La scienza italiana fra bosone di Higgs e spending review

Via Silvia Bencivelli

Avrete notato la coincidenza. Si festeggia per il bosone di Higgs e si piange per la spending review.
Io c’ero, alla sede dell’Infn, mentre si stappava lo spumante. La fisica italiana nel mondo faceva la ola, ci si poteva aspettare che da un momento all’altro Fabiola Gianotti corresse sotto la rete a mostrare i muscoli alla curva: ci stavamo divertendo un sacco. Intanto uscivano le notizie sui tagli agli enti di ricerca. Tutto in un giorno.
Allora abbiamo telefonato al ministro. Cioè: il presidente dell’Infn, come da scaletta, ha ricevuto la telefonata del ministro Profumo, e invece di limitarsi a fare alè ohoh per il bosone, ha chiesto anche informazioni sulla faccia oscura di quel mercoledì: che fine faranno i nostri investimenti? I giovani scienziati e il loro lavoro? Che fine farà la scienza italiana?
La telefonata era in viva voce e giornalisti e scienziati erano lì sull’orlo della noia, col bicchiere già pieno in attesa del brindisi, pronti ad ascoltare parole di circostanza. E invece la risposta del ministro, in sintesi, a grandi linee, per come l’ho capita io e, a giudicare dagli sguardi dei presenti in sala, anche molti altri, è stata: beh, non sottovalutate anche la ricerca privata! Ah, vero. E poi, ha insistito: la ricerca è una grande impresa internazionale, è anche giusto che i nostri giovani scienziati vadano all’estero, anzi, dovremmo incoraggiarli a farlo: poi potremmo pensare di invitarli a Natale, accogliendoli sul divano letto dell’ingresso, e di restare in contatto con loro via Facebook o anche via Gugolplas, se avete capito come funziona, e magari a Pasquetta si va tutti in pizzeria.