lungo pre-congresso del Pd, è destinato a giocare un ruolo inatteso il fattore-rinnovamento. Per una ragione che nessuno, sinora, ha ancora esplicitato: ad ottobre, o quando sarà, il segretario del partito democratico sarà eletto dal popolo delle primarie, potenzialmente dunque milioni di persone, che ovviamente sono destinate ad agire secondo logiche diverse da quelle che può esprimere una platea di un migliaio di delegati, scremati dalle sezioni di partito. E il fattore-rinnovamento è destinato ad influenzare anche la partita molto tattica che stanno giocando i potenziali candidati alla leadership – Dario Franceschini, Pierluigi Bersani – e i tanti aspiranti king-maker, Massimo DAlema, Franco Marini, Walter Veltroni, Romano Prodi. Tutti copertissimi.

Lei Debora prova a parlar chiaro. Ieri a «Ballarò» si è presentata con la sua frangetta, il viso sorridente da ragazzina a dispetto dei suoi 38 anni e accompagnata dallinsolita clemenza di Crozza. Ma lei si è presentata subito con la grinta delle parole chiare. Al gentilissimo Giovanni Floris che si complimentava per avere superato in preferenze il presidente del Consiglio in Friuli, lei col sorriso: «Ho battuto Berlusconi? Mi permetto di dire che ho battuto anche Bossi!». E ancora Floris: cosa ha in comune con la ministra Brambilla, in studio? «Spero la passione per la politica». E quando laltra sostiene che «è meglio non parlare delle bassezze della campagna elettorale», la Serracchiani replica: «Ecco, lasciamo perdere» e il pubblico molto emotivo presente in studio gratifica la Debora con gli applausi.