Autocritica democratica

Via Marco Simoni

Il governo Berlusconi ha una componente nuova, nel senso di una generazione non in prima fila fino a ieri, molto visibile e seria. Questa non è una buona notizia, perchè significa che l’idea di Italia riassunta dalle personalità di Bossi, Berlusconi e Fini sta costruendo il proprio futuro. Nel campo del PD il mio giudizio è che i tentativi di rinnovamento siano insufficienti, episodici, e molto poco visibili.

La nostra logica è stata ingenua perchè i fatti delle scorse settimane, la nomina del coordinamento e del governo ombra ci suggeriscono che non esiste alcuna attenzione per capacità di elaborazione politica e culturale, capacità di organizzare comunicazione, e anche di creare consenso, a meno che queste capacità non si facciano potere.

Nel PD la preoccupazione largamente prevalente nelle azioni dei dirigenti è quella dell’equilibrio interno, equilibrio tra i gruppi di potere, o correnti, allo stato largamente personalistiche più che culturali. Questa preoccupazione è dominante su qualsiasi altra considerazione. In questo contesto, pensare di incidere sulla formazione e nella costruzione del partito per via della qualità, delle competenze, e – insisto – di capacità politiche e comunicative oggettive (mai confondere il lavoro volontario con il lavoro amatoriale), si è rivelata una illusione degna di miglior causa.