Donne e Media a Roma il 25 novembre

Vogliamo un Paese che rispetti le donne” è stato il grido di un milione di donne italiane scese in piazza a febbraio per rivendicare maggiore dignità e pari opportunità in un Paese ancora molto maschilista, dove l’apparenza conta più di qualsiasi merito, competenza professionale o qualità personale. Un Paese dove fare la velina è tra le professioni più ambite, dove grazie alla politica abbiamo imparato che cosa sono le escort e, grazie alla tv e alla pubblicità, siamo convinti che il modello femminile al quale assomigliare sia quello di una bambola di gomma tanto perfetta e lucida, quanto finta ed effimera, tanto sorridente, quanto muta e vuota.

Come si è arrivati a tutto questo? È tutta colpa dei media, della tv in particolare, e dei falsi modelli che trasmettono? O i media fanno da cassa di risonanza, amplificatori di una questione che è prima di tutto sociale e culturale, insita nel nostro vivere quotidiano e nel nostro sentire comune?

Qualunque sia la risposta è necessario parlarne apertamente, sensibilizzare l’opinione pubblica e coinvolgere i media affinchè passi un nuovo messaggio. Bisogna individuare modelli alternativi ai quali guardare, giungere a una diversa definizione e comunicazione del femminile.

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Il curatore dell’informazione

Via Ejo Qualche anno fa era capitato a molti uno strano fenomeno. Cercavano in rete informazioni sulla multimedialità e sulla comunicazione nel web e venivano puntualmente dirottati verso un sito in più lingue dal titolo decisamente a tema: www.masternewmedia.org realizzato da Robin Good che, a giudicare dal nome, sembrava un probabile esperto di multimedialità anglosassone. … Leggi tutto

Morte mediatica (e truculenta) di un dittatore

Via Ejo

Scriveva Massimo Gramellini sulla Stampadi venerdì: “Non c’è mai nulla di glorioso nell’esecuzione di un tiranno. La vendetta resta una pulsione orribile anche quando si gonfia di ragioni. Ci vogliono Sofocle e Shakespeare, non gli scatti sfocati di un telefonino, per sublimarla in catarsi. Gli sputi, i calci e gli oltraggi a una vittima inerme, sia essa Gesù o Gheddafi, degradano chi li compie a un rango subumano”.

Vale anche per la gran parte dei media, inclusa La Stampa, che hanno tramesso, pubblicato e diffuso le immagini atroci e il video del dittatore ancora vivo e gravemente ferito e successivamente morto e oltraggiato?

La foto del rais sanguinante era sulle prime pagine di tutta la stampa internazionale compresa quella italiana. Hanno optato per scelte editoriali più soft quotidiani tedeschi Frankfurter Allgemeine Zeitung e Süddeutsche Zeitung, la svizzera Neue Zürcher Zeitung e il New York Times.

Ma in generale la tendenza è stata quella di pubblicare senza veli e senza censura tutto il materiale fotografico, video e audio che raccontasse gli ultimi attimi di vita di Gheddafi.

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