L’inizio della Diaspora

Diaspora, il progetto open source di piattaforma di Social Network, anti Facebook, ha rilasciato una sua prima developer version Today we are releasing the source code for Diaspora. This is now a community project and development is open to anyone with the technical expertise who shares the vision of a social network that puts users … Leggi tutto

La morte nei social network

Via Pandemia La morte è un tabù. Meno se ne parla, meglio è, sembra. Eppure, in tema di social network, il tema è destinato a diventare di forte discussione. Cosa succede alla nostra identità digitale dopo la morte? Chi gestisce i nostri spazi? Meglio chiudere tutto o lasciare memoriali? Le domande sono tante, quante le … Leggi tutto

Il social network fatto a film

Via Mashable Columbia Pictures has just released the very first teaser trailer for its upcoming film, The Social Network. Like the poster that debuted last week, the teaser is sparse in its detail, but intriguing and provocative at the same time.

Il lento inesorabile declino di Digg

Via Dario Salvelli

In un web sempre più aggregato e spezzettato muore quello che è stato per anni il principale aggregatore (e simbolo) dei geek ma non solo. Quando si installava WordPress non poteva mancare il suo plugin, era al primo posto tra tutti affinchè le persone votassero i tuoi post accrescendone la popolarità sul servizio. Oggi le notizie forse non si leggono più per prima e solo su Digg come accadeva qualche anno fa ma arrivano in altri posti, sui social network, attraverso le applicazioni mobili. Vale lo stesso per Slashdot e Reddit che sono diventati soprattutto aggregatori di discussioni e commenti, citazioni.

Dall’altra parte anche strumenti come Google News hanno dimostrato una debolezza nel controllo delle notizie evidenziando l’inadeguatezza della qualità degli algoritmi nelle scelte, nei filtri, nelle rettifiche, che diventano di qualità soltanto attraverso una redazione umana.
Digg ha perso un terzo del traffico nel solo mese di Aprile con un crollo devastante mentre i cloni italiani dell’editoria sociale, OkNotizie, Diggita, ZicZac, non mi sembra se la passino meglio per volume di traffico ed importanza dei contenuti: quanti di voi s’informano usando questi strumenti?

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Lo stato di Linkedin

Vincenzo Cosenza fotografa il fenomeno Linkedin In Italia e nel mondo LinkedIn ha quasi 69 milioni di utenti sparsi in 200 nazioni. U.S.A., India e U.K sono quelle col maggior numero di membri. L’Olanda mostra il maggiore tasso di adozione al di fuori degli Stati Uniti. Gli uomini (61%) superano di gran lunga le donne … Leggi tutto

Su Quartarete si parla di Facebook e social network

Mercoledì 19 maggio dalle ore 21.00 alle 22.30 circa andrà in onda in diretta su Quartarete una puntata di Balon la trasmissione di Patrizia Corgnati sul tema Fenomeno Facebook. Si discuterà di social network con particolare riferimento a Facebook: implicazioni sociali, psicologiche, prospettive in termini di comunicazione e future applicazioni.

Ospiti della trasmissione:  Sara Monaci, Samuele Camatari, Tin Hang Liu,  Claudia Biscione,  Ennio Martignago,  e Cristiano Tassinari.

Qui la diretta in streaming

Se volete dire la vostra sul tema, fare domande o proporre esperienze potete commentare questo post o farvi un giro su Facebook o Friendfeed

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Il vero social network continuerà a chiamarsi WWW

Via Lsdi

Sognavamo il  “web sociale” (almeno io), e Facebook lo fa! Ma somiglia più a un neonato bruttino che a un bel bambino. Lanciandosi alla conquista del web attraverso la monetizzazione con gli inserzionisti dei nostri dati personali recuperati ormai dovunque li lasciamo con  la nostra navigazione, Facebook sta ormai per diventare un problema ancora più grande di quanto non sia mai stato Google.

E questa evoluzione ha il profilo di un web che non evolve affatto verso il meglio, come potevamo sperare.

Avrei voluto che questo web sociale emergesse di più dal lato della blogosfera, da una costruzione spontanea originalissima e autogestita di blog interconnessi, che avrebbe prodotto la sua agenda dell’ informazione.

Ma quest’ ultima oggi è moribonda, sotto gli assalti incrociati delle reti sociali che la svuotano della sua sostanza e dei media mainstream che tentano di recuperare alcuni blogger e marginalizzarne altri, per soffocare l’ emergere di quella che essi vedono solo come una concorrenza.

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Google Buzz, più Friendfeed che Twitter o Facebook, con il pregio della geolocalizzazione

twitter friendfeed facebookGoogle ha lanciato Google Buzz il suo servizio sociale con l’evidente obiettivo di contrastare la crescita degli altri competitor come Facebook e Twitter. Era da un po’ che ci si stupiva che BigG non riuscisse ad inventarsene una delle sue per colonizzare appieno il mondo dei social network. Anche se è presto per fare analisi e in queste ore sta avvenendo la migrazione degli account Gmail che piano piano si trovano anche Buzz disponibile sembra che  siamo di fronte a un servizio con ottime chances di successo.Google hanno scelto pragmaticamente di interpretare un adagio semplice: se non hai una buona idea, copiala !

Google Buzz sembra moltissimo a Friendfeed con in più tutta la facilità del mondo Google. La scelta strategica però appare sensata: obiettivo primario puntare all’utilità d’uso del servizio.

I media tradizionali da tempo stanno facendo da grancassa dei successi di Twitter e Facebook, inducendo aziende e cittadini a sbarcare su questi con risultati altalenanti. Oramai piccole e grandi aziende, giornali, enti, associazioni, circoli ricreativi, bocciofile e altro ancora si sono aperti un account Twitter che mediamente usano come megafono delle loro attività o spesso come piccolo, grande strumento di spam veicolando link alle loro risorse web, sperando che i followers  visitino le pagine in questione. Agli estremi opposti Facebook è diventato la sarabanda globale con di tutto di più, un media in cui il rapporto segnale-rumore si fa bassissimo e la confusione sovrana da megalopoli ipertrafficata è il pane quotidiano.

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150 amici virtuali possono bastare

Via Repubblica Centocinquanta, né più né meno. Questo è il numero di amicizie che il cervello di una persona è in grado di gestire su Facebook. Il “tetto” di legami virtuali possibili dipende dalla dimensione della neocorteccia, cioè la parte del cervello usata per elaborare il pensiero cosciente e il linguaggio, che ha un limite … Leggi tutto

Le scimmiette sociali e gli esperimenti poco scientifici

Via GigaOm

Why do so many journalists and traditional media outlets see social media services like Twitter and Facebook as a threat? Maybe it’s a result of too many breathless headlines about how they’re going to replace traditional journalism (headlines that mostly appear in traditional media outlets, but don’t get me started on that).
Now a group of journalists has apparently agreed to “prove” how useless these tools are by locking themselves in a farmhouse for five days and reporting only news they receive through Twitter and Facebook.

To make matters worse, the journalists in question won’t be able to use the web to follow any of the links they get through Twitter or Facebook, or verify any of the news that’s reported — they will apparently have to write based on just the information coming in through those two networks. This is like giving a journalist a phone and telling them they can only report information from incoming calls, but no dialing of their own.

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