Pompe-i

Via Repubblica (le foto del party citato nell’articolo)

La morte del Pdl, la festa di compleanno del ministro Rotondi a villa Aurelia. Torce nei vialetti del parco, profumo di luglio sul Gianicolo, bisbigli di potere, schiamazzi mondani, torme di camerieri e di contractors, tartufi giganti destinati a inghirlandare le frittatine cotte sull’erba, ma prima esposti con orgoglio su un tappeto di basilico all’obiettivo del fotografo di Cafonal. Giovedì notte: Satyricon della crisi.

Euforia, risate, abbandono dopo una giornata decisiva, forse. Alla tastiera c’è Peppino di Capri. Dal décolleté del ministro Brambilla, ritratta al tavolo con una lucentissima Santanché, scappa fuori un capezzolo. Dalle parti del buffet trimalcionesco, nei pressi della postazione dei fratelli Ambrogio e Luigi Crespi, provetti spin doctor di parecchi ministri, è stato allestito un maxi schermo e al momento degli antipasti scorrono le immagini di Falcone e Borsellino, “assassinati dalla mafia”, come specifica la scritta in sovrimpressione che accompagna l’happy birthday video dedicato alla vita di Rotondi.

Per restare al primo secolo dopo Cristo. Negli ultimi giorni di Pompei, romanzo storico di Edwar Bulwer-Lytton e soggetto di tre-quattro filmoni in costume, un incombente pericolo minaccia la magica atmosfera della città aleggiando sopra le feste e i piaceri di quella città ai piedi del Vesuvio. L’energia del dispositivo letterario, che in mancanza di progetti e idealità gli osservatori della post-politica si sentono oggi spinti a prendere in considerazione, è di seguire i protagonisti dei divertimenti come già condannati – circostanza peraltro insita nel potere a prescindere dalle eruzioni.

E comunque. Il lavoro e le didascalie del vulcanico Umberto Pizzi, fotografo di Dagospia, valgono l’indubbio sforzo testimoniale di un passaggio cruciale. Nel giorno in cui si decidono le sorti del centrodestra il presidente Berlusconi, l’Ospite d’onore, è attorniato e spupazzato da una folta e ardente delegazione di sue deputate cui la vulgata ha definitivamente affibbiato il soprannome di “Forza Gnocca” – ma già ne incalza quell’altro, pure maschilista, di “Truppe mammellate”