L’Ordine dei Giornalisti verso la sua fine per quello che è stato: la battaglia civica di Solen De Luca

Solen De Luca è la giornalista – revisore dei conti del Lazio che ha sollevato tutta una serie di “problemi” nei conti dell’Odg laziale. Come dice Solen De Luca: questa battaglia è una breccia in un muro di omertà che piano piano si sgretolerà, non solo a riguardo dei conti, ma di quasi tutte le attività di un Odg che è l’espressione della casta autoerotica e autoreferenziale che ha distrutto il giornalismo e l’informazione in Italia, che oramai è un insieme di morti viventi. Esistono delle epsrienze e delle regioni virtuose che si distaccano da questo quadro miserevole, ma sono più un’eccezione che una regola.

Si, ha ancora un significato il simbolo di appartenenza ad un Ordine, per esempio quello del Lazio, del quale venerdi passato, si sono contestati i Bilanci annuali per spese senza alcuna giustificazione scritta, o addirittura futili… che so, 1.100 euro per caffè, tramezzini, cornetti e succhi di frutta, o 3.400 euro al mese di spese telefoniche, o ancora 34.000 euro di non meglio motivate spese di aggiornamento software, senza scordare l’incredibile voce definita genericamente “spese di locomozione”, che ammonta a 2.072 euro senz’altra spiegazione… una vera debacle di cui trovate molti altri particolari nell’articolo della collega Loredana Di Cesare sul Fatto Quotidiano, una vera sconfitta che più che fisica appare decisamente morale, immorale, in un momento in cui molti di noi sono disoccupati, precari, sfruttati, calcinculati dai propri direttori ed editori, e dall’opinione pubblica che nulla approfondisce… quelli pagati a 4 euro ad articolo (…tanto, che ci metti… un’ora al massimo…)… i veri paria dell’informazione senza alcuna speranza di un futuro certo o strutturato… i Free Lance, la tribù dei Pubblicisti in aumento, i figli di un Dio minore che si alzano ogni giorno e non sanno chi gli darà da mangiare, quelli che, almeno nel Lazio, sono 11.269 sui 20.657 Giornalisti iscritti… quelli che devono pagare per forza la tassa annuale di iscrizione all’Ordine dei Giornalisti, anche se non hanno reddito, per non parlare dell’assistenza medica, o dei contributi…

Nel frattempo i parrucconi dell’Odine Nazionale

Altri tre giorni spesi (prevalentemente male) nei saloni dell’hotel D’Azeglio di Roma, tutti insieme appassionatamente, per i 144 Consiglieri Nazionali dell’Ordine. Dopo l’approvazione, a gennaio, con due soli voti di scarto di un documento-proposta per la riforma dell’Ordine, da tutti auspicata almeno a parole ma certamente affossata nelle poche righe approvate a gennaio, Liberiamo l’Informazione, ovvero il nostro gruppo, ha offerto la disponibilità a riaffrontare il confronto alla ricerca di una soluzione condivisa almeno un po’ più dignitosa, ponendo come unica condizione la presenza al tavolo di Carlo Bonino e Pino Rea, firmatari della nostra proposta. L’esecutivo guidato da Iacopino ha invece proposto al Consiglio un gruppo di lavoro in cui c’erano Bonini e Mastroianni, oltre a Verna, Vitucci, Biassoni e altri. Nove in tutto, ma senza Rea, giudicato non degno perché responsabile di aver chiamato Iacopino con il nomignolo di Jago in una mail interna al nostro gruppo.
Romani a parte, i nostri consiglieri hanno giudicato questa esclusione inaccettabile, e quindi Carlo Bonini non ha accettato la nomina. La commissione lavorerà, non si sa bene su cosa, e se ne riparlerà a giugno.

 

3 commenti su “L’Ordine dei Giornalisti verso la sua fine per quello che è stato: la battaglia civica di Solen De Luca”

  1. Il TITANIC che affonda fagocitando la dignità di troppi passeggeri, anche nobilissimi, in difficoltà a mollare uno status ormai solo apparente. Bah, contenti loro.

  2. Caro Vittorio, ma che cos’è questo post (lo hai scritto tu?) uno scherzo? O un’azione di propaganda, memori dell’antica disinfomatia?
    Solen De Luca è stata eletta revisora da “Liberiamo l’informazione” e gruppi collegati. Sai chi la sta criminalizzando? Presto detto: “Liberiamo l’informazione” e gruppi collegati che guidano l’Odg del Lazio.
    Solen se lo vorrà potrà raccontare le volgarità delle quali è vittima e riferire anche chi le ha dato ascolto, pur cercando di mettere pace.
    Quanto a Rea, che si gloria di un umorismo da asilo infantile, giocando sui cognomi, non fa parte della commissione che, su mia proposta, ripeto su mia proposta, sta cercando di trovare una nuova ipotesi di riforma, per un fatto semplicissimo. Insulta sistematicamente quelli con i quali, i pubblicisti, vorrebbe sedersi attorno a un tavolo, trasformandoli, con la sua presenza, da “capi bastone” o “signori delle tessere” in interlocutori validi e rispettabili. Alcuni di loro mi hanno detto che non sono disponibili a questo incontro con lui. Avrei dovuto rinunciare al tentativo. O avrei dovuto accogliere la proposta di “Liberiamo l’informazione” di fare una commissione con tre di loro e cinque “capi bastone”, quattro dei quali estranei al Consiglio?.
    Sai quanti voti contrari ha avuto la mia proposta in un Consiglio di 144 membri (non tutti presenti)? Diciassette, sì 17. Gli amanti della cabala trarranno le loro conclusioni.
    Carlo Bonini era stato inserito, come ha ammesso in Consiglio, con il suo consenso e – ora sono stanco di reticenze – era stato da me informato delle ragioni che non permettevano l’inserimento di Rea. Forse era distratto, mettiamola così, ma non ho ascoltato obiezioni alle mie argomentazioni.
    Un caro saluto

    • Caro enzo i commenti sono banalmente moderati per evitare spammer e simili … comunque mi pare che sia avidente che ho scritto una parte di mia tastiera e il resto sono citazioni di altri articoli – post

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