Skype ha comprato Qik

Dal blog di Skype I’m happy to announce that we’ve entered into a definitive agreement to acquire Qik, a provider of mobile video software and services that let people capture, instantly share and preserve great moments on video from anywhere. Qik has 60 employees, and is headquartered in Redwood City, California and has an office … Leggi tutto

Ipo fai da te per Goldman Sachs e Facebook

Via NYt Goldman Sachs has reached out to its wealthy private clients, offering them a chance to invest in Facebook, the hot social networking giant that is considering a possible public offering in 2012, according to people familiar with the matter. On Sunday night, a number of Goldman clients received an email from their Goldman … Leggi tutto

L’anno del passaggio verso i tablet

Via Luca De Biase

Nel 2010, la Apple ha di fatto creato il mercato dei tablet. E, connettendo il concetto a quello dell’iPhone, ha rilanciato il mercato delle applicazioni. Concepite come software che girano su oggetti mobili e belli.  Il 2011 si annuncia come un grande momento di passaggio per questo mercato. Al Ces stanno per arrivare molti nuovi tablet con sistemi operativi diversi, da Android a Microsoft e a Palm (probabilmente), in attesa del Rim. Questo renderà più complesso il mercato delle applicazioni. Comprese quelle editoriali.

L’editoria arrivava a prendere in considerazione le applicazioni dopo aver vissuto l’incubo della crisi della pubblicità del 2009. E sperava che le applicazioni riaccendessero il mercato dei giornali a pagamento anche nel digitale, dopo aver visto che sul web questo modello non passa. E ha pensato di poter contrapporre la logica delle apps a quella del web. Di questa idea si è fatto portavoce Chris Anderson su Wired, con il famoso e controverso (per non dire sbagliato) titolo estivo “il web è morto“. Anderson ha poi chiarito che l’eccessiva drammaticità della titolazione era un po’ dovuta a una scelta di comunicazione.

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Pensieri incumbenti

Via Vittorio Zambardino Penso che su questo tema ci sia molto da discutere. Questo è un paese che si chiede se sia da dar via libera a Marchionne o no. Che è come se l’Inghilterra dibattesse oggi della signora Thatcher e delle sue riforme. Farebbe ridere e infatti noi siamo un po’ comici e in … Leggi tutto

Il rottamatore delle caselle postali tradizionali

Via il Fatto Quotidiano bolire la posta tradizionale per salvare le foreste. Se il nostro indirizzo di casa fosse sostituito da un omologo virtuale, il mittente risparmierebbe carta, soldi e francobolli senza rischiare che il messaggio arrivi in ritardo o, peggio ancora, non giunga a destinazione. E anche in caso di calamità naturale, quando vie … Leggi tutto

Youtube è una televisione

Via Repubblica

Il 2010 si conclude con un “regalo” sgradito per YouTube, DailyMotion e altri popolarissimi siti che ospitano video generati dagli utenti. Due delibere appena pubblicate dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) li equiparano a servizi radiotelevisivi, con tutte le conseguenze del caso. L’Italia è probabilmente il primo Paese occidentale a fare questo salto interpretativo, da cui derivano obblighi inediti per i siti internet. Neanche il contestatissimo decreto Romani si era spinto a ipotizzare per i siti “ugc”, fatti cioè di contenuti generati dagli utenti, incombenze come quelle disposte dall’Agcom.

Le due delibere sono quelle su web tv e web radio, approvate il mese scorso  Ma solo adesso che sono state pubblicate vi si può leggere conferma di un risvolto prima d’ora non chiaro: le nuove norme riguardano anche alcuni siti con video forniti dagli utenti. Come appunto YouTube, Dailymotion, Vimeo e molti altri ancora. “Se leggiamo le delibere, è evidente che si riferiscono anche quei siti”, conferma Guido Scorza, avvocato esperto di diritto su interne. I siti ugc diventano così “servizi di media audiovisivo” se sono vere due condizioni insieme: “sfruttamento economico” dei video e “responsabilità editoriale, in qualsiasi modo esercitata”, “da parte dei soggetti che provvedono  all’aggregazione dei contenuti”.

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Quattro anni con Twitter

Via Pandemia

Oggi, quattro anni fa esatti, mi sono iscritto su Twitter. Stimolato da numerosi inviti di Cristian Conti, ho ceduto e ho provato a capirne di più. All’epoca su Twitter gli Italiani erano quattro gatti. Qualcuno si era iscritto fin dall’estate, quasi tutti gli altri da novembre e dicembre. All’epoca Twitter era qualcosa di molto diverso. Si scriveva in terza persona, vezzo poi venuto meno, si condividevano momenti privati della giornata tra una ristretta cerchia di amici, seppur in pubblico. Gli SMS erano attivi, ragion per cui si potevano ricevere gratis tutti i tweet degli amici e inviare i propri ad un numero UK.

Le potenzialità di comunicazione, più personale che pubbliche, c’erano già tutte. Grazie agli amici del Sole 24 Ore che mi hanno dato retta, il 10 gennaio 2007 usciva su Nova 24 un pezzo a mia firma per raccontare l’emergere di un nuovo fenomeno: la condivisione in tempo reale multipiattaforma. Wall Street Journal e Financial Times si accorgono di Twitter solo tra fine febbraio e marzo, con un piccolo nuovo boom negli USA, tra i geek prevalentemente, che porta ad un nuovo incremento di utenti.
Twitter su Nova nel 2007

In Italia Twitter arriva sulle prime pagine dei giornali nel giugno 2009, con le proteste in Iran, ma capolino l’aveva già fatto a seguito del terremoto de L’Aquila, con qualcuno che ha cominciato ad accorgersi del valore informativo della piattaforma. Il boom di utenti arriva solo con la traduzione in italiano, nel dicembre 2009 e oggi potremmo dire che gli utenti italiani siano certamente più di un milione. Nel mondo, nel frattempo, siamo quasi a 200 milioni.

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Linkiesta: breve presentazione di principi e organizzazione

Linkiesta si presenta con una breve FAQ, con la presenza su Facebook e su Twitter

Cosa sarà Linkiesta.it?
Noi crediamo che in Italia ci sia spazio editoriale per un giornale di approfondimenti e inchieste su temi sociali, politici ed economici.
Per questo abbiamo deciso di fondare un quotidiano digitale che aiuti il lettore a orientarsi nel bombardamento di informazioni che ogni giorno riceve. Linkiesta nasce, insomma, per cercare di analizzare i fatti e raccontarli mettendoli in prospettiva.

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