La candidatura al Nobel di internet analizzata da chi di marketing se ne intende

Via Ninjamarketing

UPDATE: la risposta di Wired

La volete sapere la verità? Siete sicuri di essere pronti a conoscere quello che si nasconde dietro la candidatura di Internet a Nobel per la Pace ? Ora possiamo rivelarvelo, dato che l’ambito riconoscimento non è stato assegnato a Internet bensì a Liu Xiaobo oppositore al governo cinese. Ebbene, in questo post, in esclusiva per Ninja Marketing (si dice così, no?), la verità sulla più grande campagna – di marketing – mai realizzata negli ultimi anni.

Ebbene sì, cari lettori, avete capito bene: campagna di marketing. E qui scatta l’appluso. Perchè nonostante il titolo roboante (che è servito ad attirare la vostra morbosa curiosità per gli intrighi, complotti e battibecchi online) devo subito deludere le vostre aspettative. Questo post non intende criticare Wired, preziosa rivista che leggiamo sempre con piacere, o Riccardo Luna, ottimo direttore di una delle nostre riviste preferite, che stimiamo e che abbiamo avuto il piacere di conoscere nei giorni del suo insediamento alla direzione della testata.

Qui si tratta di rendere onore, in qualità di studiosi e professionisti del marketing, a questa incredibile case history realizzata per promuovere il lancio in Italia della testata edita da Conde Nast (a proposito, vedo che sull’home page del sito non c’è ancora Wired, la volete aggiornare!)

Voi sapete che noi Ninja abbiamo risolto un grande dilemma, soprattutto interiore, quello se il marketing sia necessariamente una cosa brutta e cattiva o se invece possa, quando fatto in un certo modo, contribuire a migliorare la società. Noi crediamo di sì, e lo andiamo predicando da diversi anni. Per questo applaudiamo alla strategia messa a punto da Ogilvy, che dieci mesi fa ha dato il via alla campagna di comunicazione con un incontro a metà tra una presentazione ai blogger e un focus group in live streaming (ricordate la “Colazione da Wired”)

Grazie alla campagna Internet for Peace, Wired sia riuscito a fare quello che oggi devono fare i grandi brand: alimentare dei “movimenti sociali”, cavalcandone l’energia e diventando esponenti di spicco di un movimento sociale e culturale. E come ci insegnano i nostri studi socio-antropologici, un “movimento” esiste per chiedere un cambiamento, che nel caso di Wired è stato quello di far riconoscere Internet come strumento di costruzione di massa, di pace, libertà e democrazia.

Un movimento ha i suoi eroi e le sue parole d’ordine: Negroponte, Chris Anderson, Lawrence Lessig e oggi lo stesso Riccardo Luna, che è arrivato a farsi ascoltare fino nelle sedi governative a portare la voce del movimento. Wired si è posizionato, si è attestato come portavoce di un movimento sociale e culturale, quello della generazione digitale, che con il proprio vissuto always on alimenta una nuova visione tecno-socialista e chiede un cambiamento valoriale, economico e politico.

Le prossime battaglie? Sono le parole d’ordine del movimento. Come dice Riccardo Luna nel suo post: “Ci batteremo ogni giorno per tre cose fondamentali: una più che decente connessione a banda larga per tutti, il wifi libero e la libertà della Rete”. Come diciamo nel nostro libro “Marketing Non-Convenzionale”, la marca oggi deve prendere posizione. Wired l’ha fatto e sono sicuro che le vendite stanno confermando che è possibile unire marketing ad evoluzione sociale.

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