Ghidella: la città intera (Torino) se lo cucinò come neppure nella peggiore Palermo di inizio secolo.

Francesco Bonazzi sul Secolo XIX Via Dagospia

Però quando parlava con i suoi amici stretti, come i due di Bordighera con i quali aveva spiccato il volo alla Riv­Skf, cuscinetti a sfera, non faceva il finto tonto. Sapeva benissimo che a Torino aveva perso la classica guerra di corte. E che allora quell’accusa di essere autocentrico spianò la strada alla crescita di un’altra Fiat.

Quella che dopo la sua cacciata si espanse nella finanza, nel settore difesa , nelle costruzioni civili. Ma non disse una parola neppure dopo Mani Pulite, quando i fasti di Gemina, Impregilo e Snia­Borletti mostrarono la loro faccia nascosta. Giudiziaria e finanziaria.

Quando l’ingegnere vercellese che amava definirsi un mangia­nebbia fu cacciato, a Torino venne messa in giro la voce che fosse stato beccato con le mani in chissà quale marmellata. Nessuno lo denunciò mai. Nessuno glielo disse mai in faccia. La città intera se lo cucinò come neppure nella peggiore Palermo di inizio secolo. Ghidella sapeva che perfino il salumaio della Gran Madre e l’ultimo dei tassisti avevano la loro verità: «Era bravo, ma l’hanno beccato sui soldi».

La ditta “incriminata” si chiamava Rotra e faceva motorini per tergicristallo. Però era uno sputo nell’oceano dei fornitori Fiat. Un oceano nel quale la formidabile security di Mirafiori, che secondo la Cgil dell’epoca era dedita alle schedature degli operai, aveva invece il suo vero daffare. Con decine e decine di alti dirigenti passati ai raggi X per le presunte interessenze sugli acquisti.

Ghidella rideva anche di questo, nel suo esilio svizzero. Lui che neppure i figli di primo letto, li aveva fatti lavorare in Fiat. Come invece fecero puntualmente i suoi detrattori. A Ghidella piacevano le macchine. A Parigi, quando presentò la Uno ai dipendenti nel 1983, andò alla lavagna luminosa e la disegnò perfettamente da zero. Nessuno dei suoi successori, neppure Paolo Cantarella, avrebbe saputo ripetere uno show del genere.

1 commento su “Ghidella: la città intera (Torino) se lo cucinò come neppure nella peggiore Palermo di inizio secolo.”

  1. Cantarella no di sicuro… Bravo Pasteris, bel pezzo. Ghidella era il migliore, lo è sempre stato.

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