L’economia criminale in Internet

Alberto Berretti su ZetaVu

Il malware e’ passato da una fase in cui prodotti diversi venivano gestiti indipendentemente, artigianalmente, e, verrebbe da dire, “senza fini di lucro”, o in una area grigia (spam) o da personaggi piu’ o meno pittoreschi (virus writers per divertimento, asociali vari), ad una fase che potremmo (seguendo Peter Guttmann) definire “convergente”, in cui nasce una vera e propria economia sviluppata. Virus, spam, phishing, e cosi’ via diventano semplicemente degli strumenti per realizzare dei fini economici, uscendo dalla devianza “underground” ed integrandosi con il crimine organizzato (e talvolta anche politico).

Nasce la divisione del lavoro: c’e’ chi studia e realizza virus ed altri exploit, che costituiscono la base tecnica, le “armi” della guerra. Costoro vendono, spesso a basso prezzo, i loro strumenti ad altri, che o li rivendono in un vero e proprio mercato, con tanto di marketing e promozioni. O addirittura realizzano servizi su abbonamento, con contratto di manutenzione ed aggiornamento del software analogamente – ma al contrario! – a come fanno le societa’ che realizzano antivirus.

Questi tool vengono poi utilizzati oggi tipicamente per costruire delle botnet, e cioe’, come spiegato gia’ in altro post credo, delle reti di pc controllati da una organizzazione criminale che li usa, all’insaputa del proprietario, per i propri scopi. Una botnet non e’ banale da costruire e da controllare, perche’ non deve essere “sgamata” facilmente: il pc non deve essere troppo disturbato dalla presenza del malware, che deve operare nel modo piu’ invisibile possibile. E non deve nemmeno essere troppo facile determinare la centrale di C&C (command & control) che la gestisce, per questo si e’ passati da botnet controllate mediante IRC (Internet Relay Chat) a botnet controllate via HTTP (il protocollo, ubiquito, del web) o addirittura controllate via protocolli peer-to-peer come Overnet.