Marchionne uomo dell’anno per il Sole 24 Ore

Via Sole24Ore

Fino a qualche mese fa Sergio Marchionne era esaltato con quei facili entusiasmi di cui gli italiani sono maestri. Innovatore, salvatore della Fiat, emigrante di ritorno, schivo uomo del pullover ignaro dello chic dei doppiopetto gessati. Di lì a poco ecco il rovescio dell’adulazione di casa nostra, l’insulto, lo schizzo di fiele, la denigrazione. In poco tempo il Ceo della Fiat è passato da patriota dell’automobile, austero abruzzese figlio di un carabiniere, a filibustiere, padrone assetato di profitto, «illiberale» secondo i moderati della Cgil, «fascista» secondo gli intemperanti della Fiom.

Naturalmente l’incenso di prima (perfino l’ex presidente della Camera Bertinotti ne aveva usato un po’) e le uova marce di oggi (perfino la destra ne fa uso, per non essere tagliata fuori dal populismo) non nascondono la realtà: Marchionne ha deciso di smentire le previsioni nette dell’Economist e del Financial Times che annunciavano la morte certa della Fiat e salvare la produzione di auto in Italia. Il patto con la Chrysler, benedetto dal presidente Obama, costringe Fiat alla realtà: o si produce come produce il mondo, o l’Italia non avrà più manifattura di auto. La Fiom parla di «diritti» come se tutti nel mondo non avessero diritto a un lavoro e una vita dignitosa: ma, dimentica dei suoi maestri come Bruno Trentin, non si rende conto che i diritti vanno creati nella realtà, non postulati in astratto.

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Mirafiori aspetta Babbo Natale o forse no

Via Lo Spiffero Il tentativo è quello di dare un’accelerata e di chiudere l’accordo prima Natale. La partita decisiva sul futuro di Mirafiori si dovrebbe giocare domani. Fiat e sindacati si rivedranno infatti domani, all’Unione Industriale di Torino, alle 11, per riaprire il tavolo sul rilancio dello stabilimento. La convocazione segue la lettera inviata ieri … Leggi tutto

Turin is also elegant and perbene

Il WSJ su Marchionne, Torino, Fiat, …

The holidays in Turin have certain rituals that set the city apart from others in Italy. That’s because Turin is home to the country’s largest manufacturing company, the multinational auto maker Fiat SpA, and like all big companies, Fiat is a sort of state within a state.

Besides traditional winter festivities, such as buying orange-colored boxes of handmade hazelnut chocolates at Gobino and stopping for a cup of hot chocolate mixed with coffee and cream at Café al Bicerin to fight off the Alpine cold, Turin offers parallel Fiat activities.

In this photo from 1955, Fiat 600s are driven on the roof track of the Lingotto factory in Turin. Like the car maker that calls it home, Turin, more than any other Italian city, mixes old with new, tradition with innovation.

Fiat auto workers’ kids receive gifts at the company’s annual Christmas party as the car maker’s sprawling Mirafiori factory shuts for the break. Fiat Chief Executive Sergio Marchionne delivers his annual speech to hundreds of managers gathered at the Lingotto—a former factory modeled on the Ford plant in Detroit where the Model T was born—that now houses Fiat’s executive offices.

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Marchionne il salvatore ora diventa precursore

marchionne-ftCon l’accordo siglato con Chrysler per il 35% della casa americana, l’ad della Fiat Sergio Marchionne ”e’ diventato il primo capo di un’azienda automobilistica ad avere stretto, da quando e’ iniziata la crisi economica, quello che secondo molti e’ solo la prima di una serie di alleanze” in arrivo per il gruppo torinese. Lo scrive il Financial Times in un ritratto dedicato al manager del Lingotto che con l’intesa con la casa americana ”sta scuotendo il settore” automobilistico. ”Se l’alleanza andrà bene – scrive Ft – sarà un nuovo successo per Marchionne”, definito ”un outsider” nell’establishment industriale italiano. Un manager che ”puo’ essere molto duro”, che ”chiede lealta’, ma e’ capace a sua volta di essere leale”, che ”lavora molte ore ed e’ stato capace di mettere da parte capi della vecchia guardia e di promuovere giovani cresciuti con lui che a volte chiama i suoi ‘ragazzi”’.

L’articolo del FT

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