Kindle bestseller all time

Via Reuters Il lettore di AmazonCom di terza generazione Kindle ha scalato la classifica degli oggetti più venduti a livello mondiale dal sito Web con ordini che, al 29 novembre, superavano i 13,7 milioni. La tavoletta wireless per leggere libri in formato elettronico è in vendita a 139 dollari sul sito internazionale di Amazon. Il … Leggi tutto

Assange giornalista a pieno titolo per i suoi connazzionali

Via Lsdi Julian Assange è stato pienamente integrato nelle file dell’ Associazione dei giornalisti australiani. Un gesto con cui è stato sancito ufficialmente al fondatore di WikiLeaks il sostegno dell’ Associazione e di tutta la stampa australiana. Il presidente della MEAA (The Media, Arts and Entertainment Alliance) ha motivato la decisione sostenendo che WikiLeaks sta … Leggi tutto

Tempo di agitazioni al Corriere e al Sole 24 Ore

E’ un classico nelle aziende tentare dei colpi di mano sotto Natale …

Via Franco Abruzzo

Dal 23 dicembre i giornalisti del Corriere della Sera sono in stato di agitazione dopo la rottura che si è consumata tra il Cdr e l’azienda, tra il Cdr e il direttore Ferruccio De Bortoli schierato toto corde con i vertici societari. Ferruccio De Bortoli ha gettato la maschera: sta con l’editore che vuole abolire i vecchi accordi aziendali e trattare i redattori come birilli. Il documento di mediazione del direttore è un diktat: prendere o lasciare. De Bortoli non vuole discutere con il Cdr, ma sfida il CdR e chiede “un confronto in assemblea e un voto di fiducia davanti a tutta la redazione”. De Bortoli evoca un metodo populista/peronista: scavalcare il sindacato significa violare Costituzione e contratto. Nessuna sorpresa, ma coerena reazionaria. De Bortoli ha già scritto in una celebre lettera al CdR: “Se non vi sarà accordo, i patti integrativi verranno denunciati, con il mio assenso. L’età del piombo è alle nostre spalle”.

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Julian Assange prepara la sua biografia con un contratto per 1,2 milioni di euro

Via AdnKronos Julian Assange ha firmato un contratto da un milione di sterline, pari a circa 1,2 milioni di euro, per la sua autobiografia. Ad annunciarlo al ‘Sunday Times’ lo stesso fondatore di Wikileaks in un’intervista. Il denaro gli servirà per difendersi dalle accuse che pendono su di lui, in particolare quella di aver violentato … Leggi tutto

Il Post per Ipad

Il Post propone una versione per Ipad che punta ai contenuti e non agli effetti speciali galattici: bravi ! Da stamattina la prima applicazione per iPad del Post è scaricabile – gratis, eccerto – da iTunes o direttamente da iPad. Diciamo la prima perché abbiamo voluto produrre un’applicazione che offrisse su un’applicazione autonoma e pratica … Leggi tutto

2010: l’online sorpassa i quotidiani

via Infoservi Se quanto dice eMarketer fosse vero anche solo per metà sarebbe comunque un milestone storico, da segnare. Secondo la società di ricerca il 2010 vedrà, per la prima volta, il sorpasso della spesa pubblicitaria online rispetto a quella sui quotidiani. Il cui budget si mantiene su una ripida progressione di discesa: “The spending … Leggi tutto

Giornalisti digitali toscani e Ast a fianco dei redattori di Libero.it

Dal sito AST “Giornalisti digitali toscani’’, gruppo di lavoro sindacale sul giornalismo digitale appena costituito a Firenze – e  l’ Associazione stampa toscana esprimono piena solidarietà ai colleghi della redazione di Libero.it, che il portale vorrebbe ‘’rottamare’’ impunemente affidando a un service esterno il lavoro redazionale compiuto finora dall’ equipe di 15 giornalisti interni e … Leggi tutto

La ciberguerra di Wikileaks secondo Manuel Castells

Via Internazionale

Il potere sta nel controllo della comunicazione, come scrivevo nel mio libro che si chiamava appunto Comunicazione e potere. La reazione isterica degli Stati Uniti e di altri governi contro Wikileaks lo conferma. Siamo entrati in una nuova fase della comunicazione politica. Non tanto perché sono stati rivelati segreti o pettegolezzi, quanto per la loro diffusione attraverso un canale che sfugge al controllo degli apparati.

La fuga di notizie riservate è la fonte del giornalismo investigativo sognata da qualsiasi mezzo d’informazione in cerca di uno scoop. Dai tempi di Bob Woodward e della gola profonda del Washington Post, la diffusione di informazioni teoricamente segrete viene protetta dalla libertà di stampa. La differenza sta nel fatto che i mezzi d’informazione tradizionali fanno parte di un contesto imprenditoriale e politico soggetto a delle pressioni. Internet è più libera. La rete è protetta dal principio costituzionale della libertà di espressione, e i giornalisti dovrebbero difendere Wikileaks, perché i prossimi a essere attaccati potrebbero essere loro.

Nessuno mette in dubbio l’autenticità dei documenti trapelati. Anzi, diversi giornali importanti stanno pubblicando e commentando questi documenti per la felicità dei cittadini, che così fanno un corso accelerato sulle miserie dei corridoi del potere. Il problema, si dice, è la fuga di informazioni segrete che potrebbe mettere in difficoltà le relazioni tra paesi. In realtà bisognerebbe paragonare questo rischio a quello che si corre nascondendo ai cittadini la verità sulle guerre che gli stessi cittadini pagano e subiscono.

La posta in gioco è il controllo dei governi sulle loro fughe di notizie e sulla loro diffusione attraverso mezzi alternativi che sfuggono alla censura. Una questione fondamentale, che ha provocato una reazione senza precedenti negli Stati Uniti (con un appello per assassinare Assange lanciato da alcuni leader repubblicani e persino da certi columnist del Washington Post) e un allarme mondiale generalizzato che va da Chávez a Berlusconi.

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L’Ungheria come la Birmania

Via Pino Bruno

In confronto a quelle approvate poche ore fa dal parlamento ungherese, le leggi sulla stampa in vigore in Corea del Nord, Turkmenistan, Iran, Birmania, Siria, Sudan, Cina, Cuba e via censurando, sembrano giochi da ragazzi. Faranno di certo precipitare l’Ungheria dal ventitreesimo posto agli abissi della classifica mondiale sulla libertà di stampa elaborata ogni anno da Reporters sans frontières. Non sono provvedimenti tollerabili, nell’Unione Europea.

Da ieri la stampa in Ungheria non è più libera. Il Parlamento, con i voti della maggioranza conservatrice, ha approvato infatti l’ultimo tassello della ‘legge bavaglio’ sui media, una riforma che consente al governo del premier Viktor Orban ampio controllo su tutti gli organi di informazione: radio, televisione, giornali, e anche internet. E’ l’ultima stazione di un lungo processo cominciato a luglio, subito la conquista del partito conservatore Fidesz di una maggioranza di due terzi alle politiche, conseguendo così un potere eccezionale, senza precedenti nella storia dell’Ungheria democratica, che consente di modificare la Costituzione e la struttura dello Stato.

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Boom per R7 su Ipad

Via Stampacadabra Ha esordito ieri nell’App Store e dopo 48 ore è la più scaricata tra le applicazioni gratuite di news per l’iPad: R7, il magazine multimediale varato da Repubblica con il meglio della settimana, farcito di testi, video e foto, ha conquistato i possessori della tavoletta Apple. Giusto sabato avevamo appreso in sordina della … Leggi tutto