Ipotesi sui destini di Fiat americanizzata

Via Repubblica.it

Torino capitale europea del colosso FiatChrysler. Quali conseguenze pratiche avrebbe questa scelta? Mentre la polemica degli ultimi giorni riguarda soprattutto il piano politico e sindacale, è ben più difficile capire quali sarebbero gli effetti concreti di una simile decisione. Oggi gli Enti centrali di Mirafiori governano su un impero che va dal Brasile all’Argentina alla Turchia, con joint venture in India e in Cina. Che cosa significherebbe per Torino veder ridurre il raggio d’azione alle sole attività del Vecchio continente? E, soprattutto, quanto ci perderebbe Torino rinunciando a diventare la testa della nuova impresa che nascerà dalla fusione italoamericana?

L’ipotesi che si sta facendo strada tra le indiscrezioni che circolano in queste settimane, è infatti quella di dividere in due parti la progettazione affidando le utilitarie all’area torinese e la gamma medio alta all’America. Concretamente questo significa che i segmenti fino al B (dalle city car come la 500 alla Punto passando per la Panda) continueranno ad essere disegnati e pensati a Torino mentre i segmenti superiori finirebbero in Usa. Già oggi la piattaforma che servirà a produrre il suv a marchio Alfa deriva da un’architettura americana. Analogamente è probabile che vengano divise anche le attività di progettazione delle auto ecologiche: con il metano che resterà a Torino e l’elettrico che finirà negli Usa. Uno schema di questo genere avrebbe conseguenze inevitabili anche sulle aree del commerciale e degli acquisti e sulle aziende dalla fornitura che fino a ieri operavano anche nei segmenti medioalti.

2 commenti su “Ipotesi sui destini di Fiat americanizzata”

  1. E' interessante, ma mi pare che un'ipotesi di questo tipo non possa che essere il primo passo per giungere ad uno scenario assai più netto: la totale dismissione di tutte le attività di design, progettazione e sviluppo in Italia.

    Certo, non si possono fare processi alle intenzioni, eppure il ragionamento svolto da Luciano Gallino su Repubblica il 27 marzo mi pare ineccepibile: "dove va il quartier generale, là vanno anche ricerca, sviluppo, progettazione. Per forza di cose: qualsiasi modifica attuata per ragioni di produzione o di mercato su un'automobile in via di progettazione o ristrutturazione, si tratti di dimensioni della vettura o di caratteristiche del motore, di sospensioni o di sterzo, di impianto frenante o di trasmissione, si ripercuote su tutte le altre. Per di più coinvolge i fornitori di componenti dei diversi livelli, visto che un' auto è poi prodotta per tre quarti proprio da loro. Un tale processo deve essere governato da vicino dai massimi dirigenti della società. E' questa la ragione per cui tutti i maggiori costruttori di auto hanno il principale centro di design, progettazione e sviluppo nella stessa città in cui hanno il quartier generale." (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/03/27/se-la-sede-del-gruppo-lascia-torino.html)

    Se questo è il futuro, le conseguenze per Torino saranno pesantissime ed è bene esserne consapevoli. Anche perché, nel frattempo, la città non sta creando nuove imprese in altri settori innovativi, o quanto meno non lo fa in modo così significativo da poter sostituire la filiera dell'auto con altre filiere.

    Insomma, Riccardo Gualino e Adriano Olivetti cercansi.

    Tu cosa ne pensi?

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