Toto direttori di fine stagione (3): la guerra dei Mario

Via Il Fatto Quotidiano

Con tutta evidenza, il 2011 è l’anno dei Super-Mario. Prima Mario Draghi, involatosi dalla piccola Bankitalia alla potente Bce. Poi Mario Monti, che ha preso il Paese per i capelli sul precipizio dello spread (e continua a tirare con gelida eleganza). Imprese toste, senza dubbio, anche se il prossimo superuomo sarà chiamato a una missione persino superiore, suppergiù eroica: recuperare il Tg 1 a fama e ascolti dopo l’Era Minzolini.

Quale Mario potrebbe riuscire nell’opera? Molti pensano a Mario Calabresi: a lungo inviato negli Usa per Repubblica (quindi piacerebbe a sinistra), ora direttore della Stampa (zelighianamente sabaudo, potrebbe cambiare subito tono al tg dell’ammiraglia), gradito a Giorgio Napolitano e persino a Silvio Berlusconi, ha tutte le carte in regola per tornare a Roma in carrozza. Incluso lo strapuntino Rai dello scorso inverno, quando il suo “Hotel Patria” fece capolino sulla terza rete mostrandolo alla nazione come homo televisivus. Ma se Marione, come lo chiamano i nemici per sottolineare il piglio flemmatico, non dovesse accettare cotanta sfida? Ci sarebbe Mario Orfeo, già espertissimo di corridoi a Saxa Rubra e direttore del Tg 2 fino a primavera scorsa. Il guaio, dicono, è che al Messaggero si trova parecchio bene, e oltretutto non sarebbe gentile mollare la poltrona offertagli da Caltagirone pochi mesi dopo il suo arrivo. Infine, il terzo in lizza, il più entusiasta in assoluto dell’ipotesi Tg 1, ma con minori chance di ottenere il posto: trattasi del direttore del Tempo, Mario Sechi. Uno che ha difeso il Cavaliere a spada tratta quasi fino all’ultimo, fino a quando era chiaro che l’Europa ci avrebbe messo all’angolo. Ospite fisso in tivù, editorialista brillante, rappresenterebbe l’evoluzione intelligente della specie, se non fosse che la sua candidatura pecca di un eccessivo schieramento a destra: in altri tempi sarebbe stato l’oro, in fase tecnica potrebbe essere piombo.

 

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