In Francia è vietato criticare Berlusconi se si lavora per un imprenditore russo

Via Daniele Sensi

France-Soir meglio non scrivere su Russia e Italia. Soprattutto se capita di essere un po’ critici nei confronti del potere in carica. Il quotidiano rilevato in gennaio da Alexandre Pougatchev, figlio dell’oligarca russo Sergueï Pougatchev, ha appena liquidato senza tanti complimenti i suoi due corrispondenti da Roma e Mosca.

Ariel Dumont, collaboratrice esterna dalla capitale italiana, il 13 novembre s’è vista notificare la fine della collaborazione per telefono, dal caporedattore, Charles Desjardins. Da settimane le era stato detto di non scrivere più sul presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, amico del presidente russo Putin. “A più riprese, mi è stato rimproverato il mio ‘anti-berlusconismo’. Tuttavia, precisa, ero stata molto prudente. Utilizzavo perifrasi per parlare delle sue scappatelle, tipo: ‘la disordinata vita privata di Berlusconi’. A settembre, mi hanno fatto riscrivere un pezzo sulla Mostra di Venezia in cui parlavo del film Videocracy e delle dichiarazioni critiche di Michael Moore nei confronti del presidente del consiglio italiano. In ottobre, mi hanno fatto scrivere un solo articolo, con mille raccomandazioni. Poi, più nulla.”

Anche Nathalia Ouvaroff, corrispondente da Mosca, ha perso la sua collaborazione con France-Soir, avviata nel 2006. “Quando Pougatchev è arrivato alla testa del giornale, dapprima mi hanno fatto scrivere più articoli. In seguito, hanno sistematicamente rifiutato tutti i miei pezzi politici”. Tuttavia la giornalista ritiene di non essere mai stata “troppo critica col presidente del governo Vladimir Putin”, amico di Sergueï Pougatchev. “Oramai proponevo solo articoli su argomenti sociali, come mi richiedeva la redazione: sugli ospedali psichiatrici, sulle carceri. Ma evidentemente non si trattava di testi sufficientemente favorevoli! E’ però vero che è difficile edulcorare la realtà russa. L’ultimo pezzo commissionatomi verteva sull’Eurovisione a Mosca, a maggio”.