La vergogna delle nomine Agcom e l’insipienza digitale dei politici italiani

Massimo Mantellini analizza la pagliacciata politica delle nomine Agcom e non solo

3) Che il PDL sia allergico ad ogni decenza in fatto di nomine e nominati è storia nota, se vogliamo dedurne qualcosa di attuale possiamo dire che la nomina di Martusciello e quella di Preto (i due nuovi membri Agcom in quota PDL) non ha fatto eccezione ad uno schema secondo il quale la fedeltà sopravanza di gran lunga ogni richiesta competenza. Ma qualsiasi sottolineatura al riguardo rischia di scatenare un ping-pong imbarazzante: per dirne una, il nuovo Presidente dell’Autorità per la privacy è un dermatologo del PD. Manca solo che faccia irruzione Beppe Grillo urlando “sono tutti uguali” e il cerchio si chiude.

4) Che il PD sia un partito perduto è invece uno dei piccoli colpi di scena di questo giro di nomine: il fatto è che dimostra fragorosamente di esserlo in uno dei pochi campi davvero rilevanti per la crescita del paese. Lasciamo perdere Maurizio Decina che è persona degna e competente, ma tutto il resto del teatrino andato in onda nei giorni scorsi, con ogni piccolo capetto che combatteva la fiera battaglia per sponsorizzare il proprio candidato incompetente (fino alle fantozziane “primarie interne per Agcom” ) e con il successivo mercato delle vacche con Casini (acrobaticamente trasversale fra poltrone di Autorità differenti) ha chiarito definitivamente quello che molti sospettavano: inutile annunciare fieramente molto ipotetici passi indietro in Rai e altre questioni simili, Bersani, D’Alema e compagnia ragionano oggi esattamente come dieci anni fa, sono un altro specchio della decadenza del paese mentre se ne proclamano i salvatori.

5) Vedo su Twitter che i profili di Bersani e Casini tacciono. Ieri i due capi hanno mandato avanti, a raccontare la storia irraccontabile della elezione di uno sconosciuto burocrate in Agcom, Dario Franceschini, che spiegava l’accordo ai giornalisti osservando attentamente una crepa nel soffitto e Roberto Rao, che incurante di ogni pericolo, ha scritto su Twitter che la nomina di Francesco Posteraro era una scelta di esperienza, competenza e garanzia. Va detto che scrivere scempiaggini su Twitter e cliccare invio è assai più semplice che affrontare nella vita reale gli sguardi di compatimento degli astanti. Sia come sia è piuttosto chiaro che si vergognano di loro stessi. Il problema è che non si vergognano abbastanza.

Nei prossimi anni, con ogni probabilità, Agcom sarà sostanzialmente bloccata dai veti di due rappresentanti di un partito personale che dopo anni di grande successo sta scomparendo. Quando non lo sarà troverà residuali accordi su temi di sola contrapposizione agli interessi diffusi dei cittadini, esattamente come è accaduto durante la Presidenza Calabrò. Esisteva una occasione concreta di far progredire la parte più digitale del Paese anche attraverso una nuova azione di controllo sui temi tecnologici che non aggiungesse ostacoli a grandi complessità. Tutto questo aveva bisogno di una nuova mediazione politica. Oggi, con chiarezza, i principali partiti italiani, tutti assieme ci hanno comunicato che a loro tutto questo non interessa.