La grande storia degli ebook reader Kindle e Nook inesistenti

Una storia su cui farà luce la magistratura, una partenza da segnalazioni dal basso e una convergenza al volo fra un grande quotidiano e un ottimo blogger-cronista. Ecco un ennesimo esempio di come la comunicazione in rete e la buona informazione diventino uno straordinario servizio per i cittadini.

Tutto inizia con un messaggio di Palmasco su FriendFeed del 10 novembre

Kindle. Come un pollo l’ho ordinato a Kindle Italia, pensando: pago una decina di euro in più, però lo ricevo subito. Dove cazzo vivi Palms? Ovviamente il mio ordine #81, approvato il 30-10-09, non è ancora arrivato. Bel sito però, Kindle Italia, hanno un servizio di supporto online addirittura. 3 mail mie, nessuna risposta. Che pollo.

La discussione rimane circoscritta a quel messaggio e a post in rete fino a metà gennaio, quando in parallelo Corriere.it e il grande LorenzoC alias Lorenzo Campani partono come segugi sulla notizia.

Leggi tutto

Kublai Camp 2010 oggi a Roma

Oggi si svolge a Roma dalle 9.30 alle 18.00 presso l’Istituto Superiore Antincendi, l’edizione 2010 del Kublai Camp, il meeting annuale di Kublai, la community nata su iniziativa del Ministero dello Sviluppo Economico . Durante il Kublai Camp verrà assegnato il premio al miglior progetto creativo per lo sviluppo del territorio tra gli oltre 50 … Leggi tutto

Techcrunch hacked: conseguenze della bit war o semplici problemi di sicurezza ?

Techcrunch, il seguitissimo sito guidato da Michael Arrington è stato bucato La pagina Twitter di Techcrunch , quella di Arrington e quella del co-editor Erick Schonfeld sono ancora senza informazioni a proposito. Negli Usa dormono ancora profondamente. UPDATE: – verso le 11.00 ora italiana Techcrunch è ripartito – Il resoconto in progress di TechCrunch

Perché il potere (compresi i suoi tirapiedi) ha paura del web

Federico Rampini su Repubblica

“Il nostro obiettivo è cambiare il mondo”, è uno slogan di Eric Schmid, il chief executive di Google. Lo stesso Schmid che quattro anni fa, all’inaugurazione del motore di ricerca in mandarino, con l’indirizzo locale segnato dal suffisso “. cn”, dichiarò: “Siamo qui in Cina per rimanerci sempre”. Ora quelle due affermazioni – cambiare il mondo, rimanere in Cina – sono diventate tra loro inconciliabili. Se Google non accetta le regole di Pechino, e la censura delle autorità locali, la sua avventura cinese dovrà chiudersi. Lo scontro epico che si è aperto fra la più grande potenza di Internet e la più grande nazione del pianeta, è destinato a ridefinire nei prossimi anni l’architettura globale del web, i limiti geopolitici della libertà d’informazione, e il nuovo concetto di sovranità nello spazio online.

Il precipitare degli eventi ha colto tutti di sorpresa, almeno in Occidente. Questo copione non è stato scritto né a Mountain View, il quartier generale di Google nella Silicon Valley californiana, né tanto meno a Washington nelle sedi del potere politico. Negli scenari più pessimisti elaborati dal Pentagono, quando due anni fa l’Esercito Popolare di Liberazione centrò in pieno un proprio satellite in un test di guerre stellari, fu detto che la conquista dello spazio sarebbe stata la prossima sfida tra l’America e la Cina. Nessuno aveva messo in conto quello che sta accadendo da due settimane: l’improvviso gelo tra i soci del G2 per il controllo del cyber-spazio.

Leggi tutto