Rai nel caos, Mizolini promette vendette

Via AMI In Rai è il caos. Il direttore generale Masi, sfiduciato il mese scorso da quasi tutti i suoi giornalisti, viene pure condannato per ‘comportamento antisindacale. Dura la sua replica: ‘l’Usigrai sembra scimmiottare la Fiom nella strada dell’autoesclusione dal confronto sindacale’. Il comunicato compare sulle agenzia stampa alle 17,37. quindici minuto dopo la smentita, … Leggi tutto

L’anno del passaggio verso i tablet

Via Luca De Biase

Nel 2010, la Apple ha di fatto creato il mercato dei tablet. E, connettendo il concetto a quello dell’iPhone, ha rilanciato il mercato delle applicazioni. Concepite come software che girano su oggetti mobili e belli.  Il 2011 si annuncia come un grande momento di passaggio per questo mercato. Al Ces stanno per arrivare molti nuovi tablet con sistemi operativi diversi, da Android a Microsoft e a Palm (probabilmente), in attesa del Rim. Questo renderà più complesso il mercato delle applicazioni. Comprese quelle editoriali.

L’editoria arrivava a prendere in considerazione le applicazioni dopo aver vissuto l’incubo della crisi della pubblicità del 2009. E sperava che le applicazioni riaccendessero il mercato dei giornali a pagamento anche nel digitale, dopo aver visto che sul web questo modello non passa. E ha pensato di poter contrapporre la logica delle apps a quella del web. Di questa idea si è fatto portavoce Chris Anderson su Wired, con il famoso e controverso (per non dire sbagliato) titolo estivo “il web è morto“. Anderson ha poi chiarito che l’eccessiva drammaticità della titolazione era un po’ dovuta a una scelta di comunicazione.

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Basta fare bene le cose e queste funzionano: altro che crisi dell’informazione

Peter Gomez su IlfattoQuotidiano

Il meglio deve ancora venire: archiviato il 2010 l’unica promessa che ci sentiamo di fare è questa. Come sono andate per noi le cose, del resto, lo sapete già: sono andate bene. L’avventura de Il Fatto Quotidiano, con le sue oltre 100.000 copie giornaliere, e quella de ilfattoquotidiano.it, con i suoi 250milia utenti unici che a volte superano abbondantemente i 300.000, dimostra che non ci eravamo sbagliati. Davvero in Italia, anzi sopratutto in Italia, c’era spazio per un’impresa editoriale che avesse un unico fine: scrivere tutte le notizie che i suoi giornalisti erano in grado di trovare.

In questi mesi si è parlato spesso di crisi dei media, della carta stampata che verrebbe uccisa da Internet, di giornali costretti a licenziare o a mettere in cassa integrazione i colleghi. Nessuno, o quasi, si è invece posto una domanda semplice, semplice: perché un lettore o un navigatore dovrebbe scegliere un quotidiano o un sito internet piuttosto che un altro?

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Youtube è una televisione

Via Repubblica

Il 2010 si conclude con un “regalo” sgradito per YouTube, DailyMotion e altri popolarissimi siti che ospitano video generati dagli utenti. Due delibere appena pubblicate dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) li equiparano a servizi radiotelevisivi, con tutte le conseguenze del caso. L’Italia è probabilmente il primo Paese occidentale a fare questo salto interpretativo, da cui derivano obblighi inediti per i siti internet. Neanche il contestatissimo decreto Romani si era spinto a ipotizzare per i siti “ugc”, fatti cioè di contenuti generati dagli utenti, incombenze come quelle disposte dall’Agcom.

Le due delibere sono quelle su web tv e web radio, approvate il mese scorso  Ma solo adesso che sono state pubblicate vi si può leggere conferma di un risvolto prima d’ora non chiaro: le nuove norme riguardano anche alcuni siti con video forniti dagli utenti. Come appunto YouTube, Dailymotion, Vimeo e molti altri ancora. “Se leggiamo le delibere, è evidente che si riferiscono anche quei siti”, conferma Guido Scorza, avvocato esperto di diritto su interne. I siti ugc diventano così “servizi di media audiovisivo” se sono vere due condizioni insieme: “sfruttamento economico” dei video e “responsabilità editoriale, in qualsiasi modo esercitata”, “da parte dei soggetti che provvedono  all’aggregazione dei contenuti”.

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Marchionne uomo dell’anno per il Sole 24 Ore

Via Sole24Ore

Fino a qualche mese fa Sergio Marchionne era esaltato con quei facili entusiasmi di cui gli italiani sono maestri. Innovatore, salvatore della Fiat, emigrante di ritorno, schivo uomo del pullover ignaro dello chic dei doppiopetto gessati. Di lì a poco ecco il rovescio dell’adulazione di casa nostra, l’insulto, lo schizzo di fiele, la denigrazione. In poco tempo il Ceo della Fiat è passato da patriota dell’automobile, austero abruzzese figlio di un carabiniere, a filibustiere, padrone assetato di profitto, «illiberale» secondo i moderati della Cgil, «fascista» secondo gli intemperanti della Fiom.

Naturalmente l’incenso di prima (perfino l’ex presidente della Camera Bertinotti ne aveva usato un po’) e le uova marce di oggi (perfino la destra ne fa uso, per non essere tagliata fuori dal populismo) non nascondono la realtà: Marchionne ha deciso di smentire le previsioni nette dell’Economist e del Financial Times che annunciavano la morte certa della Fiat e salvare la produzione di auto in Italia. Il patto con la Chrysler, benedetto dal presidente Obama, costringe Fiat alla realtà: o si produce come produce il mondo, o l’Italia non avrà più manifattura di auto. La Fiom parla di «diritti» come se tutti nel mondo non avessero diritto a un lavoro e una vita dignitosa: ma, dimentica dei suoi maestri come Bruno Trentin, non si rende conto che i diritti vanno creati nella realtà, non postulati in astratto.

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Impugna i diritti acquisiti con il tuo editore prima che sia troppo tardi

Via Franco Abruzzo

Per interrompere la prescrizione dei diritti contrattuali acquisiti pubblichiamo due faxsimile della lettera da inviare all’editore per raccomandata entro il 23 gennaio prossimo. Chiesto alla Fnsi di mettere al centro del congresso nazionale di Bergamo e dell’azione postcongressuale tutte le azioni possibili, d’intesa con sindacati, partiti e associazionismo, per correggere gli effetti nefasti della legge 183 e ripristinare i diritti cancellati da questa normativa. IN CODA il testo della legge 183/2010 con un’analisi dell’ufficio legale della Fnsi.

Un Direttivo del Sindacato dei giornalisti del Veneto è stato dedicato alla legge 183/2010, il cosiddetto “Collegato lavoro”. La relazione è stata tenuta dal legale del Sindacato veneto, Luisa Miazzi, che ha spiegato nel dettaglio i contenuti della norma ai giornalisti veneti accorsi numerosi alla riunione. Era presente al completo la Consulta dei Cdr che si stanno mobilitando per far fronte alla grave situazione che, causa questa legge, penalizza centinaia di precari e freelance solo nel Veneto.

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Le tv private stritolate fra Berlusconi, controinformazione e digitale terrestre

Luciano Borghesan su Lastampa.it

Berlusconi ci sta uccidendo», l’Sos giunge dai responsabili delle tv piemontesi che si uniscono al coro nazionale dell’emittenza privata contro il governo. «In un sol colpo – dicono – il decreto Milleproroghe spazza via 45 milioni di euro destinati alle radiotv locali e la Legge di stabilità sottrae all’emittenza nove canali (dal 61 al 69) per destinarle a Mediaset, Rai, Telecom e Sky».

E’ la rivolta di televisioni storiche verso chi si affermò in nome della «libertà d’antenna» contro il monopolio Rai: «Il gruppo Mediaset di Berlusconi persegue da tempo un disegno che prevede il nostro annientamento – avverte Davide Boscaini, da trent’anni impegnato con Quartarete -: Striscia la notizia e le Iene hanno fatto a gara per minare la credibilità delle nostre emittenti, con inchieste su aste, televendite, cartomanti, denunciando truffe, vero, ma senza mai evidenziare che certi personaggi erano diventati tali grazie a trasmissioni nazionali di Rai e Fininvest. Hanno generalizzato, e noi abbiamo perso gli introiti pubblicitari anche di chi non c’entrava con Vanna Marchi e simili. Poi il passaggio al digitale, che a noi non serviva, ora i tagli, la retrocessione a canali che si trovano sul telecomando in collocazioni inarrivabili, l’impossibilità di coprire con il segnale l’intero Piemonte, a causa della suddivisione delle regioni in più aree tecniche. Ci stanno macellando».

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Linkiesta: breve presentazione di principi e organizzazione

Linkiesta si presenta con una breve FAQ, con la presenza su Facebook e su Twitter

Cosa sarà Linkiesta.it?
Noi crediamo che in Italia ci sia spazio editoriale per un giornale di approfondimenti e inchieste su temi sociali, politici ed economici.
Per questo abbiamo deciso di fondare un quotidiano digitale che aiuti il lettore a orientarsi nel bombardamento di informazioni che ogni giorno riceve. Linkiesta nasce, insomma, per cercare di analizzare i fatti e raccontarli mettendoli in prospettiva.

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Fatto con coraggio

Via Pazzo per Repubblica Il ministro Michela Brambilla ha querelato Il Fatto per il danno di immagine arrecato al ministero per l’articolo con il titolo “Ufficio di collocamento Brambilla”. E al Fatto come titolano?

L’equazione Wikileaks

Via Columbia Journalism Rewiev WikiLeaks’s handling of the State Department cables has been markedly different. Rather than make the mass of documents available in a single bulk disclosure, WikiLeaks has instead been publishing cables drip by drip, redacting sections of some after weighing input from the newspapers who sought comment from U.S. officials. Of a … Leggi tutto