Matteo Bordone saluta con eleganza e pacatezza la RAI dopo la chiusura di Condor, ricordando che nelle aziende editoriali esistono professionisti straordinari e geni insieme a zoccole e incapaci intruppati. Per salvarle è necessario che i competenti e gli onesti riescano ad isolare ed eliminare nani e ballerine. Qui per approfondimenti su loglio e grano
E così me ne vado dalla RAI. In un ambiente pieno di gente che non fa nulla tutto il giorno, difesa da sindacati marci e collusi, ho conosciuto in questi anni delle persone per bene, appassionate, dedite al lavoro, sagge e capaci. Al bar, dove tutti gli impiegati parlano solo di turni, livelli e scatti di anzianità, ho fatto amicizia con uomini e donne di tutte le età, idee, mansioni: bella gente, certe volte, spesso pittoresca. Nei corridoi, dove la polvere conquista la spazio con la tenacia lenta degli zombi, ho incontrato tante di quelle celebrità, dai giganti alle mezze tacche, dai geni alle zoccole, che non so in quale altro posto in Italia. Negli uffici e nelle redazioni, dove si acquattano orde di assenteisti di professione, ho passato un sacco di tempo esaltante, ho chiacchierato tantissimo e me la sono spassata. Negli studi, presi ciclicamente come altrettanti tram da orde di incapaci con aderenze di alto livello, ho fatto insieme a tanta gente un sacco di ore di radio, tra cui un po’ proprio notevoli. Non tutte, non costantemente, ma certe sì.
Alcuni di quelli che ho conosciuto alla RAI mi hanno insegnato tante cose. Di alcuni sono diventato amico. Altri mi hanno fatto girare le balle, ma poi mi è passata sempre. A tutti, e alla RAI stessa, dico semplicemente grazie dal profondo del cuore. I miei genitori mi hanno insegnato che si fa così.