Approvata la legge dell’Equo compenso: fumo negli occhi per non discutere dei problemi seri

Con una non comune pomposità è stata celebrata dal sito nazionale dell’Ordine dei Giornalistil’approvazione della normativa sull’equo compenso che come la altrattanto decantata Carta di Firenze non servirà a un’emerito nulla. E inutil infarcire il codice di norme nuove e non essere tassativi nell’applicazione delle pre esistenti, fino a che tutti gli enti del giornalismo italiano saranno deboli con i forti (economicamente e politicamente) e forti con i deboli (economicamente e politicamente) , finchè si faranno giochetti e populismo per conservare prebende e cariche. Ma è un mondo che si dissolverà fra poco spazzato via dall’innovazione e dai suoi modeli econoicamente e civilmente incompatibili. Basta aspettare e resistere in un mare di parole (mai fatti) inutili.

La schiavitù è abolita per legge. Nel 2012. E’ stata necessaria una norma, quella sull’equo compenso, per creare condizioni che consentiranno di porre fine allo sfruttamento selvaggio dei giornalisti. Giovani di tante età, compensati con mancette per i loro articoli, trattati peggio di quanti raccolgono pomodori o di quelle povere donne che per pochi euro all’ora hanno perduto la vita in Puglia.
Cinquanta centesimi per il web, due-tre-cinque euro per la carta stampata, vessazioni senza fine: questa è la fotografia della professione oggi.
La legge approvata apre uno spiraglio alla speranza. Non sarà facile, perché nella commissione chiamata a stabilire i parametri dell’equo compenso i giornalisti saranno in minoranza. Ma saranno capaci di fare sentire la voce degli ultimi, di quanti fino ad oggi sono stati costretti a subire il ricatto sfrontato del “se non ti sta bene, mi rivolgo ad un altro”.
Legge sull’equo compenso e Carta di Firenze, applicate insieme, consentiranno di colpire gli editori che sfruttano i giornalisti e forniranno armi importanti a quanti, nella catena di comando delle aziende, intendono comportarsi con onore.

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