Da Mirafiori a Wikileaks e ritorno

Stefano Rodotà via  Repubblica e MicroMega

Le parole, i toni, l’argomentare sono di fastidio di fronte alla critica, alla discussione pubblica che pure è il sale della democrazia. Pare evidente che Sergio Marchionne voglia mostrare la regola della forza.

Ha ribadito che suo, e soltanto suo, è il potere di vita o di morte su Mirafiori. Una spada gettata su una bilancia già sospetta d’essere alterata. È così eccessivo questo atteggiamento che viene quasi il sospetto che l’amministratore delegato della Fiat voglia favorire il “no” al referendum, per essere finalmente libero di muoversi in un mondo globale dove tutti gli aprono le porte e gli offrono braccia a qualsiasi prezzo. Un referendum, peraltro, che egli stesso svuota del suo significato proprio, visto che ne rifiuta pregiudizialmente uno dei possibili risultati. Lo sappiamo da sempre che è facile volgere a proprio vantaggio una guerra tra poveri. Per sfuggire a un impoverimento che attanaglia un numero crescente di persone, vi è sempre qualcuno che accetta di vendere la sua forza lavoro riducendo garanzie e diritti. È questo il dono del realismo del Terzo Millennio, dove l’efficienza economica cancella ogni altro valore?

Se vogliamo analizzare più in profondo le dinamiche in corso, ci accorgiamo che qualcosa accomuna la vicenda Fiat e quella che riguarda WikiLeaks. Si tratta del modo in cui il potere si sta redistribuendo nel mondo globale, chi lo esercita, chi può controllarlo. E questa novità non si coglie con i soli strumenti tradizionali, riferendosi solo al sistema delle relazioni industriali, alla tutela del segreto di Stato. Bisogna partire dalle logiche alle quali si rifanno i nuovi padroni del mondo, che non si sentono titolari di un potere controllabile e, invece, si muovono ritenendosi investiti di un potere sciolto da ogni vincolo.

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Perchè Friendfeed piaccia o non piaccia è un social coso meraviglioso !

Un modesto twit dello scrivente che fra un colpo di tosse e l’altro ieri sera ha segnalato una uscita di Matteo Renzi sul caso Mirafiori ha poi generato una interessante discussione sulle implicazioni dirette e indirette dell’accordo che sarà a breve sottoposto a referendum. Punto di partenza la lettura del testo dell’accordo e una segnalazione … Leggi tutto

Le relazioni industriali dopo Marchionne

Via Lavoce.info

L’accordo alla Fiat voluto da Sergio Marchionne pone fine al contratto nazionale di lavoro che aveva caratterizzato le relazioni industriali di questo dopoguerra e supera di fatto l’accordo del 1993 che aveva consentito di battere l’inflazione e di far entrare l’Italia nell’euro. L’accordo di Mirafiori rappresenta il primo contratto aziendale che viene a sostituire quello nazionale. Se anche qualche azienda della filiera dell’auto dovesse successivamente agganciarsi all’accordo, non per questo esso tornerebbe a essere un contratto nazionale. Ed è da prevedere che altre grandi aziende si avvieranno su questa strada. Già nei giorni scorsi Fincantieri ha denunciato il suo disagio con il contratto di lavoro e con l’assistenza della Confindustria in alcune provincie.

C’è una logica in questa tendenza. Le grandi imprese sono sempre meno interessate al mercato nazionale e guardano ai mercati internazionali. Inoltre, il riferimento settoriale con cui si costruiscono i contratti di lavoro sta tramontando. Le imprese sono interessate più ai mercati di sbocco che alle classificazioni settoriali di natura merceologica. Si delinea così un quadro di relazioni industriali dove saranno le singole imprese a decidere se far ricorso a un contratto aziendale o se applicare il contratto nazionale. Quest’ultimo finirà per essere essenzialmente il contratto delle piccole imprese, ossia di quelle aziende che pensano di non avere strumenti per negoziare un contratto autonomo. Sono anche imprese che non vedono di buon occhio lo svilupparsi di una concorrenza attraverso contratti differenziati per accaparrarsi i migliori lavoratori. Proprio per evitare una tale concorrenza, alcune di esse faranno ricorso a contratti territoriali. Il contratto nazionale costituirà una sorta di base minima per i contratti aziendali, anche se con il passare del tempo sono prevedibili differenze sostanziali che finiranno per renderne difficile la comparazione.

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Una lettera da un gruppo di italiani all’estero sul caso di Mirafiori

Via Indipedia “Siamo un gruppo di italiani sotto i 40 anni che vivono e lavorano all’estero, ma che continuano ad avere contatti diretti con l’Italia a cui ci legano affetto e nostalgia, accompagnati dalla rabbia di vederlo in costante declino. Nessuno di noi si è finora impegnato direttamente in politica, pur essendo simpatizzanti per la … Leggi tutto

Un diverso punto di vista sul mercato automobilistico italiano

Via Dagospia

Un milione e mezzo di auto prodotte in Francia nei primi nove mesi del 2010. In Germania 4,1 milioni circa, oltre 930mila in Gran Bretagna e 1,4 milioni in Spagna. Solo 444mila in Italia. Parliamo di fior di Paesi europei che, in un anno certo non di grande boom, hanno prodotto in casa loro una enorme quantita’ di auto, con leggi civili e costi europei. E per carita’ di Patria non citiamo Polonia e Repubblica Ceca, che qualcuno potrebbe non ritenere paragonabili in tutto e per tutto all’Italia.

Questi dati desolanti pubblicati oggi da Repubblica , e con la precisazione ad esempio che in Germania l’operaio guadagna 500 euro al mese più’ del collega italiano, sono un macigno sulle tante balle spacciate da anni dalla Fiat e dai suoi giornali e politici amici. Il problema dunque non e’ la globalizzazione, ne’ la Fiom Cgil che pure qualche suo problemino culturale lo ha. Il problema sono la Fiat, il suo management e la famiglia che ne mantiene il controllo con l’aiuto di molti soldi altrui.

Ieri era uscito un altro dato: Audi investira’ in quattro anni oltre 11 miliardi, dei quali circa meta’ in Germania. Marchionne, ma di cosa stiamo parlando? Qui ci sono sul tavolo 11 miliardi di investimenti della sola Audi, non certo un produttore di auto di massa per il popolo. La grande abilita’ della Fiat e’ stata in questi anni far credere a tutti che c’era un problema di mercato mondiale di cui era vittima la Fiat, ma che, soprattutto, le auto non si vendono perche’ per motivi di contesto esterno si produce poco e male in Italia. E’ vero l’esatto contrario: si progettano e si vendono male le auto fiat sicche’ la produzione in Italia cala a livelli ridicoli.

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Veltroni e i maoisti della Fiom

Diego Novelli su Nuova Società

Walter Veltroni, in compagnia di alcuni suoi compagni (ex Pci) dirigenti del nuovo Partito Democratico colpisce ancora. In una lunga lettera al direttore de La Stampa spiega «tre ragioni del SI a Marchionne» ed in polemica con la Fiom parte nientemeno che da Bruno Buozzi (1923) risalendo “per li rami” sino ai professori Berta ed Ichino, portando come pezza d’appoggio anche il programma elettorale del 2008 del suo partito, la dove si poneva la necessità di un nuovo modello del “patto sul lavoro”, del luglio del 1993, con un nuovo obiettivo: l’incremento della produttività, introducendo fortissime innovazioni nel nostro sistema economico aprendolo agli investimenti stranieri.

L’ultimatum ricatto dell’uomo che non usa mai la giacca come i comuni mortali altro non sarebbe che l’interpretazione, sia pure con una certa «durezza» delle idee del Pd, in materia di relazioni sindacali, per renderle capaci di regolare il rapporto e le prestazioni di lavoro nelle fasi di investimento, reclamate dalla competizione globale e dalla innovazione tecnologica.

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Il referendum sull’accordo di Mirafiori il 13 e 14 gennaio

Si prevedono giorni intensi e forti campagne di condizionamento Via Repubblica La data è stata decisa: il referendum sull’accordo per il rilancio dello stabilimento di Mirafiori si terrà il 13 e 14 gennaio. Lo si apprende da fonti sindacali, secondo le quali l’esito della votazione si potrà conoscere già nella serata di venerdì. I primi … Leggi tutto

Il giorno più lungo per Fiat

Via Lo Spiffero

Giornata storica per la Fiat dopo lo scorporo della società. L’amministratore delegato, Sergio Marchionne, presente come padrino al battesimo delle contrattazioni in Borsa di Fiat Industrial, l’azienda del gruppo che produce camion e trattori, separata da Fiat Spa, alla quale sono rimasti l’auto e altri asset. Chi detiene azioni “ex-Fiat” avrà in portafoglio entrambi i titoli del Lingotto. Mentre il mondo economico tiene gli occhi puntati su Piazza Affari, resta però un altro grande tema sul tappeto, i rapporti tra Cgil e Fiom in vista del referendum sull’accordo di Mirafiori: tema nel quale si inserisce anche Sergio Cofferati, che scende in campo a fianco dei metalmeccanici.

Chi detiene azioni “ex-Fiat” avrà dunque in portafoglio entrambi i due titoli del Lingotto scambiati a partire dal 3 gennaio: per ogni azione Fiat riceverà un’azione Fiat Industrial della stessa categoria. Le “scommesse” degli investitori sul valore che il mercato darà ai due titoli hanno portato, giovedì all’ultima chiusura di Borsa, le “vecchie” azioni Fiat a 15,43 euro (+2,94%). Rispetto a questo valore, se il mercato confermerà le stime del consensus di analisti raccolto da Bloomberg (Fiat 6,65 euro, 9,40 Fiat Industrial) i due titoli, insieme, verranno quotati con un premio di circa il 4%.

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Le ingerenze dei politici sul caso Mirafiori

Via Agoravox

Voglio approfittare del fatto che l’anno sta terminando per fare alcune riflessioni sulla questione di Fiat, ovvero gli accordi separati di Mirafiori e Pomogliano e l’uscita da Confindustria. Sappiamo ormai che gli accordi in entrambi i casi suddetti sono monchi per la mancata firma da parte della Fiom Cgil la quale ritiene che tali accordi siano addirittura in contrasto con alcune norme costituzionali. Io a questo punto voglio innanzitutto affrontare il tema del referendum su tale accordo, referendum che interesserà agli inizi del nuovo anno gli operai della fabbrica di Mirafiori.

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