La rabbia degli indignados

Francesca Paci su Lastampa.it

Non erano tantissimi gli “indignados” italiani che aspettavano il verdetto su Papa al di là delle transenne di piazza Montecitorio. Una trentina di persone al massimo, ma determinate a far sentire la propria rabbia come quelle che il 30 aprile 1993 si radunarono davanti all’hotel Raphael di Roma per contestare Bettino Craxi lanciandogli addosso simboliche monetine. Un testimone ideale che i cittadini esasperati di oggi raccolgono da quelli di ieri.

Alle 18,20 la radiolina intorno a cui sono tutti in ascolto annuncia che il voto sarà segreto. «Ci hanno fregato, adesso si aggiusteranno come vogliono» commenta sconsolata l’insegnate elementare Carla. Troppo presto però: dopo neppure un quarto d’ora l’urlo liberatorio di Daniele rivela che per il deputato del Pdl si sono aperte le porte della prigione.

«Ladro, ladro, in-ga-le-ra…» ripete Daniele Catanzaro, 24 anni, studente di giurisprudenza. E’ venuto apposta: «Finalmente la Camera sbatte dietro le sbarre qualcuno. La gente è stufa, non è possibile che se io commetto un reato vengo arrestato e i politici no. Papa si difenderà e se è innocente sarò felice per lui ma oggi va bene così. Là dentro hanno capito che rischiano grosso, altro che lancio delle monetine…». Esce Landolfi ma si tiene lontano dalle transenne. Daniele aziona la sirena della polizia che ha portato per suonare la riscossa della giustizia: «Sono un elettore di centrosinistra ma sono furioso con tutta la classe politica. Da due anni poi non ci vedo più dalla rabbia. Sono disposto a votare chiunque in modo trasversale purchè sia una persona pulita. Ormai la pensiamo tutti così, mio fratello che non sa neppure se l’Italia sia una repubblica presidenziale mi ha detto stamattina di essere stufo. Tangentopoli non è servita a niente, prima si rubava per il partito e oggi invece si ruba per se stessi». Tangentopoli, già. Il pensionato Roberto Piperno, 65 anni, ex responsabile dell’etica aziendale in una grande società americana, c’era. «Lo spirito è quello del ’92, dobbiamo ripartire da lì, il livello etico è troppo scaduto» afferma brandendo un cartello con scritto «Parolisi sì e Papa no? Non esasperateci». Roberto non è un esagitato, parla pacatamente e non si scalda: «I miei nipoti fanno di tutta l’erba un fascio, io no. Non sono tutti ladri ma ce ne sono diversi ed è ora di veder trionfare la giustizia. Non è bello vedere qualcuno arrestato ma se deve valere la presunzione di innocenza allora deve valere per tutti. Ho visto Murdoch interrogato a Londra e qui niente, i nostri politici si offendono anche se gli chiedi conto di ciò che fanno». E’ ottimista però, e non solo per l’arresto di Papa: «Da tempo partecipo alle manifistezioni civili, prima eravamo solo pensionati ma ora ci sono molti giovani».