Quando in televisione si parla seriamente di internet e informazione

Questa mattina La7 ha trasmesso  in Omnibus un dibattito intitolato Media e informazione, ritorno al futuro ? Presenti in studio Massimo Gaggi , Marco Bardazzi, Diego Bianchi, Claudio Velardi, Riccardo Luna e Alessandro Gilioli. Una trasmissione da rivedere, se l’avete persa, perchè è una delle prime volte in cui si discute in televisione di informazione … Leggi tutto

Che fine ha fatto il Cubo di Telecom ?

Dopo il lancio del Cubo Telecom si era creata grande aspettativa per il nuovo giocattolone multimediale commercializzato da Telecom Italia, si aspettava il cubotto per testarlo, se ne era discusso per un po’ in rete, forse c’erano stati dei problemi tecnici. E ora che fine ha fatto il Cubo ? Update: la discussione continua anche … Leggi tutto

Più ebook che giochi su Itunes

Via Gigaom People love their iPhone apps — after all, Apple has sold over a billion of them since it launched the phone. And a big proportion of those apps are games. But you know what else a growing number of people love to have on their iPhone? Books. According to Mobclix, which does mobile … Leggi tutto

Negli Usa il sorpasso dell’online sulla carta è realtà

Via Marco Pratellesi (immagine  gentilmente suggerita da Pazzo per Repubblica) Secondo una ricerca firmata Pew Research Center, negli Stati Uniti si è verificato lo storico sorpasso dell’informazione online rispetto a quella cartacea. Ormai sono di più gli americani che leggono le news sul web di quelli che le leggono sulla carta. Ce lo racconta in … Leggi tutto

La facitura della squadra fortissimi per difendere la dignità di un paese

Arianna racconta come ha messo su in un pomeriggio un atto di dignità decomcratica (ore 14.00 di lunedì 52 mila adesioni)

E’ andata così. E’ andata che alle 13.30 di venerdì 26 febbraio al Tg1 un giornalista della tv pubblica ha dato una notizia falsa. E’ andata che mi sono sentita morire e sono rimasta senza parole e il mio amico inglese Chris – nel suo italiano alla Stanlio e Ollio – ha detto: oh oh oh oh oh ma se passa questo può passare tutto!

E’ andata che allora che ho capito che qualcosa bisognava dire, che qualcosa bisognava fare.  Il giorno dopo ho deciso: chi garantisce i cittadini dal rispetto della deontologia professionale da parte dei giornalisti? Un giornalista che dà una notizia falsa, specie sul primo tg del servizio pubblico, non dovrebbe chiedere scusa?  Un Tg che manda in onda una notizia falsa non dovrebbe rettificare?

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Liberi di scegliere il proprio browser

Prende vita da Mozilla il progetto Opentochoice dedicato ai duecento milioni di navigatori su internet in Europa che dal primo marzo dovranno scegliere quale browser web utilizzare. Dopo anni di trattative, la Commissione europea ha infatti raggiunto un accordo con Microsoft che prevede l’impegno da parte dell’azienda di Redmond di non implementare piu’ Internet Explorer … Leggi tutto

Google, responsabilità ed avvocati

Via Ennio Martignago

Perché la notizia dell’ultima ora è la condanna di Google? Certo per ridurre l’impatto dei ricilatori italiani. Ma anche perché qualcuno sta muovendo forti gruppi di pressione su questo fatto e ci si paragona ai Cinesi. Premesso che chi scrive è utilizzatore di Internet da prima della nascita dei browser e che ha sempre visto questo strumento come un caposaldo della democrazia. Tuttavia per me quella democrazia è quella di Electronic Frontiers Foundation e di quella vecchia di Barlow, Kapor e Gilmour, non dei residui attuali. Per intenderci quella democrazia dell’utente che quando degli avvocati usarono la rete per farsi pubblicità bloccò il loro server di posta per giorni fino a farli desistere dalla loro esperienza di Internet.

Oggi siamo agli antipodi di tutto ciò, quegli avvocati di allora sarebbero la timida anima dell’Internet odierna e questa ha soprattutto un nome, quello controverso e ambiguo con due o. Limito la questione del filmato ad una breve osservazione: se in un giornale apparisse uno stupro di un bambino, quell’azienda non potrebbe dire che è solo colpa degli autori delle foto e nemmeno dei giornalisti. Esiste una responsabilità per tutto ciò. Qualcuno che pensa di essere più furbo può far finta di dire che l’innovazione è fuori da queste regole patetiche dei vecchi media. Peccato sia falso e manipolatorio. Le radici delle reti sono fortemente intrise di etica, mentre quelle di questo subprodotto capitalistico mediatico del neo-colonialismo clintoniano sono il contrario. Sono il peggio del reality e del talent show messo insieme.

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Caso Google privacy: attendere e capire è meglio che sbandierare partiti presi

Un tentativo equilibrato e prudente di commento da parte Carlo Felice Dalla Pasqua sulla sentenza odierna della Procura di Milano contro Google

Strano paese l’Italia, dove si dice che senza conoscere le motivazioni non si può commentare una sentenza e dove, poche ore dopo, proliferano già i commenti pro o contro (soprattutto contro) la sentenza con la quale sono stati condannati tre dirigenti di Google.  Senza dare giudizi definitivi, partiamo dal presupposto che internet ha radicalmente cambiato i comportamenti e le abitudini sociali di molti (e quindi devono cambiare le leggi che regolano quei comportamenti), ma non può essere un luogo legibus solutus. Evitiamo quindi di gridare allo scandalo per partito preso.

Certo, se il giudice avesse stabilito che Google è responsabile semplicemente per aver messo a disposizione la piattaforma, ossia lo spazio, sul quale altri hanno commesso reati a sua insaputa, si tratterebbe di un esempio pericoloso. Sarebbe come dire che Trenitalia è responsabile se avviene un delitto su un vagone di un suo treno o che l’Anas deve essere condannata per un incidente avvenuto su un tratto di strada da lei gestito. O come se fosse colpa vostra se invitaste qualcuno a casa per un caffè e questa persona cominciasse a sfasciare quadri, mobili e soprammobili. Perché, mutate poche cose, quello è il ruolo di Google nel caso in questione. Certo, può essere accaduto che un giudice abbia clamorosamente sbagliato valutazione: è già accaduto, per esempio, che un giudice di Aosta abbia equiparato un blogger al direttore responsabile di un giornale, tanto per non uscire da internet.

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