Il caos della banda larga italiana wireless

Alessandro Longo su L’Espresso

Che fine ha fatto la rivoluzione WiFi, la promessa di Internet veloce senza fili a buon mercato? Mentre all’estero va avanti, in Italia pare azzoppata nel presente e sotto grosse nubi nel futuro. Le iniziative non mancano, ma sono prive di un coordinamento complessivo. A cominciare dal WiFi più noto: quello in luoghi pubblici, aeroporti, hotel. In Italia ci sono 4.100 punti di accesso WiFi di questo tipo: un quinto di quelli francesi.

Il rischio però è che tutto sia poco coordinato. Infatti ora diverse Regioni e Province stanno facendo bandi di gara dove il vincitore sarà finanziato con fondi pubblici per creare una rete in zone di digital divide e offrire servizi banda larga senza fili. Alcune delle ultime gare, anche se sono state ideate per combattere il digital divide, finiranno per coprire comuni che sono già raggiunti dai servizi di operatori senza fili. I quali vi hanno investito propri soldi, senza sussidi. “Ora ci troveremo un concorrente che potrà fare prezzi stracciati perché sostenuto da fondi pubblici, mettendo al rischio il nostro investimento”, dice Spada. A fine ottobre e il 7 novembre si sono chiuse per esempio le gare ‘anti digital divide’ della Regione Veneto e della Valle d’Aosta (2,4 e 1,9 milioni di euro). “Copriranno comuni già raggiunti da noi e altri, come FastAlp, E4A e PopWiFi. Per esempio, in provincia di Vicenza”, dice Spada.