La FIEG studia il passaggio ai contenuti a pagamento

L’ANSA ci racconta che esiste un prestigioso steering commitee FIEG sulle news a pagamento

Le news on line a pagamento potrebbero essere introdotte presto anche in Italia. A pochi giorni dalla sfida lanciata dal magnate australiano Rupert Murdoch, che ha annunciato che entro un anno i suoi media faranno pagare l’informazione sul web, il presidente della Federazione italiana editori giornali, Carlo Malinconico, in un’intervista all’ANSA spiega che è già al lavoro un comitato per individuare le possibili formule, da sottoporre poi alla libera scelta di ogni editore. Parole chiave: flessibilità, prezzi ragionevoli e condizioni trasparenti da parte di motori di ricerca e provider. “C’é la profonda convinzione, da parte degli editori – sottolinea Malinconico – della necessità di valorizzare con ogni mezzo il prodotto editoriale proprio nel momento in cui si accetta la sfida della convergenza multimediale. Occorre fare i conti con il luogo comune secondo cui l’informazione deve essere gratuita, dimenticando che per produrre i contenuti giornalistici i costi sono rilevanti. Senza risorse non c’é qualità. Ma dobbiamo evitare l’illusione che il passaggio sia semplice e indiscriminato”. Anche per questo la Fieg ha creato “un gruppo di lavoro, uno ‘steering committee’, presieduto da Piergaetano Marchetti – annuncia – che affronterà il tema della valorizzazione dei contenuti editoriali in relazione alle nuove tecnologie informatiche e di comunicazione”.

Al comitato spetterà studiare le possibili formule – dai micropagamenti per singoli accessi a forme di abbonamento mensile o annuale – lasciando poi libertà di scelta agli imprenditori: “La strategia non può che essere del singolo editore a seconda della domanda. Semmai – sottolinea Malinconico – si è errato, in passato, a non dare sufficiente elasticità al mercato: tutto gratis allo stesso modo. Ora sarebbe illusorio passare all’estremo opposto”. Un aspetto essenziale della tutela del prodotto giornalistico, afferma il presidente della Fieg, “é la ‘tracciabilita” del contenuto editoriale, che nella rete è oggetto di un numero indefinito di riproduzioni libere cui si ricollegano ricavi pubblicitari che però non arrivano agli editori. Si calcola che il prodotto editoriale incrementa del 30% circa la navigazione su Internet: di questo incremento si avvantaggiano tutti, motori di ricerca, aggregatori di notizie, fornitori di servizi telefonici, provider di Internet, tutti meno gli editori. Questa è vera e propria ingiustizia, in senso economico oltre che giuridico ed etico, che richiede l’intervento del legislatore e delle autorità di regolazione”. Il presidente della Fieg è convinto che, nonostante l’abitudine all’accesso gratuito al web, “ci siano fruitori di contenuti di qualità, specialistici o di elevata professionalità che sarebbero disposti a pagare i servizi di cui hanno bisogno”.

1 commento su “La FIEG studia il passaggio ai contenuti a pagamento”

  1. Sul fatto che in Italia venga fatta informazione di qualità mi riservo qualche dubbio…. Magari per le testate di Murdoch, può essere valido, ma in Italia non credo proprio. Poi in Italia non ci sono già i contributi statali, che ovviamente son sempre i cittadini, lettori e non a tirare fuori? Adesso dobbiamo pure pagare un abbonamento per leggere i gossip su pagine magari ancora piene di banner link pubblicitari?… Non stiamo esagerando??
    Ah già dimenticavo gli editori sono aziende e devono guardare al fatturato, che deve essere sempre al rialzo, anno dopo anno.
    Spero proprio che i contenuti a pagamento in rete, vengano boicottati dai visitatori. Siamo già un popolo di ignoranti, almeno l’informazione lasciamola gratuita così magari qualcuno, qualcosa impara…

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