Cercasi giornalista aggratis

Via anna bruno Se per qualcuno il titolo di questo post può avere un suono troppo ironico o persino irreale, sono pronta a dimostrare grazie ad una serie di annunci estrapolati dal web dal collega Fidora e selezionati da me, come purtroppo questi messaggi sono veritieri. Tristemente veritieri. E’ questa una costante degli annunci di … Leggi tutto

Techcrunch sul precipizio

Via Techcruch TechCrunch is on the precipice. As soon as tomorrow, Mike may be thrown out of the company he founded. Or he may not. No one knows. And if he is, he will be replaced by — well, again, no one knows. No one knows much of anything. Certainly no one at TechCrunch. This site … Leggi tutto

Qualche numero in più sui giornali online italani

Via Il giornalaio Audiweb ha pubblicato il 05 settembre i dati di audience online aggiornati al mese di luglio di quest’anno. Complessivamente sono 26,2 milioni gli Italiani che hanno navigato almeno una volta attraverso un PC nel mese di luglio 2011, con un incremento annuo del 10%.  Nel giorno medio sono online 12,2 milioni di … Leggi tutto

I figli di un triangolo d’oro

Da vedere: webreportage.it Nel gennaio del 2010 Martino Cipriani, uno studente di Torino, si trasferisce nella giungla thailandese, a ridosso del confine con il Myanmar, per insegnare inglese ad un gruppo di bambini delle montagne del Triangolo d’oro. Senza alcuna esperienza di questo tipo alle spalle, vive per tre mesi a contatto con cento piccoli … Leggi tutto

Italic numero 5 è in edicola

In questo numero: quanto tempo e quante risorse si impiegano per spostarsi in città? ITALIC racconta le strade alternative al traffico quotidiano: ciclabilità, mezzi pubblici innovativi, car sharing, taxi. … E altre cose …

La storia vera dei cables senza filtro

Gennaro Carotenuto su Giornalettismo

Il sogno di Wikileaks (informato di molta retorica sulla libera stampa e accecato dal dogma della pubblicità) era sostituire le burocrazie statali con presunti rappresentanti di un interesse pubblico in contrasto con l’interesse di “poteri forti”. Tali rappresentanti del pubblico interesse, i giornalisti, si impegnavano ad editare i documenti e inserire filtri (comunque necessari) con l’unico criterio della sicurezza delle persone nominate rispetto ad eventuali persecuzioni politiche.

I giornali contattati (chi scrive conosce in prima persona tale procedura per averla realizzata la scorsa primavera a Londra per il settimanale uruguayano Brecha) hanno tutti firmato un contratto nel quale si impegnavano ad editare TUTTO il pacchetto di documenti a loro consegnati e pubblicarli TUTTI sul sito di Wikileaks indipendentemente dall’usare (e citare) il tal documento in uno o più articoli. In cambio della prima esclusiva (l’unica cosa giornalisticamente rilevante) le testate si impegnavano alla creazione di un enorme archivio pubblico che poteva essere consultato da privati cittadini ma anche da studiosi di varie discipline, storici, economisti, sociologi, politologi, specialisti di diritti umani. Una fonte di straordinaria importanza.

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Online Journalism Awards, red carpet 2011

ONA ha presentato i finalisti dell’Online Journalism Awards. Abbiamo anche un sito italiano

Finalists for the 2011 Online Journalism Awards, many pushing the envelope of innovation and excellence in digital storytelling and distribution, were announced today by the Online News Association and its academic partner, the School of Communication at the University of Miami.

A group of 34 industry-leading journalists and new media professionals teamed up to review entrants and select finalists. Twelve of those judges, representing a diverse cross-section of the industry, met at the university’s Coral Gables, Fla., campus and eight more conferred internationally to determine winners from independent, community, nonprofit, major media and international news sites.

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Il fatto che uno di noi accetti di essere pagato poco dovrebbe essere fonte di preoccupazione per tutti

Via Silvia Bencivelli

Nel mio lavoro, prezzo e valore dell’opera spesso funzionano così. La prestazione, poniamo una puntata alla radio o un articolo su un giornale, ha un prezzo fissato a monte. A dispetto del fatto che mi chiamino libero professionista, non è possibile contrattarlo e non dipende da quanto sono brava e ricercata. Anzi: il mio cliente in genere si fa un punto d’orgoglio del pagarlo a tutti sempre nella stessa misura (guarda, paghiamo tutti così, siamo equi…), che poi è anche un sistema per abbassarlo a tutti, di colpo, senza possibilità di discuterne (guarda, siamo costretti ad abbassare i compensi, lo facciamo con tutti, siamo equi…). Ma il valore che può avere è molto variabile.
Per esempio: se intervisto l’amico mio faccio molta molta meno fatica che a cercare una voce diversa, e se chiamo l’ufficio stampa dell’azienda che mi tempesta di comunicati probabilmente avrò anche qualche dato in più, senza nessuno sforzo. Peccato che nel primo caso faccia un servizio discutibile al pubblico (non è detto: ho amici strepitosi, io) e che nel secondo rischi di fare decisamente male il mio lavoro (è necessario che spieghi il perché?). Potrei giocare alla giornalista d’inchiesta, uscire di casa, fare più interviste, ammazzarmi di telefonate, scovare temi nuovi, situazioni critiche, aspetti loschi, ma chi me lo fa fare? Tanto sono pagata a cottimo, o ad articolo, e non mi è mai successo che al valore che ho dato alla mia opera corrispondesse un premio o una punizione: pagano tutto uguale, a tutti uguale, sono equi, no?! E poi la spesa al supermercato la pago con il prezzo, non con il valore, e dopo un po’ può anche scappare di decidere che il primo è più urgente.

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Il giornalismo italiano non è pronto per una sana e qualitativa rivoluzione digitale dell’informazione e che alla base del sistema c’è qualcosa che non funziona

Via Ejo

Come è possibile concludere un ciclo di appuntamenti – quelli del Journalism Lab a cura di Vittorio Pasteris all’interno del Festival di Perugia – in cui in modo brillante e appassionato per giorni si è parlato di nuove iniziative digitali, blog, social media, di modelli di business sostenibili, discutendo di precariato e di compensi che oggi i giornalisti freelance ricevono in Italia? Significa che il giornalismo italiano non è pronto per una sana e qualitativa rivoluzione digitale dell’informazione e che alla base del sistema c’è qualcosa che non funziona.

In Germania un giornalista freelance percepisce in media 2147.00 euro al mese (dato dell’associazione dei giornalisti in Germania) e 127 euro al giorno per un reportage; in Inghilterra si parla di 170 sterline a pezzo, in Svizzera per un normalissimo pezzo di cronaca, diciamo di 3.500 battute, siamo sui 78 euro, 200 euro o più se si tratta invece di un reportage. E in Italia? In Italia come ha recitato il presidente dell’Ordine dei giornalisti Enzo Jacopino, ci sono testate che retribuiscono i loro collaboratori 4.30 euro al pezzo lordi o 325.00 euro lordi per due mesi di lavoro al Mattino di Napoli. E parliamo della carta stampata perchè per l’online c’è chi sostiene che non ci sia nemmeno bisogno di pagare un giornalista perchè in fondo gli si dà visibilità.

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Verso la Apple televisione nel 2012

Via Venturebeat Apple is almost certainly working on a digital television based on its iOS operating system, according to multiple sources in Silicon Valley. An Apple-based television makes sense in light of Apple’s continued expansion out of the computer industry into the larger consumer electronics market. But is it real? Multiple reports, as well as … Leggi tutto

Giornalismi e giornalisti a Firenze il 7-8 ottobre

Una voce può cambiare il mondo. Tante voci insieme cosa possono fare? A Firenze, il 7-8 ottobre l’Ordine dei Giornalisti ha organizzato gli stati generali della precarietà. “Giornalismi e giornalisti per la dignità della professione” è il titolo della nostra manifestazione. Hanno aderito anche Federazione Nazionale della Stampa Italiana, l’Ordine dei giornalisti della Toscana e l’Assostampa Toscana, con il sostegno di Inpgi e Casagit.

Faremo sentire le nostre voci, ma presenteremo anche una carta deontologica, la Carta di Firenze, che è uno spartiacque in una professione sempre più da far west. La carta, alla quale lavoreremo tutti insieme, impone comportamenti ‘etici’ tra colleghi, puntando l’accento sulla rispetto di chi vive la precarietà sulla pelle. La dedicheremo a Pierpaolo Faggiano, il collega pugliese che si è tolto la vita proprio perché non riusciva più a tollerare la precarietà lavorativa.

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