Strategie dei grandi gruppi e libertà di stampa

La notizia ferale della settimana è stata la condanna da parte della giudice torinese Maura Sabbioni di Corrado Formigli e della Rai

a pagare 5 milioni di euro alla Fiat, più due milioni di euro per pagare la pubblicazione della sentenza su quattro giornali per diffamazione intentata dal Lingotto contro conduttore, giornalista e azienda dopo il servizio di “Annozero” del 2 dicembre 2010 “Forse Italia”. L’informazione, ha scritto il magistrato – “era incompleta e parziale e, come tale, atta a indurre nel telespettatore medio una percezione errata del confronto tra le autovetture” e procurare un danno al “sub-brand” MiTo, l’autovettura al centro dell’inchiesta dell’ex inviato di Annozero.

Luca Telese esprime il suo sdegno e i suoi timori

Il messaggio che arriva da questa sentenza é davvero preoccupante. Cosa accadrebbe a Formigli se, come sempre succede in questi casi, la Rai gli facesse pagare anche solo metá della cifra dovuta?  Se questa incredibile condanna venisse confermata ci sarebbero due conseguenze immediate: in primo luogo la vita di Formigli verrebbe rovinata (costretto a lavorare fino alla fine dei suoi giorni per risarcire il Lingotto). E subito dopo sarebbe sancito da una sentenza il principio per cui i prodotti Fiat non possono essere criticati. Insomma: chi tocca paga, colpirne uno per educarne cento. E non con un risarcimento simbolico, ma con una pena insostenibile per un privato.

Tutto questo è incredibile per almeno due motivi. Il primo: in questi stessi mesi, malgrado sentenze sfavorevoli, é stato consentito alla Fiat di escludere alcuni dei suoi operai dalla rappresentanza, senza che questo abbia comportato (per ora) sanzioni o scandalo. A Pomigliano l’azienda ha potuto evitare di riassumere tutti gli iscritti a un sindacato (la Fiom) perché giudicati ostili o indesiderati. Il che vuol dire che nessuno può criticare le merci, ma che invece si possono colpire gli uomini.

Il secondo elemento di inquietudine riguarda il collegio dei periti che ha assistito i magistrati. Un pool ben assortito, composto di professori che hanno avuti rapporti con istituzioni finanziate dalla Fiat, a partire dall’attuale ministro Profumo. Se un giornalista viene schiantato da una pena insostenibile non si colpisce solo lui, ma anche tutti i suoi colleghi, che domani dovranno pensare cento volte anche prima di scrivere una sola riga. Chissà, forse anche io dovrei preoccuparmi prima di pubblicare questo post. Viviamo in un tempo in cui i diritti dei singoli sono ridotti a dettaglio irrilevante, e le merci diventano sacre e inviolabili.

Milena Gabanelli a sua volta parte dall’ironico per centrare problemi seri

Bene, adesso sappiamo che se il prodotto Fiat non vende bene è anche colpa di Annozero, di Formigli e della Rai, condannati dal Tribunale di Torino a pagare un risarcimento danni esemplare: 5 milioni di euro oltre rivalutazione monetaria dal dicembre 2010 ed interessi. L’oggetto del contendere è la valutazione di velocità di 3 modelli di automobili, uno dei quali Fiat che viene dalla stessa pubblicizzato con la frase born to race.

Ci siamo occupati anche noi dell’industria automobilistica torinese, le testimonianze più importanti non sono state raccolte a Torino, perché Torino «è» la Fiat. Non entro nel merito della sentenza, se il giudice ha condannato avrà le sue ragioni. Se la Rai e Formigli faranno appello, in quella sede potranno senz’altro chiedere la rivisitazione integrale della questione. Mi limito a considerare due aspetti. Il primo: la perizia affidata dal Tribunale ad un Collegio di esperti composto dal professor Francesco Profumo, dal professor Federico Cheli e dal professor Salvio Vicari. Profumo, oggi Ministro, al momento del conferimento dell’incarico era rettore del Politecnico di Torino. La difesa di Formigli ha obiettato che il Politecnico di Torino viene finanziato dalla Fiat (nel 2011 Fiat e Politecnico di Torino hanno rinnovato fino al 2014 l’accordo di collaborazione che ha permesso, alla fine degli anni Novanta, di istituire il Corso di Laurea in Ingegneria dell’Autoveicolo). Dal curriculum del professor Cheli emerge che: «Da anni è responsabile di una serie di contratti di ricerca tra il Politecnico di Milano e, tra le altre, le società Pirelli Pneumatici, Bridgestone, Centro Ricerche Fiat, Ferrari Auto, Fiat Auto». Salvio Vicari, docente alla Bocconi, è stato nel consiglio di amministrazione della Valdani-Vicari e associati. Dentro la Valdani-Vicari troviamo l’ex direttore generale di Teksid France ( gruppo siderurgico fondato da Fiat). Dalla Valdani Vicari invece proviene l’attuale tax senior specialist di Fiat Services. E’ possibile domandarsi se nella loro valutazione ci sia imparzialità?

Qualche giorno dopo Mentana racconta in un’intervista degli imbarazzanti retroscena del passato

Nel sistema. Dove non nuotano buoni e cattivi, ma soltanto il sistema stesso. E la Fiat che ne ha fatto sempre parte circondata da consensi imbarazzante e applausi aprioristici della stampa generalista non può ignorarlo né pretendere di essere trattata come un potere svincolato dalle leggi. Non può censurare il diritto di critica.
Perché Fiat lo pretenderebbe?
Perché è mal abituata. Nel settore automobilistico si fanno da sempre le recensioni incrociate. Meno che in Italia, naturalmente. Mi trovi una stroncatura della Stilo, se ci riesce. La storia parte da lontano.
R i p e rc o rr i a m o l a .
Il capo delle relazioni esterne dell’Alitalia e il capoufficio stampa della Fiat erano il santo graal più inseguito dalle redazioni italiane a metà degli anni 80. Dal M a n i fe s t o al Giornale. Mammelle ausiliarie. Il tornaconto era reciproco. Sa com’è, per derogare al rigore bisogna essere in due.
Come funzionava?
A metà degli anni 80 in redazione girava una battuta.
Quale?
Invece di chiamare la Hertz telefonate all’ufficio stampa della Fiat. Ma magari la Fiat di allora fosse stata la Hertz. (Ride) Alla Hertz le macchine le paghi. L’abitudine al comodato gratuito invece era generalizzata. I miei colleghi prendevano macchine in prestito senza pagare. Una cosa ridicola, francamente ridicola. Un altro tipo di commercio a chilometri zero. I giornalisti sono stati e sono ancora una categoria “di – sponibile”. Senza dubbio.
Esempi?
Per anni i cronisti di moda e quelli che si occupano di sanità sono stati scorrazzati gratis in giro per il mondo. Venivano perfino inviati a spese delle case farmaceutiche ai congessi sulla lotta contro l’Aids.
Non capita anche ai vaticanisti?
Non possiamo trattare il Vaticano come un’azienda o considerare il Papa come un amministratore delegato. Rimaniamo sul divino.
Come evitare di cadere in tentazione?
Se non usi passaggi aerei non devi dire grazie a nessuno. Invece nel silenzio generale di Fnsi, Ordine e Rai assistiamo ogni anno a campionati di sci per i giornalisti, a tornei di tennis e sagre senza mai aver letto un richiamo netto: “È vietato prendere auto in prestito”. O sba glio?
La Fiat fa storia a sé?
È come tante altre grandi aziende. Quando si passò da Stream a Sky, Murdoch disse che sarebbero cessati gli abbonamenti gra t u i t i .
Risultato?
Panico e tristezza. Si spensero metà dei televisori di Roma.

Il commento del quotidiano della Fiat:

Stando alla sentenza, potranno esultare anche i lavoratori. «La lesione alla reputazione della Fiat Group – scrive il giudice – non può che avere avuto un diffuso effetto sul senso di dignità professionale di un assai rilevante numero di lavoratori Fiat. Un danno all’orgoglio aziendale.

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